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Diabete di tipo 2, abbattere la resistenza psicologica all’insulina

Chi è affetto da diabete di tipo 2 forse già lo sa: nonostante la terapia con l’insulina sia il trattamento più efficace per mantenere i livelli di glucosio nel sangue ottimali, la maggior parte delle volte si tende a posticiparne l’inizio.

E spesso e volentieri non si tratta semplicemente di un ritardo: circa un quarto delle persone con diabete di tipo 2 che avrebbero bisogno dell’insulina ha dichiarato di non voler iniziare la terapia. In gergo tecnico si chiama resistenza psicologica all’insulina, riguarda anche gli operatori sanitari ed è un bel problema per la gestione ottimale del diabete. Oggi vedremo meglio di cosa si tratta e quali sono gli interventi proposti dalla ricerca per ridurla: in particolare analizzeremo lo studio web-based “Is Insulin Right for Me?“, una risorsa sviluppata per affrontare otto barriere psicologiche relative alla resistenza alla terapia insulinica e il primo intervento psicologico sviluppato sulla base della letteratura scientifica e sui bisogni dei pazienti.

Cos’è la resistenza psicologica all’insulina

Facciamo un passo indietro: sappiamo già che nel diabete di tipo 2 le principali linee guida raccomandano un trattamento tempestivo per raggiungere e mantenere livelli di glicemia nella norma, in modo da prevenire le complicanze a livello vascolare e di conseguenza preservare la salute e tutelare la qualità della vita dei pazienti. Per ottenere ciò, la terapia insulina è di gran lunga la terapia più efficace: le linee guida per la gestione clinica del diabete di tipo 2, infatti, raccomandano a pazienti e medici di prendere in considerazione l’inizio di questa terapia piuttosto precocemente.

Invece, numerose evidenze scientifiche sottolineano che negli adulti con diabete di tipo 2 l’inizio della terapia insulinica è tipicamente ritardato ben oltre il bisogno clinico. Si tratta di un fenomeno in cui si intreccia una certa riluttanza a far cominciare la terapia da parte degli operatori sanitari e una preferenza marcata, tra le persone con diabete di tipo 2, ad evitare l’insulina, che prende il nome di resistenza psicologica all’insulina.

La resistenza psicologica all’insulina si basa sugli atteggiamenti o convinzioni negative sulla terapia insulinica, come la necessità dell’insulina, i suoi effetti collaterali, il suo impatto fisico e sociale e ciò che l’insulina simboleggia sulla salute e sull’identità stessa della persona. Questi atteggiamenti negativi sono associati a una scarsissima intenzione di iniziare, continuare o intensificare la terapia insulinica, rappresentando un ostacolo alla gestione ottimale del diabete di tipo 2.

Si tratta di vere e proprie barriere psicologiche influenzate da numerosi fattori, tutti strettamente connessi tra loro: fattori legati alla sfera emozionale (come l’ansia per quello che succederà durante la vita quotidiana una volta cominciata la terapia, la depressione o il senso di colpa associati al bisogno di insulina), fattori legati ai pensieri sulla terapia insulinica (per esempio credenze erronee sull’insulina), fattori legati ai comportamenti (ad esempio la riluttanza nei confronti di conseguenze negative come dolore, lividi, ipoglicemie e aumento di peso), ma anche fattori sociali e relazionali (come sentirsi stigmatizzati dalle persone e non capiti dagli operatori sanitari).

Perché è così importante trovare strategie e interventi che diminuiscano la resistenza psicologica all’insulina? Impedendo ai pazienti di assumere l’insulina di cui hanno bisogno, queste barriere psicologiche possono far salire i loro livelli di glicemia ben oltre gli obiettivi raccomandati, e ciò può aumentare il rischio di sviluppare complicanze, anche gravi, legate al diabete: il tutto aumenta il carico sociale di questa malattia e diminuisce la qualità della vita dei pazienti.

Is insulin right for me?

In questo contesto si inserisce uno studio molto recente che affronta la resistenza all’insulina individuando otto barriere psicologiche, formulate come domande comuni – che magari molti di voi hanno già detto o si sono sentiti dire: l’insulina significa che il mio diabete è più grave? Le iniezioni di insulina causano complicazioni? È colpa mia se devo iniziare l’insulina? Aumenterò di peso? Le iniezioni faranno male? E gli episodi di ipoglicemia? L’iniezione di insulina sarà un impegno gravoso? Cosa penseranno gli altri di me?

Per ogni barriera psicologica considerata i pazienti sono stati sottoposti a interventi di cambiamento comportamentale basati sulle evidenze scientifiche, come operare la comunicazione persuasiva, fornire informazioni precise sulla terapia insulinica e dimostrare in modo chiaro tutto il processo di iniezione.

In particolare, gli interventi testati sono stati contenuti informativi sotto forma di immagini, audio e testo, quiz interattivi sulle proprie conoscenze relative alla terapia insulinica, esperienze di altri pazienti: lo scopo era quello di identificare le strategie più efficaci per ridurre la resistenza psicologica all’insulina.

Le strategie trovate sono state realizzate in stretta collaborazione con i pazienti partecipanti allo studio, accogliendo i loro suggerimenti, come: “All’inizio del percorso non usare fotografie di persone che si iniettano insulina, chi ha il diabete di tipo 2 potrebbe avere paura delle iniezioni. Immagini a fumetti di persone che si iniettano l’insulina possono funzionare meglio”, oppure “Sottolinea il fatto che l’insulina è giusta per te in questa ‘fase’: in precedenza non hai mai ricevuto informazioni sbagliate dai tuoi operatori sanitari, è solo che ora le tue condizioni sono cambiate“.

Lo studio ha dimostrato che gli interventi migliori per ridurre la resistenza psicologica all’insulina sono quelli che dimostrano il processo di iniezione, che è quanto era emerso anche da studi precedenti che non si basavano su una risorsa basata sul web.

Gli autori dello studio, comunque, sottolineano che il possibile utilizzo di risorse di questo tipo dovrà essere sempre complementare all’assistenza clinica data da medici, psicologi e caregiver, ma che potrebbe risolvere molte difficoltà relative alla resistenza all’insulina, assicurando una migliore gestione del diabete di tipo 2 per tutti.

Fonti:

Holloway EE, Speight J, Furler J, Hagger V, O’Neal DN, Skinner TC, Holmes-Truscott E. ‘Is Insulin Right for Me?’ Development of a theory-informed, web-based resource for reducing psychological barriers to insulin therapy in type 2 diabetes. BMJ Open. 2021 Sep 24;11(9):e045853. doi: 10.1136/bmjopen-2020-045853. PMID: 34561252; PMCID: PMC8475140.

Gherman A, Veresiu IA, Sassu RA, et al. . Psychological insulin resistance: a critical review of the literature. Pract Diab Int 2011;28:125–8. 10.1002/pdi.1574

Polonsky WH, Hajos TR, Dain MP, Snoek FJ. Are patients with type 2 diabetes reluctant to start insulin therapy? An examination of the scope and underpinnings of psychological insulin resistance in a large, international population. Curr Med Res Opin. 2011 Jun;27(6):1169-74. doi: 10.1185/03007995.2011.573623. Epub 2011 Apr 6. PMID: 21469914.

Tratto da: diabete.net, Chiara Di Lucente, 16 febbraio 2022