Ipercolesterolemia e integratori: quali sono quelli adatti?
In Italia più del 20% della popolazione ha problemi di ipercolesterolemia, ma molte di più sono le persone in una condizione definita borderline, cioè al limite della norma.
Il colesterolo è presente naturalmente nell’organismo, prodotto dal fegato, ed è coinvolto nella sintesi di alcuni ormoni e della vitamina D, oltre ad essere un costituente delle membrane cellulari.
Viene anche introdotto con l’alimentazione, cibi che ne sono particolarmente ricchi sono i salumi, le carni grasse, le uova, il burro, i formaggi, i dolci, mentre frutta, verdura e cereali ne sono privi. Il pesce contribuisce all’apporto di acidi grassi Omega3 che aiutano a migliorare i livelli di colesterolo buono.
L’aumento del colesterolo cattivo, cosiddetto LDL (lipoproteine a bassa densità, costituisce un problema in quanto si ha un aumento del rischio cardiovascolare.
L’ipercolesterolemia è asintomatica, cosa che ne rende più difficile l’individuazione. Tuttavia, un corretto stile di vita costituisce una prevenzione. Vanno ridotti gli alimenti più ricchi in grassi e il consumo di alcolici, non bisogna fumare ed è bene praticare attività fisica e tenere sotto controllo il peso corporeo.
Se tutto ciò non bastasse, il medico potrà decidere, in base al valore della colesterolemia, di prescrivere dei farmaci, i più utilizzati dei quali sono le statine.
Contro questo problema sono largamente usati anche degli integratori, in particolare a base di riso rosso fermentato, contenente una sostanza chiamata monacolina K che ha un effetto simile a quello delle statine (effetti collaterali compresi).
Altri prodotti naturali di facile reperimento negli integratori sono la Berberis aristata, ad azione ipolipidemizzante, gli acidi grassi Omega3 e Omega6, le lecitine, oppure antiossidanti come il resveratrolo e il Coenzima Q.
Tenere sempre presente che l’utilizzo degli integratori contro il colesterolo deve sempre essere subordinato a una dieta corretta e allo svolgimento di regolare attività fisica.
Tratto da: Il Giornale Salute, 03 gennaio 2020