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Quando la pressione fa yo-yo, č un allarme per il cuore

 

La pressione arteriosa altalenante può essere un indicatore più accurato del rischio di ictus rispetto alla pressione costantemente elevata. Lo rileva una ricerca pubblicata su Lancet. Gli studiosi: "Sbaglia chi considera la variabilità benigna e poco significativa'
Sbaglia chi pensa che l’unico problema da tenere sotto controllo sia la pressione costantemente alta. Anche il cosiddetto ‘effetto yo-yo’ è un campanello d’allarme che va monitorato, perché può innescare piccole ischemie. A tal punto che, secondo una ricerca dell’Università di Oxford pubblicata su Lancet, la pressione arteriosa occasionalmente elevata può essere un indicatore più accurato del rischio di ictus rispetto alla pressione costantemente elevata.
Lo studio. L’analisi è stata condotta su 2mila persone colpite da attacchi ischemici transitori (TIA) o ''mini-ictus''. Gli studiosi ne hanno constatato la variabilità della pressione, misurandola in sette momenti differenti. Tra questi, chi presentava variazioni della pressione arteriosa sistolica, aveva sei volte in più la probabilità di essere colpito da un ictus rispetto agli altri, a prescindere dai loro valori di pressione arteriosa media. In altre parole, anche l'ipertensione episodica comporta un elevato rischio di ictus. “In precedenza, invece, tali fluttuazioni – spiega il professor Peter Rothwell, dell'Università di Oxford – erano state considerate benigne e poco significative. Il problema è che i medici generici continuano a sottovalutare la variabilità della pressione”. Nonostante le ultime ricerche sostengano l’importanza del controllo della pressione altalenante.
I fattori di rischio. Secondo le stime dell'OMS, nel 2005 le malattie cardiocerebrovascolari sono state la prima causa di morte nel mondo, responsabili di circa 1/3 di tutti i decessi. Un dato impressionante, ma che si può facilmente ridimensionare tramite la prevenzione, monitorando fattori quali l'ipertensione, l'ipercolesterolemia, l'obesità e il diabete. I principali fattori di rischio sono il fumo di sigaretta, la sedentarietà, l’obesità, l’ipercolesterolemia, l’alcol (in quantità elevata) e una dieta non equilibrata. Ma ciò che preoccupa di più sono proprio i chili di troppo: in Italia il 20% è obeso, e questo fa schizzare in alto i rischi cardiovascolari, che riguardano oltre il 53% della popolazione, più di un italiano su due. I dati emergono dallo studio Cardiolab condotto su 36.000 persone proprio per determinare il rischio cardiocerebrovascolare globale nella popolazione italiana.
“E' evidente – commentano i ricercatori – che la popolazione italiana ha perso il cosiddetto ‘vantaggio mediterraneo’ sugli altri paesi occidentali. In particolare colpiscono i dati relativi all'indice di massa corporea, notevolmente aumentato negli ultimi venti anni”.
Come ridurre l’ipertensione. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association (Jama) uno stile di vita sano è fondamentale per allontanare, o anche evitare, l’insorgenza dell’ipertensione nelle donne. I ricercatori suggeriscono di seguire una combinazione di sei fattori da tenere sempre presente: essere normopeso, fare tanto movimento, seguire una dieta ricca di frutta, verdura e povera di grassi, bere poco alcool, prendere un supplemento di acido folico e pochi analgesici. Insomma, iniziando da giovani a vivere in modo sano si può anche scongiurare il rischio di contrarre la malattia in età adulta.
Tratto da: La Repubblica Salute, A. Sarno, 13 marzo 2010