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Trapianto di rene: più di 6 mila in lista d'attesa

Ogni anno in Italia vengono eseguiti circa 2 mila trapianti di rene, la maggior parte dei quali da donatore deceduto (86%). Un numero decisamente non sufficiente, visto che solo oltre 6 mila le persone in lista d'attesa per un rene. Di queste, si stima che circa una su dieci sia classificata come altamente sensibilizzata (o iperimmune), ossia abbia sviluppato anticorpi contro la maggior parte degli antigeni dei donatori, condizione che rende molto complesso il reperimento di un organo compatibile. Una delle conseguenze è che i pazienti altamente sensibilizzati trascorrono un tempo più lungo della media nelle liste di attesa, con un aumentato rischio di morbilità e mortalità a cui si associa una peggiore qualità di vita a causa anche delle sedute in dialisi. 

Da queste considerazioni è nata la spinta per l'incontro “Innovazione terapeutica a tutela delle persone in attesa di trapianto renale. Dalla ricerca svedese nuovi trattamenti per i pazienti con patologie immunologiche rare” che si è svolto martedì 21 marzo a Roma, presso la residenza dell’Ambasciatore di Svezia in Italia, Jan Björklund, in cui si è fatto il punto sui trapianti di rene in Italia. L’evento è stato organizzato da Pharmalex Italy con il contributo non condizionato di Hansa Biopharma.

«È sempre più necessario trovare il modo di dare una risposta sanitaria ai pazienti in attesa di trapianto di organi» sottolinea Massimo Cardillo, direttore generale del Centro nazionale trapianti. Se da una parte, infatti, il nostro Paese può vantare poli di eccellenza nei trapianti, «è altrettanto vero – aggiunge Cardillo - che vi sono delle barriere biologiche che impediscono l’accesso all’organo a tutti i pazienti».

La difficoltà di reperimento di organi compatibili rendono dunque necessari approcci alternativi per i pazienti altamente sensibilizzati. 

«Quando una persona scopre di avere i reni malati, spesso è troppo tardi – ricorda Giuseppe Vanacore, presidente dell'Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto (Aned) - e l’unica terapia per sopravvivere è la dialisi. Ma quando è possibile il trapianto, si prospetta davvero una nuova possibilità di vita». Tuttavia, le difficoltà che i pazienti devono affrontare sono diverse e ancora maggiori lo sono per i pazienti con immunità rara. È necessario allora trovare valide, superando anche la barriera dell’immunità. «Il trapianto di rene “cross-over” e la donazione samaritana sono strade importanti da continuare a percorrere e migliorare – sostiene Vanacore - ma non applicabili a tutti e in tal senso la ricerca e sviluppo di trattamenti innovativi può contribuire a ridurre la permanenza in lista d’attesa dei pazienti».

L’innovazione è «un processo strategico fondamentale non solo nella ricerca ma anche nella pratica clinica della medicina dei trapianti» sottolinea Luciano Potena, presidente dell'European Society for Organ Transplantation (Esot). La Società scientifica «crede nello sviluppo dei processi innovativi – assicura - favorendo la contaminazione multidisciplinare del sapere e promuovendo la formazione non solo tecnico-scientifica ma anche etica ed umana. È, però, necessario ricordare che l’intera strategia trapiantologica, si basa sulla donazione degli organi, che è prima di tutto un atto di puro altruismo e chiunque si occupi di trapianti ha l’obbligo morale di sostenere il valore della donazione».

I pazienti in attesa di trapianto di rene sono classificati come altamente sensibilizzati quando presentano anticorpi preformati con un'ampia reattività verso gli antigeni leucocitari umani (HLA), che possono causare danno tissutale e potenzialmente rigetto del trapianto.

«Rimane un ampio bisogno insoddisfatto nell'accesso al trapianto di rene per i pazienti altamente sensibilizzati – chiosa Søren Tulstrup, presidente e CEO di Hansa Biopharma - che spesso hanno scarsa o nessuna speranza di ricevere un organo a causa della loro condizione immunologica». «La missione – aggiunge - è quella di sviluppare terapie innovative, salvavita e migliorative delle condizioni di vita».

Tratto da: Healthdesk, 22 marzo 2023