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Gestori cronicità Lombardia: dopo no Tar a sospensiva, sindacati verso appello

«L'assessore sostiene che il Tar lombardo, negando ai sindacati medici la sospensiva contro la delibera gestori, abbia confermato la bontà dell'azione della regione. Invece ha solo ammesso che la questione è così delicata da non potersi risolvere in sede di udienza cautelare, e ha rinviato il confronto al giudizio di merito, riconoscendo che i pazienti devono poter scegliere se andare con un gestore o restare con il proprio medico». Francesco Falsetti presidente Unione Medici Italiani e Salvatore Santacroce presidente Snami Pavia hanno rilasciato a poche ore di distanza dichiarazioni simili per replicare all'assessore alla sanità lombardo Giulio Gallera che nell'ordinanza Tar del 12 settembre vede un ok dei magistrati ai gestori come descritti nelle delibere 6164 e 6551. In queste ore i cinque tra sindacati e associazioni ricorrenti che hanno chiesto invano la sospensiva delle delibere ravvisando il rischio di una lesione dei diritti di medici e pazienti (Umi, Snami Pavia, Smi, Medicina Democratica, Simet) decidono se fare ricorso al consiglio di stato. «E probabilmente si farà», annuncia Santacroce che è anche segretario Snami nazionale.

Delle due delibere rispettivamente la prima divide in cinque classi secondo gravità i malati cronici lombardi, e la seconda detta i requisiti di enti gestori che potranno sostituirsi al medico di famiglia per la presa in carico dei pazienti complessi se richieste da questi ultimi; i medici di famiglia si stanno organizzando con cooperative di servizio capaci di rendere gruppi e reti idonei ai nuovi bisogni. Ma i sindacati sono divisi, per la Fimmg la medicina generale può giocarsi la partita abbracciando un nuovo modello organizzativo; per gli altri sindacati no. Da Snami sono arrivati due ricorsi, quello di Pavia ha chiesto la sospensiva contro le due delibere, Snami Lombardia non l'ha chiesta, non ravvisando un rischio imminente per il paziente visto che tra gestori e Mmg nessuno perderebbe l'assistenza. Di questa idea è stato alla fine pure il Tar. Ma Falsetti (Umi), primo a ricorrere, contro la delibera 6164 a maggio (la prima delle due), non è così d'accordo. «La possibilità, ora ribadita dall'ordinanza Tar, per cui sia il medico di famiglia sia il paziente sono liberi di scegliere se aderire o meno al nuovo modello, da noi sempre ricordata, viene taciuta dalla Regione che al contrario continua ad enfatizzare l'opportunità di aderire». Per Falsetti, l'ordinanza «pur respingendo la richiesta di sospensiva, lascia aperta ogni possibile valutazione nel merito della riforma sanitaria lombarda il cui contenuto non è stato giudicato sul piano della legittimità e correttezza». Certo, Umi non è d'accordo con l'esito della prima udienza. «Noi riteniamo di trovarci davanti a un modello privatistico senza tutele sociali con l'obiettivo del taglio della spesa attraverso una possibile programmazione limitativa delle prestazioni da parte di alcuni gestori. E tra l'altro i medici aderenti resterebbero privi di tutela sindacale in quanto il modello proposto, approvato dalla sola Giunta e neppure dal Consiglio, non si configura come un accordo regionale condiviso con i sindacati a garanzia di medici e cittadini». Fin qui sarebbero 43 su 100, stando alle percentuali dell'Assessorato, i medici lombardi candidati a gestori o co-gestori dei percorsi di cura e c'è tempo ancora fino al 30 settembre per la scelta.

Che non ci saranno troppe proroghe e che la Regione proceda come un treno, lo pensa Santacroce. Snami Pavia ha detto no alla proposta della Regione di anticipare l'udienza di merito a marzo 2018. «La regione non ha preso nessun impegno per sospendere l'attivazione della riforma e il reclutamento dei medici e in sei mesi potrebbe effettivamente instaurare tutto il nuovo sistema, costituendo danni per medici e pazienti». Quali danni? «Intanto, ci sono difformità tra atto regionale e Piano cronicità nazionale», dice Santacroce. «Il Piano cronicità, come anche l'atto di indirizzo per la nuova convenzione, affida al Mmg e non al gestore la redazione del Piano assistenziale individuale. E ancora: il nuovo atto di indirizzo conferma che alla sua entrata in vigore decadranno le forme associative esistenti, tra cui le cooperative; la Regione Lombardia induce i medici ad aderire a coop di servizi - che ci sono vietate dalla legge - ma quando la convenzione nazionale farà decadere coop e gruppi per far posto ad Aft e Uccp come sarà possibile difendere i diritti dei colleghi che hanno aderito?»

Tratto da: Doctornews, 26 settembre 2017