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Diabete: le fake news viaggiano sui social. E spesso mettono a rischio la salute

Le informazioni errate sono anche le più virali. Le fonti affidabili hanno una visibilità residuale

Sono la parte principale del nostro ecosistema informativo. Vi trascorriamo la gran parte del nostro tempo on line. Socializziamo. Ma quanto sono affidabili i social e le informazioni sulla salute che transitano in essi? E qual è l’impatto che queste informazioni hanno sulla nostra salute?

È a queste domande che ha cercato di rispondere una ricerca promossa da Sanofi e realizzata da Brand Reporter Lab con la partnership scientifica di AMD (Associazione Medici Diabetologi).

L’ambito dell’indagine, che verrà presentata in occasione del World Diabetes Day, è l’informazione sul diabete e il modo in cui questa possa avere conseguenze sulla gestione della malattia e si possa ripercuotere sulla salute.

La rilevazione è stata effettuata sui big data online dall'1 gennaio al 31 settembre 2018 attraverso la piattaforma BlogMeter, che ha registrato 133mila post sul tema del diabete con un totale di 11,4 milioni di interazioni complessive.

Ebbene, l’indagine conferma una tendenza ormai chiara da tempo: è sui social media che gli italiani trovano oggi la maggior parte delle informazioni online in tema di diabete, in uno scenario che vede ampiamente superare per numeri di pubblicazioni le piattaforme tradizionali di diffusione dell’informazione. In testa Facebook e Twitter rispettivamente con il 33,3 e il 29,8% di post pubblicati. Agli ultimi posti le piattaforme di news con solo il 5%. Ma è YouTube a generare la maggior parte dell’engagement superando con il suo 87,5% le altre piattaforme social.

Le informazioni maggiormente visitate dagli utenti sono suggerimenti sull’alimentazione da adottare (il 38%), tutorial che spieghino come affrontare la malattia (il 18%), informazioni su dispositivi medici (il 17%), confronto su sintomi (il 12%), cause (9%), stili di vita (8%).

Fin qui poco male: il problema reale è l’affidabilità delle informazioni che circolano sui social, che molto spesso è, non solo scorretta, ma  completamente false. La ricerca rivela infatti, che tra i primi 100 statement espressi nei post più virali, 60 contengono indicazioni totalmente errate dal punto di vista medico-scientifico, 8 parzialmente vere e solo 32 sono attendibili.

Le informazioni errate in quei 60 post, inoltre, nascondono pericoli per la salute: in una scala da 0 a 5, 33 mostrano un grado di pericolosità da 2 a 3, mentre 19 un grado di pericolosità pari a 1. Solo 6 affermazioni false sono innocue.

L’indagine si è concentrata anche sulle fonti di informazione, che il più delle volte sono non accreditate: nel 30% si tratta di canali tematici su salute e benessere spesso di proprietà non specificata e dubbia qualità editoriale, nel 18% si tratta di influencer, nell’8% di utenti singoli, nel 6% di canali tematici specializzati sul diabete, anch’essi di scarso livello editoriale.

La prima testata giornalistica compare solo al 39° posto nella classifica degli autori dei post più virali. Anche operatori sanitari ed esperti sono piuttosto assenti nella classifica dei post che hanno raccolto la maggiore attenzione del pubblico online.

«Questa ricerca conferma come l’informazione abbia impatti potenziali diretti sulla salute delle persone. Dai risultati emerge infatti che i messaggi che viaggiano nel web 2.0, oltre a essere sempre più disintermediati rispetto alle fonti accreditate da un punto di vista informativo e medico-scientifico, non sono quasi mai innocui», - sottolinea Diomira Cennamo, direttore scientifico di Brand Reporter Lab.

«Questa consapevolezza dovrebbe investire tutti gli operatori del settore medico, sia pubblici sia privati, e stimolarli all’ascolto delle vulnerabilità e delle esigenze informative del paziente-utente, oltre all’attivazione di una presenza giocata sui canali in cui hanno luogo l’interazione e la condivisione dei contenuti. Una presenza che dovrà essere in grado di sfruttare le logiche di viralità di questi stessi canali, ad oggi appannaggio di soggetti dall’identità poco chiara e di dubbia autorevolezza e qualità editoriale».

L’indagine si inserisce nell’ambito del suo progetto #5azioni, la Social Academy promossa da Sanofi per aiutare le persone con diabete ad orientarsi al meglio online e sui social media.

Tratto da: Healthdesk, 04 dicembre 2018