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Pensa positivo, rischierai di meno il diabete

Lo stress e la negatività sono noti fattori di rischio per una serie di conseguenze avverse sullo stato di salute, ma potrebbero giocare un ruolo nella probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2, almeno nelle donne in postmenopausa. Sono i risultati di una nuova analisi recentemente pubblicata sulla rivista Menopause.

Si sa che la depressione, insieme all'obesità, alla storia familiare e alla razza/etnia possono aumentare il rischio di diabete, ma la ricerca non ha ancora esplorato il ruolo potenziale di altri fattori psicologici, incluso l'ottimismo.

«Il nostro è il primo studio a segnalare che l'ottimismo è correlato a un minor rischio di sviluppare il diabete», ha detto il primo autore Juhua Luo, dell’Indiana University a Bloomington. «L’associazione è indipendente dai principali comportamenti legati alla salute e dai sintomi depressivi, suggerendo che nella prevenzione del diabete, oltre al promuovere comportamenti sani, nelle donne possono essere considerati anche i tratti della personalità».

Stato psicologico correlato al diabete

In questa nuova analisi, i ricercatori hanno valutato i dati di 140mila donne in postmenopausa di età compresa tra 50 e 79 anni che avevano partecipato alla Women's Health Initiative (WHI) e che non avevano il diabete al momento dell’arruolamento tra il 1993 e il 1998.

Nel corso di un follow-up medio di 14 anni, 19.240 donne hanno sviluppato diabete di tipo 2 sulla base di una autovalutazione o di una diagnosi medica. Tramite i questionari previsti dallo studio, è stato possibile valutare i tratti della personalità delle partecipanti.

I risultati del Life Orientation Test hanno dimostrato che le donne nel più alto quartile di ottimismo avevano un rischio inferiore del 12% di sviluppare il diabete rispetto a quelle del quartile più basso di ottimismo (hazard ratio [HR], 0,88).

Anche la negatività ha influito sul rischio di ammalarsi, in questo caso aumentandolo: le donne nel quartile più alto di espressività emozionale negativa avevano un rischio del 9% maggiore di ammalarsi (HR 1,09). Invece un sentimento più forte come l'ostilità, valutata utilizzando la sottoscala cinica del questionario di Cook e Medley, era associato a un maggior rischio di diabete del 17% (HR 1,17), rispetto a quelli nei quartili più bassi. Da notare che l'associazione tra ostilità e diabete era più forte nelle persone non obese rispetto a quelli che lo erano (p=0,02).

«È possibile che nelle donne obese i fattori legati alle emozioni siano oscurati dai meccanismi legati all'obesità», ipotizzano gli autori.

In generale, si può presumere che i tratti della personalità abbiano un ruolo nel rischio di diabete influenzando moltissimi parametri, dalla cattiva alimentazione all'attività fisica o al consumo di alcol. Ma, cosa più importante, le associazioni tra diabete e ottimismo, ostilità e negatività sono state osservate anche dopo gli aggiustamenti per molti potenziali fattori confondenti, tra cui la depressione.

Stress e cortisolo possono spiegare i risultati

Gli autori suggeriscono che lo stress e i livelli di cortisolo da esso influenzati possono avere un ruolo nel giustificare i loro risultati.

«Alcune evidenze dimostrano che in condizioni di stress cronico e spesso in depressione si verifica un aumento della concentrazione di citochine e di glucocorticoidi proinfiammatori, in particolare il cortisolo, e questo può portare all'accumulo di grasso viscerale, di lipolisi o di rilascio di acidi grassi liberi e quindi di insulino-resistenza».

Fanno inoltre notare che i risultati dell’analisi supportano studi precedenti che hanno collegato i tratti psicologici positivi a un miglior controllo della glicemia e a una ridotta mortalità nel diabete di tipo 2. Due ricerche hanno identificato un legame tra il temperamento arrabbiato e l'insorgenza del diabete. E un rapporto precedente mostrava un legame tra lo stress a lungo termine, misurato in base al cortisolo in campioni di capelli di oltre 2500 uomini, e l'obesità, uno dei principali fattori di rischio per il diabete di tipo 2.

La consapevolezza può aiutare medici e pazienti

In termini di implicazioni cliniche, migliorare la predisposizione psicologica di un paziente può essere molto più facile a dirsi che a farsi, ha spiegato Luo, ma i medici e i pazienti possono comunque beneficiare della conoscenza di questo collegamento.

«I tratti della personalità sono difficili da cambiare, specialmente nelle persone anziane. Però forse possiamo usare le informazioni sulla personalità per guidare le strategie di intervento clinico. Per esempio una persona con bassi livelli di ottimismo può essere incoraggiata fissando obiettivi iniziali modesti in modo che siano più facilmente raggiungibili».

Bibliografia

Luo J et al. Personality traits and diabetes incidence among postmenopausal women. Menopause. 2019 Jan 21.

Tratto da: Pharmastar, Davide Cavaleri, 10 febbraio 2019