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Terapia parodontale nel paziente diabetico: effetti sul quadro infiammatorio sistemico

La perio-medicine è quella branca della parodontologia che studia la correlazione fra parodontopatia e importanti patologie sistemiche e i risvolti terapeutici che da questa derivano. Una delle patologie maggiormente studiate, in questo campo, è il diabete mellito di tipo 2. Il collegamento bidirezionale con la malattia parodontale è ormai accertato. Da una parte, il paziente diabetico si trova soggetto a un rischio 2-3 volte maggiore di sviluppare parodontite, rispetto al sano. Nell’altro senso, l’aspetto maggiormente studiato è quello riguardante il controllo glicemico: il diabetico con parodontite avanzata avrebbe, in questo senso, maggiori difficoltà e, conseguentemente, sarebbe maggiormente esposto a complicanze del diabete. Vi sono indicazioni per cui il trattamento parodontale porterebbe a una riduzione dell’emoglobina glicata, parametro indicativo dell’andamento trimestrale della glicemia, nell’ordine, dello 0.3%–0.4%. Forse più interessanti, tuttavia, sono le evidenze di miglioramento della funzione endoteliale e del profilo aterosclerotico in generale.

Il pattern che lega queste tre patologie a elevata prevalenza ed elevato impatto non è accertato. Il principale indiziato, tuttavia, è rappresentato dal fenomeno infiammatorio.

Una parodontite non trattata, infatti, è in grado di incrementare i livelli circolanti di mediatori proinfiammatori come l’interleuchina-6 (IL-6) e il fattore di necrosi tumorale α (TNF-α), nonché la proteina C-reattiva (PCR) e i radicali dell'ossigeno. Un certo grado di infiammazione sistemica può dipendere anche dalla presenza in circolo di batteri di origine parodontale e/o di loro prodotti, con l'attivazione di pathway mediati dallo stress ossidativo e dall’interazione di prodotti di glicazione avanzata con i rispettivi recettori.

Un importante studio, pubblicato a inizio anno sul Journal of Clinical Periodontology, a cura di Preshaw e colleghi, si è proposto di studiare proprio gli effetti del trattamento parodontale, in soggetti diabetici e non, sui livelli di infiammazione sistematica.

Sono stati reclutati 83 diabetici e 75 non diabetici: i due gruppi sono risultati omogenei per età, genere, etnia e abitudine al fumo, con la sola eccezione dell’indice di massa corporea (BMI), significativamente più elevato tra i diabetici (media di 32.7, corrispondente a obesità, contro media di 27.2, indicativa di sovrappeso).

Al baseline, sono stati diagnosticati 32 casi di parodontite tra i diabetici e 44 tra i controlli: questi pazienti hanno ricevuto terapia non chirurgica e sono stati seguiti, con appuntamenti di mantenimento, per un follow-up annuale.

L’analisi biochimico-metabolica: ai partecipanti sono stati prelevati al baseline e a 3, 6 e 12 mesi, campioni di sangue venoso sottoposti a reazione a catena della polimerasi (PCR) ad alta sensibilità. Campioni di fluido crevicolare, raccolti con la stessa cadenza, sono invece stati sottoposti a test multiplex assay.

L’analisi dei marker di infiammazione parodontale sul fluido crevicolare, oltre che quella clinica, ha evidenziato una riduzione significativa dell’infiammazione locale.

I pazienti parodontali diabetici, al baseline, riportavano un grado di infiammazione sistemica significativamente maggiore e, in più, sono andati incontro a una significativamente maggiore riduzione dopo il trattamento parodontale.

Riferimenti bibliografici

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32106333/

Tratto da: ildentistamoderno.com, 30 luglio 2020