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L’esercizio fisico moderato frena il deterioramento della funzione renale negli anziani sedentari

Un’attività fisica strutturata di moderata intensità e un programma incentrato su forza/flessibilità rallenta il deterioramento della funzione renale rispetto. Ad affermarlo è l’analisi di uno studio clinico randomizzato condotto in USA.

Come riportato da JAMA Internal Medicine, Michael Shlipak, Anoop Sheshadri e colleghi dell’Università della California di San Francisco hanno valutato se un intervento con esercizio fisico di moderata intensità fosse in grado di influire sulla velocità stimata di filtrazione glomerulare per variazione di cistatina C (eGFRCysC) in 1.199 anziani (età media, circa 79 anni; circa il 67% donne; circa il 73% di etnia caucasica) che hanno partecipato allo studio clinico randomizzato Lifestyle Interventions and Independence For Elders (LIFE).

Il braccio di intervento ha seguito un programma di attività fisica ed esercizi (per forza e flessibilità) di moderata intensità strutturato e parzialmente supervisionato per due anni.

Il braccio di controllo che ha ricevuto un programma di educazione alla salute e ha partecipato a seminari settimanali. L’attività fisica è stata misurata in termini di conteggio dei passi e minuti con l’ausilio di accelerometri.

Al basale, entrambi i gruppi erano ben bilanciati per età, comorbilità e GFRCysC. I partecipanti sono stati seguiti per due anni.

 “La misura dell’attività fisica richiesta per migliorare la funzionalità renale era bassa”, osservano Shlipak e Sheshadri, “La differenza media nel conteggio giornaliero dei passi tra i due gruppi era circa 500 passi nel primo anno e 400 nel secondo e quasi tutti i partecipanti percorrevano meno di 5.000 passi al giorno”.

L’intervento sull’attività fisica e l’esercizio fisico ha prodotto un minor calo statisticamente significativo della eGFRCysC rispetto al braccio che ha ricevuto l’educazione alla salute (differenza media, 0,96 ml/min/1,73 m2) e minori probabilità di rapida diminuzione della eGFRCysC (odds ratio, 0,79).

 “Le analisi osservazionali hanno mostrato che l’attività e l’esercizio fisico di moderata intensità hanno un’associazione benefica sulla eGFRCysC che appare lineare. Anche piccoli aumenti dei passi si associavano in media a un rallentamento nel calo della eGFRCysC e gli effetti benefici sembravano aumentare in maniera progressiva con l’impegno dei partecipanti”, notano gli autori nel loro lavoro.

Fonte: JAMA Internal Medicine

Tratto da: Quotidiano Sanità, Marilynn Larkin, 13 maggio 2022