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Riforma gestori, Gallera: niente sanzioni a Mmg che non assistono cronici. Annunciato ricorso al Tar

«Con la riforma della presa in carico delle cronicità in Lombardia i medici possono occuparsi direttamente della patologia del proprio assistito come gestori attraverso cooperative, scegliere di co-gestire il caso con un gestore accreditato o disinteressarsi della cronicità in questione. Per chi non partecipa alla gestione non è prevista nessuna sanzione economica, la quota capitaria del medico resta intatta.

Chi farà il cogestore invece avrà qualcosa in più a partire dal compenso per la compilazione del piano assistenziale individuale (10 euro)». L'Assessore alla salute lombardo Giulio Gallera allontana i timori della platea composta peraltro non solo da medici di famiglia ma anche da cittadini nella riunione convocata dal Presidente Omceo Milano Roberto Carlo Rossi. In molta medicina generale lombarda, e in particolare nel sindacato cui aderisce, lo Snami, si teme di non poter più seguire di persona oltre 3 milioni di assistiti (1,9 mono e 1,3 poli-cronici) su 10 milioni di residenti, essendo le prescrizioni e le prenotazioni affidate al gestore che potrà essere una coop di servizio di medicina generale, ma anche un ospedale pubblico o privato (un “gestore-erogatore”) o un ente terzo. Ogni gestore potrà avere fino a 200 mila assistiti.

Gallera sottolinea come la riforma sia ineludibile, «è entrato in sofferenza il sistema ospedale-territorio. In ospedale c'è un turn-over insufficiente, sul territorio si moltiplicano le prestazioni dei medici di famiglia. Emerge il bisogno di strutture di collegamento che razionalizzino prestazioni e liste d'attesa». L'Assessore risponde punto per punto all'amara disamina del contraltare Snami, Ugo Tamborini. Quest'ultimo “accusa”: «Quando mi si dice che da gestore devo contrattare volumi di prestazioni con erogatori, quello non sono io medico di famiglia. Se non sto nelle tariffe concordate perché voglio seguire il mio paziente senza lesinare quattrini il gestore-erogatore mi butta fuori dal mercato. E poi mi chiedo: se il paziente si sveglia con un nuovo bisogno si rivolge al gestore o al medico di famiglia? E ancora: molti monopatologici che oggi pagano le proprie cure di fronte alla lettera che li dirotta verso un nuovo interlocutore e ne “medicalizza” la gestione come reagiranno?» Tamborini esprime dubbi anche su un possibile sforamento di budget, ma la Regione si è premunita: per il 2018 salteranno i tetti sulle prestazioni. L'Assessore poi replica che non saranno i gestori ma le Ats a contrattare le tariffe con gli erogatori, e nessun gestore andrà fuori mercato ove spenda più delle tariffe-parametro previste per le singole patologie.

«Se un paziente è complesso il gestore manda un'indicazione all'ATS (ex Asl) e potrà avere l'ok per aumentare le prestazioni». Poi conferma che nella presa in carico il mmg è centrale sia se il paziente cronico è monopatologico sia quando ha più patologie e va gestito da uno specialista, in quel caso ci sarà una co-gestione. O meglio: «Su 1,9 milioni di mono-patologici sarà comunque data la priorità a gestori medici di famiglia, dove si candidano non ci sarà nessuno. Ma anche nella categoria di polipatologici frequent user dei servizi sanitari il gestore sarà al servizio della medicina generale». I vertici della regione - c'è anche il direttore generale ATS Milano Marco Bosio - rilevano che i pazienti possono anche non firmare il patto di cura. Alla peggio (non è stato smentito) potrebbero trovare le agende dei centri diagnostici intasate da altri pazienti con la stessa patologia presi in cura da gestori, meglio organizzati. Da una frase di Gallera sulla riconversione dei piccoli ospedali, dove medici e specialisti dovranno parlarsi fitto prima della prescrizione, filtra una replica a Fimmg e Simg i cui leader avevano parlato di un mmg svantaggiato rispetto alle strutture ospedaliere perché come gestore non può prescrivere gliptine per i diabetici, trattamenti anti-Bpco, terapia coagulante orale, tutti destinati a piano terapeutico specialistico. Intanto Vittorio Agnoletto medico giornalista dell'associazione Medicina Democratica annuncia un ricorso al Tar: «Non si può trasformare il servizio sanitario nazionale a suon di delibere di giunta che non sono state nemmeno presentate in consiglio regionale». Pure Snami sta per ricorrere contro la delibera 6164 di gennaio (non la 6551 di maggio che delinea il quadro dell'offerta di cure, «ma l'altra che stratifica la popolazione dei cronici non è stata in alcun modo concordata né con i medici di famiglia né portata in consiglio», dice Rossi). Nella riunione, che forse stempera un po' il clima, Gallera risponde che la Lombardia non è “contra legem” ma applica il piano nazionale cronicità (ha anche un permesso triennale del Ministero della Salute per sperimentare nell'ambito della riforma 2015). Altri dubbi s'avanzano dall'opposizione sulla sostenibilità del gestore: «Con meno di 20 mila pazienti è impensabile, ma già si dettano gli standard, si parla di un operatore ogni mille pazienti, venti operatori a gestore a fronte di una media di 30-35 euro a paziente preso in carico, quindi di un fatturato da 600 mila euro, vogliono dire mensili molto esigui, dubito che il gestore pubblico ce la faccia persino a stornare personale», dice il consigliere Pd Carlo Borghetti. «Mentre per il privato è diverso. Noi proponiamo che le sole Asst pubbliche facciano da gestori».

Tratto da: Doctornews, Mauro Miserendino, 27 giugno 2017

Nota dei WM: questa è ancora più bella, il Paziente può non aderire ma deve sapere che potrebbe (eufemismo per dire che sarà così) trovare le liste di attesa intasate dai Pazienti che da brave pecorelle hanno aderito al Gestore. SIC !!! Viva l’Italia e tutti alla “rupe di Sparta” !!!