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Diabete, anche gli occhi a rischio se la glicemia č fuori controllo

In occasione della Giornata mondiale del diabete che si celebra il 14 novembre, gli esperti ricordano che anche la vista può essere compromessa da questa patologia che rappresenta una delle prime cause di cecità.

Quando una persona si accorge di un abbassamento della vista pensa che sia soltanto un problema legato all’età, mentre spesso è il principio di quei processi infiammatori della retina dovuti proprio al diabete, una patologia che può degenerare fino a un totale malfunzionamento e infine alla perdita della vista. Il diabete, infatti, è tra le prime tre cause di cecità. Per esempio, si stima che la retinopatia diabetica, un'importante complicanza del diabete causata principalmente da danni prolungati a carico dei piccoli vasi sanguigni della retina, provochi circa l’1,9% della disabilità visiva e il 2,6% della cecità.

Il diabete colpisce gli occhi?

Il diabete, cioè la presenza di alti livelli di zuccheri nel sangue, colpisce sia in giovane età con il diabete di tipo 1, curato con insulina, sia più frequentemente dopo i 40 anni, specie in soggetti con problemi di sovrappeso, con il diabete di tipo 2, curato con vari tipi di farmaci. Gli altri organi bersaglio della malattia, oltre agli occhi, sono soprattutto i reni e i piedi. “Nel diabete - spiega Claudio Azzolini, ordinario di malattie dell’apparato visivo presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi dell'Insubria e autore tra l’altro del libro “Occhi - Come prendersene cura - I disturbi più comuni e i rimedi più efficaci" (Edizioni LSWR, 22,90 Euro) - gli occhi sono in genere più fragili, e si stancano prima alla lettura; sono più frequenti i processi infiammatori palpebrali e una cataratta può comparire precocemente e progredire rapidamente. Ma è soprattutto temibile la comparsa di lesioni sulla retina”.

Le cause della retinopatia diabetica

In Italia vi sono più di 3 milioni di pazienti diabetici, e di questi ben un terzo sviluppa una retinopatia diabetica, un danno accumulato nel lungo periodo a carico dei piccoli vasi sanguigni della retina. “I vasi si sfiancano, la parte liquida del sangue trasuda e va nella retina causando l’accumulo di sostanze tossiche. La malattia progredisce lentamente, lasciando anche per anni una buona capacità visiva”, spiega Azzolini. Poi si formano aree di retina sofferenti (ischemiche) a causa della chiusura dei vasi retinici ammalati. Sono dei veri e propri microinfarti retinici che danno luogo alla retinopatia diabetica chiamata non proliferante.

Le due forme di retinopatia

Come meccanismo di difesa, queste aree di sofferenza producono sostanze dette “vaso rigeneratrici” per formare nuovi vasi. Ma se questo meccanismo difensivo corporeo è benefico in moltissime situazioni (per esempio sono utili i nuovi vasi che crescono sulle ferite per guarirle), nella retina è purtroppo devastante. “I nuovi vasi crescono dappertutto, provocano la fuoriuscita di liquido che peggiora ulteriormente la situazione e, poichè sono fragili, si rompono e sanguinano. Si formano poi cicatrici sulla retina, che danno luogo alla retinopatia diabetica chiamata proliferante e aggravano ulteriormente la malattia. Nelle fasi finali della malattia si forma un distacco di retina trazionale diabetico. Sia la forma di retinopatia diabetica non proliferante che quella proliferante possono inoltre dar luogo alla formazione di liquido nella macula, provocando la maculopatia diabetica, che presenta i classici sintomi delle maculopatie.

Edema maculare diabetico

Il diabete può avere un effetto deleterio anche sulla macula, cioè la parte della retina necessaria per leggere, guidare e vedere i volti. Il diabete, infatti, può aumentare il rischio che la macula si gonfi e questa problematica è nota come edema maculare diabetico. Nel corso del tempo, questa patologia può indebolire la capacità di vedere chiaramente in questa zona dell’occhio, causando la parziale perdita della vista, fino anche alla cecità. L’edema maculare, di solito, si sviluppa nelle persone che già presentano altri segni di retinopatia diabetica.

I sintomi

Il paziente diabetico può avere per anni una buona vista anche se presenta iniziali alterazioni retiniche come essudazioni o emorragie. Poi la perdita progressiva di cellule provoca un graduale calo della vista. Altre volte il paziente non avverte disturbi fino agli stadi avanzati della malattia, quando si manifesta un grave e improvviso calo della vista dovuto a emorragie intraoculari. Ma come si può riconoscere questa patologia? “Possiamo ben valutare la retinopatia diabetica con ottime strumentazioni”, risponde l’oculista. “La pupilla va dilatata per osservare bene la retina. Bisogna ricercare con cura le eventuali aree retiniche sofferenti o gli accumuli di liquido intraretinico mediante esami angiografici con mezzo di contrasto (fluorangiografia) o con tomografi che ci fanno ben vedere le sezioni della retina (OCT) e dei vasi sanguigni al suo interno (OCTA). A volte l’oculista, esaminando le retine, scopre il diabete in pazienti che ne erano affetti da anni e non lo sapevano”.

La prevenzione

Le lesioni della retina si possono evitare controllando bene il livello di zuccheri nel sangue e il loro andamento, la pressione arteriosa e i livelli dei lipidi circolanti nel sangue come il colesterolo e i trigliceridi. Una corretta alimentazione è importantissima anche per contrastare l’eccesso di peso e deve essere personalizzata e definita con un dietista. “È stato anche recentemente riscontrato - sottolinea Azzolini - che la dieta mediterranea migliora la memoria nei diabetici. Il paziente diabetico, seguito nei centri per il diabete o dal proprio medico internista, viene comunque inviato periodicamente dall’oculista per valutarne la retina. I pazienti che già da 5 anni soffrono di diabete devono essere visitati annualmente da un oculista che eventualmente adotterà, se necessario, la terapia più idonea a prevenire l’instaurarsi o il peggioramento della retinopatia e a preservare la vista”.

Il disagio emotivo

La scoperta del diabete spesso facilita la comparsa di ansia, depressione e disturbi dell’umore. All’inizio vi può essere una negazione del problema e si può sviluppare una sorta di rabbia verso una malattia che dovrà essere curata per tutta la vita. “Bisogna mettere in atto, attraverso l’introspezione e magari con l’aiuto di uno psicologo, idonee strategie di adattamento, ovvero un insieme di meccanismi che consentono di fronteggiare adeguatamente il problema e soprattutto favoriscono l’accettazione della malattia e dell’assiduità delle cure. Ciò è indispensabile nel trattamento dei disturbi oculari del paziente diabetico. Fortunatamente abbiamo cure molto efficaci, ma occorrono perseveranza e motivazione”.

Tratto da: La Repubblica Salute, Irma D'Aria, 13 novembre 2020