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Sindrome metabolica. La blefarite può essere un segnale predittivo

Uno studio condotto a Taiwan ha preso in considerazione una popolazione di oltre 10 mila persone con blefarite, all’interno della quale hanno individuato una forte probabilità di sviluppare la sindrome metabolica. Inoltre, la malattia oftalmica era associata in modo significativo all’insorgenza di iperlipidemie e malattia coronarica.

La malattia oftalmica nota come blefarite potrebbe essere un segnale precoce della sindrome metabolica. È quanto ipotizza uno studio condotto sulla popolazione di Taiwan e coordinato da Chia-Yi Lee, dello Show Chwan Memorial Hospital di Changhua, a Taiwan. La ricerca è stata pubblicata sul British Journal of Ophthalmology.

Lo studio

Lee e colleghi hanno analizzato in modo retrospettivo i dati, ottenuti tra il 2009 e il 2013, del Longitudinal Health Insurance Database di Taiwan, prendendo in considerazione 10.093 persone che avevano avuto una diagnosi di blefarite ed escludendo i ciechi, le persone che avevano subito la rimozione del bulbo oculare o che avevano avuto un tumore oculare. Come controllo, i ricercatori hanno considerato, invece, 40.372 persone non affette da blefarite. Dopo aver aggiustato i risultati sulla base di età, sesso, comorbidità e reddito, i ricercatori hanno visto che i pazienti con blefarite avevano una probabilità significativamente maggiore di sviluppare sindrome metabolica rispetto ai controlli. Inoltre, la malattia oftalmica era associata in modo significativo all’insorgenza di iperlipidemie e malattia coronarica, ma non a ipertensione, diabete mellito e resistenza all’insulina.

Una patologia in crescita

Sumitra Khandelwal, del Baylor College of Medicine di Houston, in Texas, spiega che “sempre più pazienti giovani  sono colpiti da blefarite, ma questi, più che rivolgersi a un medico di cura primaria, che potrebbe diagnosticare precocemente le malattie metaboliche, si rivolgono generalmente a uno specialista degli occhi”. Questi risultati, ha comunque sottolineato l’esperta, “sono interessanti, specialmente perché arrivano da una ampia popolazione di pazienti”, anche se lo studio, secondo Khandelwal, non avrebbe  valutato alcune variabili importanti, come l’obesità o i sottotipi di blefarite.

James Dunn, del Willis Eye Hospital di Philadelphia, concorda con Khandelwal rispetto alle valutazioni mancanti dello studio, ma aggiunge che “i risultati di questa ricerca potrebbero aiutare gli oftalmologi a identificare i pazienti a rischio di sindrome metabolica e, viceversa, gli specialisti che trattano la sindrome metabolica  potrebbero più facilmente evidenziare i pazienti con bruciore oculare e inviarli a una visita oftalmica per la blefarite”.

Fonte: British Journal of Ophthalmology

Tratto da: Quotidiano Sanità, Lorraine Janeczko, 13 dicembre 2017