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C.F. 98152160176

I target pressori nel paziente anziano

L’obiettivo appropriato relativo ai valori di pressione sanguigna sistolica per ridurre il rischio cardiovascolare nei pazienti più anziani con ipertensione rimane poco chiaro. Zhang e colleghi hanno effettuato uno studio multicentrico, randomizzato e controllato, nel quale hanno assegnato a pazienti cinesi di età compresa tra 60 e 80 anni con ipertensione arteriosa un target di pressione arteriosa sistolica da 110 a meno di 130 mmHg (trattamento intensivo) o un target da 130 a meno di 150 mmHg (trattamento standard). L’endpoint primario era formato da ictus, sindrome coronarica acuta (infarto miocardico acuto e ospedalizzazione per angina instabile), insufficienza cardiaca scompensata acuta, rivascolarizzazione coronarica, fibrillazione atriale o morte per cause cardiovascolari. Dei 9.624 pazienti valutati, 8.511 sono stati arruolati nello studio; 4.243 sono stati assegnati in modo casuale al gruppo di trattamento intensivo e 4.268 al gruppo di trattamento standard. A 1 anno di follow-up, la pressione arteriosa sistolica media era di 127,5 mmHg nel gruppo di trattamento intensivo e di 135,3 mmHg nel gruppo di trattamento standard. Durante un periodo di follow-up mediano di 3,34 anni, si sono verificati eventi relativi all’endpoint primario in 147 pazienti (3,5%) nel gruppo di trattamento intensivo, rispetto a 196 pazienti (4,6%) nel gruppo di trattamento standard (hazard ratio, 0,74 ; intervallo di confidenza al 95% [CI], da 0,60 a 0,92; P=0,007). Anche i risultati per la maggior parte delle singole componenti dell'endpoint primario hanno favorito il trattamento intensivo: l'hazard ratio per l'ictus era 0,67 (95% CI, 0,47-0,97), sindrome coronarica acuta 0,67 (95% CI, 0,47-0,94), scompenso acuto insufficienza cardiaca 0,27 (95% CI, 0,08-0,98), rivascolarizzazione coronarica 0,69 (95% CI, 0,40-1,18), fibrillazione atriale 0,96 (95% CI, 0,55-1,68) e morte per cause cardiovascolari 0,72 (95% CI, da 0,39 a 1,32). I risultati per la sicurezza e gli outcomes renali non differivano significativamente tra i due gruppi, ad eccezione dell'incidenza di ipotensione, che era più alta nel gruppo di trattamento intensivo. Nei pazienti più anziani con ipertensione, il trattamento intensivo con un target di pressione arteriosa sistolica da 110 a meno di 130 mmHg ha determinato una minore incidenza di eventi cardiovascolari rispetto al trattamento standard con un target da 130 a meno di 150 mmHg. Questo studio indicherebbe che sarebbe opportuno trattare in modo intensivo anche i soggetti anziani. Sicuramente questi dati non possono essere generalizzati, per varie motivazioni, come ad esempio la popolazione in studio che è cinese. Inoltre non vengono differenziati gli anziani fragili dai non fragili. Studi recenti hanno dimostrato che gli anziani non fragili beneficiano di un trattamento intensivo per l’ipertensione, mentre non sarebbe cosi per i soggetti fragili.

Fonte: Zhang et al 10.1056/NEJMoa2111437.

Tratto da: Cardiolink, 09 novembre 2021