Negli ultimi anni è diventato sempre più chiaro che obesità e diabete tipo 2 non sono due condizioni semplicemente “associate”, ma parti di uno stesso processo patologico. L’eccesso di tessuto adiposo, in particolare quello viscerale, altera profondamente il metabolismo glucidico, favorisce l’insulino-resistenza, accelera la perdita di funzione delle cellule beta pancreatiche e contribuisce allo sviluppo delle complicanze cardiovascolari. In altre parole, l’obesità è uno dei principali determinanti biologici del diabete tipo 2, non un semplice fattore ad esso spesso associato¹.
Questo concetto, già ben supportato dalla letteratura scientifica, trova oggi una consacrazione formale e operativa nelle nuove Linee Guida Nazionali sulla diagnosi e il trattamento dell’obesità, sviluppate dalla **Società Italiana dell’Obesità (SIO)**² su mandato dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Un documento che interessa direttamente anche il mondo della diabetologia, perché fornisce strumenti concreti per intervenire sulla concausa più frequente della malattia diabetica.
Negli ultimi anni è diventato sempre più chiaro che obesità e diabete tipo 2 non sono due condizioni semplicemente “associate”, ma parti di uno stesso processo patologico. L’eccesso di tessuto adiposo, in particolare quello viscerale, altera profondamente il metabolismo glucidico, favorisce l’insulino-resistenza, accelera la perdita di funzione delle cellule beta pancreatiche e contribuisce allo sviluppo delle complicanze cardiovascolari. In altre parole, l’obesità è uno dei principali determinanti biologici del diabete tipo 2, non un semplice fattore ad esso spesso associato¹.
Questo concetto, già ben supportato dalla letteratura scientifica, trova oggi una consacrazione formale e operativa nelle nuove Linee Guida Nazionali sulla diagnosi e il trattamento dell’obesità, sviluppate dalla **Società Italiana dell’Obesità (SIO)**² su mandato dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Un documento che interessa direttamente anche il mondo della diabetologia, perché fornisce strumenti concreti per intervenire sulla concausa più frequente della malattia diabetica.
Un cambiamento culturale prima ancora che clinico
Il contesto in cui nascono queste Linee Guida è profondamente cambiato. Con l’approvazione del Decreto-Legge 483/2025, noto come “Legge Pella”, l’Italia è diventata il primo Paese al mondo a riconoscere l’obesità come malattia cronica, progressiva e recidivante (Decreto-Legge 1 ottobre 2025, n. 1483). Questo passaggio ha un valore che va ben oltre l’aspetto normativo: sancisce ufficialmente che l’obesità non è una colpa individuale (stigma del peso)3, né il risultato di una semplice mancanza di volontà, ma una patologia complessa che richiede cure continuative e basate su evidenze.
Per le persone con diabete, in particolare di tipo 1 – e per chi lavora quotidianamente in ambito diabetologico – questo significa finalmente poter affrontare il problema del peso con lo stesso approccio con cui si gestiscono la glicemia, la pressione arteriosa o la dislipidemia.
Un cambiamento culturale prima ancora che clinico
Il contesto in cui nascono queste Linee Guida è profondamente cambiato. Con l’approvazione del Decreto-Legge 483/2025, noto come “Legge Pella”, l’Italia è diventata il primo Paese al mondo a riconoscere l’obesità come malattia cronica, progressiva e recidivante (Decreto-Legge 1 ottobre 2025, n. 1483). Questo passaggio ha un valore che va ben oltre l’aspetto normativo: sancisce ufficialmente che l’obesità non è una colpa individuale (stigma del peso)3, né il risultato di una semplice mancanza di volontà, ma una patologia complessa che richiede cure continuative e basate su evidenze.
Per le persone con diabete, in particolare di tipo 1 – e per chi lavora quotidianamente in ambito diabetologico – questo significa finalmente poter affrontare il problema del peso con lo stesso approccio con cui si gestiscono la glicemia, la pressione arteriosa o la dislipidemia.
Un cambiamento culturale prima ancora che clinico
Il contesto in cui nascono queste Linee Guida è profondamente cambiato. Con l’approvazione del Decreto-Legge 483/2025, noto come “Legge Pella”, l’Italia è diventata il primo Paese al mondo a riconoscere l’obesità come malattia cronica, progressiva e recidivante (Decreto-Legge 1 ottobre 2025, n. 1483). Questo passaggio ha un valore che va ben oltre l’aspetto normativo: sancisce ufficialmente che l’obesità non è una colpa individuale (stigma del peso)3, né il risultato di una semplice mancanza di volontà, ma una patologia complessa che richiede cure continuative e basate su evidenze.
Per le persone con diabete, in particolare di tipo 1 – e per chi lavora quotidianamente in ambito diabetologico – questo significa finalmente poter affrontare il problema del peso con lo stesso approccio con cui si gestiscono la glicemia, la pressione arteriosa o la dislipidemia.
La distribuzione viscerale del grasso è il vero motore dell’insulino-resistenza.
Diagnosi: perché il “peso sulla bilancia” non basta
Uno dei messaggi più importanti delle Linee Guida SIO riguarda la diagnosi. Per anni il Body Mass Index (BMI) è stato utilizzato come unico criterio per definire sovrappeso e obesità. Oggi sappiamo che questo approccio è insufficiente, soprattutto quando l’obiettivo è identificare il rischio metabolico e diabetologico.
Le evidenze analizzate dimostrano che, nei soggetti con BMI compreso tra 25 e 35 kg/m², l’associazione del BMI con almeno un indice di adiposità centrale – come la circonferenza della vita o il rapporto vita/altezza – migliora significativamente la capacità di intercettare le persone a maggior rischio di diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari1.
Stile di vita: necessario, ma non sufficiente
Le Linee Guida SIO ribadiscono che gli approcci dietetici non strutturati o puramente prescrittivi hanno un’efficacia limitata e scarsamente duratura. Al contrario, programmi strutturati di Medical Nutrition Therapy, integrati con tecniche di terapia cognitivo-comportamentale, portano a risultati più stabili e clinicamente rilevanti.
Dal punto di vista diabetologico, è importante ricordare che anche riduzioni ponderali relativamente modeste (5–10%) sono associate a miglioramenti significativi della sensibilità insulinica, del controllo glicemico e, nei soggetti con prediabete, a una riduzione dell’incidenza di diabete tipo 2.
Questo rafforza l’idea che il trattamento dell’obesità debba essere parte integrante del percorso di cura diabetologico, e non un intervento accessorio.
Terapie farmacologiche: una svolta anche per il diabete
Uno degli aspetti più innovativi delle Linee Guida SIO è l’inquadramento dei farmaci per la gestione dell’obesità (Obesity Management Medications, OMM). L’arrivo di farmaci altamente efficaci, in particolare gli agonisti del recettore GLP-1 e i doppi agonisti GLP-1/GIP, ha cambiato radicalmente le prospettive terapeutiche.
Una recente network meta-analisi, condotta nell’ambito dello sviluppo delle Linee Guida SIO, ha confrontato in modo sistematico efficacia e sicurezza dei trattamenti farmacologici, endoscopici e chirurgici approvati dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) nelle diverse classi di obesità, fornendo una base solida per raccomandazioni stratificate e personalizzate4.
In parallelo, una revisione sistematica e meta-analisi pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Medicine ha confermato l’elevata efficacia dei trattamenti farmacologici per l’obesità negli adulti, con un profilo di sicurezza complessivamente favorevole5,6. Per le persone con diabete tipo 2, questi farmaci rappresentano oggi una strategia terapeutica integrata, capace di agire contemporaneamente su peso, glicemia e rischio cardiovascolare.
Chirurgia metabolica e continuità terapeutica
Nei casi di obesità severa, la chirurgia metabolico-bariatrica resta il trattamento più efficace nel lungo termine e può determinare, in una quota significativa di pazienti, la remissione del diabete tipo 2. Le Linee Guida SIO sottolineano tuttavia l’importanza di una gestione cronica e multimodale della malattia, riconoscendo un ruolo crescente ai farmaci anti-obesità anche nel periodo pre- e post-operatorio, soprattutto in caso di recupero ponderale (“weight regain”).
Il messaggio finale delle nuove Linee Guida è semplice ma potente: curare l’obesità significa prevenire e curare meglio il diabete tipo 2.
Il riconoscimento normativo introdotto dalla Legge Pella, insieme a raccomandazioni cliniche basate su evidenze solide, offre oggi a medici e pazienti strumenti concreti per affrontare una delle principali sfide della medicina moderna.
References
Tratto da: diabete.com, Dr. Matteo Monami, 20 dicembre 2025