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Sindrome metabolica: sintomi, diagnosi e cura

Cos’è la sindrome metabolica; quali sono i fattori di rischio; com’è possibile prevenirla; cos’è la ricetta medica e quante volte si può usare.

Da alcuni anni, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha focalizzato l’attenzione su un’epidemia di obesità e diabete. Purtroppo, anche l’Italia, patria della dieta mediterranea, non è immune da questo pericolo. Da quanto emerge dai dati resi noti dal ministero della Salute, oltre la metà della popolazione italiana (adulta e giovanile) è in sovrappeso, mentre ben 4 milioni di persone (il 25% in più rispetto a 10 anni fa) risultano obese. Questa situazione è l’inevitabile conseguenza di abitudini scorrette: ad un’alimentazione caratterizzata dall’eccessivo consumo di zuccheri, sale, proteine e grassi saturi si aggiunge una crescente sedentarietà e una minore attitudine al movimento e all’attività fisica.

L’eccesso di peso e le patologie ad esso correlate, oltre a costare quasi 23 miliardi di euro all’anno al Servizio sanitario nazionale (Ssn), sono la causa di 100 mila infarti ogni anno e 4 morti ogni ora: in 8 casi su 10, i soggetti maggiormente colpiti hanno un’età compresa tra i 40 e i 60 anni.

La sindrome metabolica presenta un rischio due volte maggiore di sviluppare malattie cardiache e cinque volte maggiore di sviluppare il diabete. Ne hai mai sentito parlare? Prosegui nella lettura del mio articolo per avere maggiori informazioni sulla sindrome metabolica: sintomi, diagnosi e cura.

Si tratta di una pericolosa associazione di sintomi che vede coesistere ipertensione, obesità, diabete e dislipidemia in soggetti che rischiano eventi cardiovascolari.

Lo sviluppo della sindrome metabolica dipende dalla distribuzione e dalla quantità di grasso. Ad aumentare il rischio di insorgenza della sindrome è l’eccesso di grasso a livello addominale (la cosiddetta conformazione a mela), specialmente quando si traduce in un alto rapporto vita-fianchi. Al contrario, il rischio che si manifesti la sindrome metabolica è inferiore in coloro che hanno un accumulo di grasso sottocutaneo sulle anche (conformazione a pera) e un rapporto vita-anca basso.

Le cause sono da rintracciarsi nella combinazione di scorrette abitudini legate alla cattiva alimentazione e alla scarsa attività fisica con la predisposizione familiare (genetica). Inoltre, il rischio aumenta con il passare degli anni e chi soffre di diabete è maggiormente predisposto allo sviluppo di questa sindrome.

Sindrome metabolica: quali sono i sintomi?

La sindrome metabolica non si manifesta con sintomi specifici. Le persone che ne soffrono dichiarano di sentirsi bene. Quindi, occorre prestare una particolare attenzione a quei fattori di rischio che possono favorire lo sviluppo di questa sindrome, vale a dire: l’obesità, l’ipertensione, la resistenza all’insulina, elevati livelli di trigliceridi nel sangue, bassi livelli di colesterolo Hdl e familiarità con malattie come il diabete.

Sindrome metabolica: diagnosi

La sindrome metabolica viene diagnosticata a quei pazienti in cui coesistono almeno tre fattori di rischio alterati o trattati farmacologicamente:

  • indice di massa corporea (rapporto esistente tra altezza e peso) superiore a 30;
  • girovita superiore a 102 cm per gli uomini e a 88 cm per le donne;
  • ipertensione arteriosa superiore a 130 (massima) e 90 (minima);
  • glicemia a digiuno superiore a 110 mg/dl;
  • colesterolemia superiore a 200 mg/dl;
  • trigliceridi superiori a 150 mg/dl.

Come prevenire la sindrome metabolica?

La prevenzione a tavola

Seguire una corretta alimentazione significa dosare le quantità dei cibi assunte in funzione del loro potere calorico e del nostro fabbisogno energetico. Il 55-60% delle calorie deve provenire dai carboidrati (pane, pasta, riso), il 25-30% dai grassi e condimenti (olio di oliva e di semi) e il restante 15-20% dalle proteine (carne, pesce, formaggi magri, uova e legumi).

È preferibile consumare 5 pasti al giorno e tra l’uno e l’altro devono intercorrere circa 3-4 ore di intervallo. Con la colazione, il pranzo e la cena bisogna assumere l’80% del fabbisogno calorico, mentre con i due spuntini il restante 20%. È consigliabile consumare i carboidrati nella prima metà della giornata, in quanto sono ricchi di energia subito disponibile, mentre nella seconda parte della giornata sono più indicati i cibi proteici, poiché le proteine favoriscono il risanamento delle cellule durante la notte.

Molti esperti consigliano di limitare gli alimenti proteici con un alto contenuto di grassi saturi e colesterolo (come alcuni tipi di carne, i latticini, i formaggi, gli insaccati) e aumentare il consumo di pesce e legumi. Occorre limitare il consumo di dolci, snack, merendine, bevande zuccherate, per il loro elevato indice di glucosio e per l’alto contenuto di grassi, e gli alcolici.

L’importanza del movimento e di uno stile di vita attivo

Con l’attività fisica si bruciano le calorie assunte a tavola. I muscoli consumano carboidrati e grassi di deposito non solo durante lo sforzo fisico, ma anche nelle ore immediatamente successive.

Per uno stile di vita attivo, bisognerebbe dedicare 30-40 minuti di cammino al giorno a passo svelto. Oltre alle passeggiate, puoi prediligere attività aerobiche in palestra, praticare il nuoto o andare in bicicletta. L’importante è mantenere il proprio corpo in esercizio.

Chi svolge attività sportive impegnative e non regolari deve ricordare che l’eccesso di lavoro muscolare può stimolare un aumento della produzione di scorie (radicali liberi), provocando un effetto negativo sul sistema immunitario. È quindi buona regola non esagerare con attività fisiche troppo intense, prediligendo l’esercizio fisico regolare e moderato.

Oltre a rappresentare uno dei migliori alleati nella prevenzione dell’obesità e della sindrome metabolica, l’attività fisica produce effetti positivi anche sull’umore; favorisce il superamento di stati depressivi transitori; aumenta l’autostima della persona.

Ricapitolando, per prevenire lo sviluppo della sindrome metabolica è importante:

  • mantenere il peso-forma;
  • praticare regolarmente attività fisica (camminare per 30 minuti a passo svelto consente di mantenere una forma fisica ottimale, farlo per  60 minuti consente di perdere i chili di troppo);
  • sfruttare ogni occasione per muoversi: ad esempio, è consigliabile preferire le scale all’ascensore;
  • seguire una dieta bilanciata che preveda il consumo di frutta e verdura e una riduzione di cibi e bevande eccessivamente calorici;
  • imparare a conteggiare le calorie assunte con il cibo e metterle in relazione al proprio fabbisogno e stile di vita;
  • distribuire le calorie giornaliere in 5 pasti: colazione, spuntino di metà mattina, pranzo, spuntino pomeridiano e cena;
  • consumare alimenti come la pasta, il pesce, i vegetali e i legumi: sono chiamati “amici del cuore”, perché quasi privi di colesterolo;
  • consumare frutta, verdura e ortaggi sia crudi sia cotti, poiché ricchi di minerali, vitamine, sostanze antiossidanti e fibre;
  • fare attenzione ai condimenti. In generale, è preferibile utilizzare l’olio extravergine di oliva, invece del burro e delle margarine;
  • bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno anche durante i pasti;
  • limitare l’uso del sale;
  • mangiare lentamente e con tranquillità, gustando i pasti.

Sindrome metabolica: cura

Per curare la sindrome metabolica e ridurre i rischi per la salute che ne possono derivare, il modo migliore è aumentare l’attività fisica e ridurre il peso corporeo. In presenza di sindrome metabolica occorre rivolgersi presso centri specializzati per una gestione multidisciplinare adeguata. Qualora lo specialista lo reputi necessario, ed esclusivamente dietro prescrizione medica, è possibile associare all’attività fisica e alla dieta alimentare l’assunzione di farmaci per diminuire la pressione arteriosa e la glicemia. È necessario gestire anche altri fattori di rischio cardiovascolare (ad esempio, smettere di fumare).

Ricetta o prescrizione medica: cos’è?

La ricetta medica, definita anche prescrizione medica o ricetta bianca, è un’autorizzazione all’uso del medicinale; comporta la responsabilità del medico, in relazione al medicinale prescritto, e la responsabilità del farmacista, in rapporto alla perfetta corrispondenza del medicinale dispensato con quello prescritto dal medico.

La responsabilità professionale del farmacista si limita alla corrispondenza tra quanto ordinato dal medico e quanto dispensato. Qualora l’erogazione del farmaco sia stata corretta, eventuali effetti collaterali del farmaco ricadono soltanto sul medico.

Generalmente, una ricetta medica può essere scritta anche su un semplice foglio di carta, anche con un computer, l’importante che siano chiari:

  • il nome del farmaco oppure il nome del suo principio attivo (sulla base del quale il farmacista può offrire il più economico farmaco brevettato o generico);
  • la quantità di farmaco presente in una dose o nella confezione (se sono in commercio più confezioni di diverso dosaggio);
  • la data della ricetta;
  • i dati del medico;
  • la firma del medico, scritta a penna in originale e leggibile.

Quante volte si può usare la ricetta medica?

Il paziente che ha ottenuto la prescrizione medica, con la stessa ricetta, può acquistare fino a un massimo di due confezioni dello stesso farmaco prescritto dal medico. In presenza di patologie croniche, il limite sale fino a tre confezioni. In caso di malattie invalidanti o rare, il malato può acquistare fino a 6 confezioni del medesimo farmaco con la stessa ricetta medica.

In casi di particolare necessità e urgenza, il malato può acquistare in farmacia medicine senza ricetta. In queste ipotesi, la legge prevede che il farmacista non possa rifiutarsi di consegnare, anche senza prescrizione medica, i farmaci che normalmente richiederebbero la ricetta.

Tratto da: La Legge Per Tutti, Denise Ubbriaco, 31 dicembre 2019