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Come ricevere un trapianto

È una situazione che non si vorrebbe mai vivere ma che, purtroppo, qualche volta rappresenta l’unica alternativa per continuare ad andare avanti. Ricevere un nuovo organo è un percorso che spesso si rivela più complicato del previsto. Mesi, anche anni di attesa durante i quali si attende quella telefonata che – al di là delle frasi scontate – allunga davvero la vita. Chi si sente diagnosticare una patologia la cui guarigione è dettata soltanto dal sostituire l’organo malato con uno nuovo si chiede come ricevere un trapianto, che cosa bisogna fare e, soprattutto, quanto si deve aspettare prima di riaccendere definitivamente la luce della speranza.

Le liste di attesa per un trapianto sono aperte a tutte le persone assistite dal Servizio sanitario nazionale per le quali c’è stata una valutazione clinica idonea all’intervento. Si tratta di un passaggio obbligato, visto che la domanda di nuovi organi supera l’offerta.

Va da sé che il primo passaggio per poter ricevere un trapianto è quello della diagnosi della malattia. Si deve accertare, in poche parole, che un organo sia affetto da una grave insufficienza non curabile in alcun modo. Dopodiché si comincia un viaggio che si spera sia il più breve possibile, prima di arrivare in sala operatoria per l’intervento.

Ecco, allora, come ricevere un trapianto secondo la procedura prevista.

Trapianto: per quali malattie?

Certe malattie interessano gli organi in modo irreversibile: causano una grave insufficienza non curabile con alcun trattamento medico. L’unica soluzione resta il trapianto dell’organo. Si tratta di una prestazione che rientra nei cosiddetti Lea, cioè i livelli essenziali di assistenza. Proprio per questo motivo, la prestazione è gratuita.

Questo intervento rappresenta una vera e propria terapia salvavita nel caso in cui gli organi colpito siano i polmoni (fibrosi cistica), l’intestino, il cuore (cardiomiopatia) o il fegato (cirrosi epatica). Resta un’alternativa molto valida anche quando la patologia interessa il pancreas o il rene, in quanto si rivela più efficace e tollerabile rispetto alla dialisi o all’insulina.

Trapianto: le liste d’attesa

Una volta diagnosticata la malattia e verificata l’idoneità del paziente a ricevere un trapianto in base alle indicazioni nazionali, deve avvenire l’iscrizione alla lista d’attesa. Questa può variare a seconda dell’intervento da fare. È possibile, ad esempio, iscriversi in due liste diverse solo per il trapianto di rene: nella propria regione di appartenenza ed un’altra a libera scelta. Per le altre tipologie, l’iscrizione è unica in un solo centro di trapianto.

Per quanto riguarda i bambini, l’iscrizione viene gestita da un programma pediatrico che prevede un’unica lista di attesa gestita dal Centro nazionale trapianti.

Questo centro gestisce anche altre situazioni in cui è necessario monitorare l’assegnazione di organi. Ad esempio, il programma delle urgenze che interessa i pazienti in grave pericolo di vita. Oppure il programma destinato ai pazienti iperimmuni, cioè quelli che hanno particolari difficoltà ad affrontare il trapianto a causa di una elevata risposta immunitaria. Il Centro nazionale trapianti gestisce anche gli organi eccedenti, cioè quelli che non trovano un paziente in grado di riceverli.

Trapianto: come vengono assegnati gli organi

Come ormai succede in molti campi, anche in quello del trapianto si ha a che fare con un algoritmo. È lui che assegna gli organi in base a parametri come:

  • la gravità della patologia;
  • la compatibilità con l’organo;
  • il gruppo sanguigno;
  • l’età;
  • il tempo trascorso dall’iscrizione alla lista d’attesa.

Trapianto: quanto bisogna aspettare

Gli ultimi dati resi noti dal ministero della Salute sulle liste d’attesa per i trapianti riguardano il 2018. Evidenziano un leggero calo rispetto agli anni precedenti. Nel dettaglio, ecco quanto si aspetta mediamente per un trapianto di organi:

  • polmoni: 12 mesi;
  • cuore: 13 mesi;
  • fegato: 5 mesi;
  • rene: 24 mesi;
  • pancreas: 8 mesi.

Trapianto: come diventare donatore

Ovviamente, non esiste un trapianto di organi se non c’è un donatore. La donazione è sempre gratuita ed avviene solo su esplicita scelta di un cittadino di qualunque età: anche chi ha più di 80 anni può donare cornee e fegato, ad esempio, purché le sue condizioni di salute glielo consentano.

Per diventare donatore, bisogna manifestare la propria volontà per iscritto, compilando una nota che riporti nome, cognome, data di nascita, dichiarazione di volontà positiva e negativa (è anche possibile ribadire che dopo la morte non si vuole donare gli organi), data e firma. Questo documento può essere redatto in carta bianca o utilizzando uno dei tanti facsimili reperibili in rete, come questo fornito dal ministero della Salute. Il modello va consegnato al medico di famiglia oppure va portato sempre in tasca o in borsa.

Per diventare donatore di organi basta anche:

  • compilare il tesserino blu inviato dal ministero della Salute nel maggio 2000 e tenerlo insieme agli altri documenti;
  • iscriversi all’Aido (Associazione italiana donatori di organi) purché si sia diventati maggiorenni;
  • comunicarlo all’ufficio anagrafe del Comune.
  • Per conto dei minorenni, devono decidere sempre entrambi i genitori: se uno dei due non è d’accordo, la donazione non può essere fatta.

Tratto da: laleggepertutti, Carlos Arija Garcia, 19 gennaio 2020