5permille
5x1000
A te non costa nulla, per noi č importante!
C.F. 98152160176

Piede diabetico: andamento ulcere dipende dalla specie batterica presente

Il microbioma presente nelle ferite croniche di pazienti diabetici potrebbe influenzare la guarigione o la progressione della ferita stessa. In particolare, sembra essere lo Staphylococcus aureus il patogeno capace di ritardare la guarigione, mentre altri comuni batteri la potrebbero migliorare. Lo studio, pubblicato su Cell Host and Microbe, suggerisce che il monitoraggio dei microbi delle ulcere del piede diabetico potrebbe fornire ai medici informazioni su come trattare queste ferite debilitanti, sviluppate da un quarto delle persone affette da diabete. La ferita può passare inosservata per lungo tempo, in quanto l'alta concentrazione di glucosio nel sangue causa l'intorpidimento e quindi mancata sensibilità del piede. Essendo le terapie comuni insufficienti, il paziente può conviverci per mesi o anni e andare incontro all'amputazione. In questo caso il tasso di mortalità arriva al 70%, superando quello del cancro. «Il nostro studio aumenta la comprensione di come i microbi impediscono o promuovono la guarigione delle ferite croniche» dice Elizabeth Grice, della University of Pennsylvania negli USA. Studi precedenti erano già stati condotti sul ruolo dei batteri in queste ferite, ma si basavano su tecniche in grado di identificarne i gruppi, ma non gli specifici membri delle comunità. In questo caso i ricercatori hanno identificato specie e sottospecie di microbi, associati poi agli esiti clinici, grazie al sequenziamento del DNA ad alta risoluzione. I campioni necessari per le analisi sono stati raccolti da 46 pazienti prima del debridement, trattamento che raschia via il tessuto morto/infetto, e poi ogni 2 settimane per 6 mesi. Il batterio maggiormente trovato è stato lo S. aureus, anche se la sua presenza non implicava la mancata guarigione della ferita. Grazie alla tecnica utilizzata, è stato dimostrato che i ceppi di S. aureus con più fattori di virulenza e geni di antibiotico-resistenza, erano presenti nelle ferite che non sono guarite nel corso dello studio. Il batterio Alcaligenes faecalis è stato associato a una guarigione più rapida e i risultati confermati nei topi. Inoltre, al contrario della terapia antibiotica, il debridement ha cambiato il microbiota delle ferite riducendone la diversità. «È possibile che ci siano batteri che portino benefici alla ferita, e possiamo usare ciò che abbiamo imparato in questo studio per sviluppare nuove strategie di trattamento» conclude Grice.

Cell Host and Microbe DOI:https://doi.org/10.1016/j.chom.2019.03.006

https://www.cell.com/cell-host-microbe/fulltext/S1931-3128(19)30158-1

Tratto da: Medicinainterna33, 30 aprile 2019