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Il colesterolo buono può essere veramente buono

Il colesterolo HDL fa bene alle arterie non solo se è presente in grandi quantità, ma anche se esercita una funzione antinfiammatoria. I test che valutano l’uno e l’altro aspetto, la concentrazione nel sangue e la capacità antinfiammatoria, offrono una previsione del rischio cardiaco più accurata.

Il colesterolo “buono” sembra essersi davvero meritato l’epiteto che gli è stato assegnato. Un nuovo studio su Circulation dimostra infatti che il colesterolo HDL (high-density lipoprotein) viene definito “buono” non solo in contrapposizione all’LDL, il colesterolo “cattivo”, ma anche per la sua proprietà antinfiammatoria, appena scoperta, che mantiene sane le arterie riducendo il rischio di aterosclerosi. Questo specifico effetto benefico dell’HDL non dipende solo dalla quantità presente nel sangue, ma dal suo “comportamento”. Che non è lo stesso in tutte le persone.

Scoprire quanto si “comporta bene” il colesterolo buono di ogni singolo individuo potrebbe aiutare a prevedere il rischio personale di sviluppare malattie cardiovascolari.

Le analisi del sangue dovrebbero quindi valutare non solo il livello di HDL ma anche la sua funzione anti-infiammatoria. Così si avrebbe un quadro più completo del rischio cardiovascolare.

È la prima volta che la proprietà anti-infiammatoria del colesterolo buono viene considerata come un fattore protettivo per la salute del sistema circolatorio.

«Le lipoprteine ad alta densità sono particelle molto complesse con funzioni anti-aterosclerotiche che non si evidenziano solo misurando solo la quantità di colesterolo. L'aterosclerosi alla base della malattia cardiovascolare è sempre più riconosciuta come una malattia con una forte componente infiammatoria e una funzione biologica centrale delle HDL è quella di ridurre l’infiammazione», ha spiegato Uwe JF Tietge del Karolinska Istituto a Stoccolma, a capo dello studio.

I ricercatori hanno reclutato 680 adulti dall’età media di 59 anni  che avevano partecipato a un ampio studio a livello di popolazione nei Paesi bassi iniziato nel 1997. Tutti i partecipanti erano in buone condizioni di salute all’inizio dello studio. Il campione era composto da 340 persone che avevano subito qualche evento cardiovascolare dovuto al restringimento delle arterie e da altrettante che non avevano avuto alcun episodio cardiaco nell’arco dei 10 anni di osservazione.

I ricercatori hanno analizzato le lipoproteine ad alta densità (HDL) in entrambi i gruppi misurandone la concentrazione nel sangue ma anche la capacità anti-infiammatoria. Quest’ultimo test si effettua valutando gli effetti delle proteine sulla risposta infiammatoria delle cellule endoteliali che rivestono le pareti dei vasi sanguigni. Gli scienziati hanno misurato anche la proteina C reattiva, un indicatore dello stato infiammatorio, e hanno calcolato la capacità delle HDL in un test di laboratorio di rimuovere il colesterolo da un tipo di cellule simili a quelle delle placche aterosclerotiche.

Dai risultati delle analisi è emerso che la capacità antinfiammatoria del colesterolo buono era significativamente più elevata nel gruppo di persone sane rispetto al gruppo di persone con eventi cardiovascolari. La capacità antinfiammatoria dell’HDL era indipendente dai suoi livelli nel sangue e dai valori della proteina C reattiva. Il calcolo del rischio cardiovascolare diventava più affidabile nel momento in cui veniva preso in considerazione il valore della capacità antinfiammatoria dell’HDL.

«Utilizzando un nuovo strumento di ricerca, i nostri risultati forniscono un forte sostegno alla teoria che l'accumulo di placca nelle arterie ha una componente infiammatoria e che le proprietà biologiche delle particelle HDL hanno rilevanza clinica per la previsione del rischio di malattie cardiovascolari. Il livello di colesterolo HDL è un biomarcatore di rischio cardiovascolare affidabile, consolidato, semplice ed economico. I nostri risultati, tuttavia, dimostrano che la capacità antinfiammatoria o le analisi che esaminano la funzione dell’HDL in generale possono fornire informazioni clinicamente rilevanti in aggiunta alle misurazioni statiche del colesterolo HDL attualmente utilizzate», commenta Tietge.

Tratto da: Healthdesk, 14 aprile 2021