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Retinopatia diabetica, terapia con statine associata a un ridotto rischio

Da un ampio studio pubblicato su JAMA Ophtalmology emerge che il trattamento con statine si associa non solo a un rischio ridotto di retinopatia diabetica in pazienti con diabete di tipo 2 e colesterolo alto, ma anche a una minore necessità di trattamenti invasivi per la retinopatia diabetica, con benefici dose-dipendenti. Yih-Shiou Hwang e colleghi del Chang Gung Memorial Hospital di Taoyuan hanno condotto a Taiwan uno studio di popolazione utilizzando il National Health Insurance Research Database (NHIRD) che registra i dati sulle richieste di rimborsi sanitari dirette al Taiwan National Health Insurance. «Di 1.648.305 pazienti con diabete di tipo 2 registrati dal 1998 al 2013, 219.359 erano idonei per l'analisi, compresi 199.760 soggetti in terapia con statine e 19.599 che non le assumevano» scrivono gli autori, aggiungendo che nel periodo di studio 2.004 pazienti nel gruppo statine (10,6%) e 2.269 nel gruppo non statine (12,0%) hanno sviluppato una retinopatia diabetica.

«I risultati mostrano che i pazienti nel gruppo statine hanno un tasso più basso di retinopatia diabetica, sia proliferativa sia non proliferativa, rispetto a quelli nel gruppo non trattato con statine. Rispetto a quest'ultimo gruppo, inoltre, chi usava le statine presentava tassi più bassi di interventi terapeutici invasivi tra cui il trattamento con laser retinico, l'iniezione intravitreale e la vitrectomia. E Hwang conclude: «La nostra scoperta potrebbe ampliare le precedenti conclusioni dello studio ACCORD-EYE secondo cui il gruppo trattato con statine e fenofibrato aveva il più basso rischio di retinopatia diabetica (6,5%) seguito dal gruppo che riceveva solo statine (10,6% secondo i nostri dati e 10,2% secondo quelli di ACCORD-EYE). Tuttavia, poiché lo studio è stato condotto in una popolazione asiatica, non è chiaro se i risultati siano applicabili ad altre popolazioni».

JAMA Ophthalmol 2019. Doi: 10.1001/jamaophthalmol.2018.6399

https://jamanetwork.com/journals/jamaophthalmology/article-abstract/2720491

Tratto da: Medicinainterna33, 23 gennaio 2019