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C.F. 98152160176

Verso una pressione sistolica target 110-130 MMHG nei pazienti anziani con ipertensione

In pazienti anziani con ipertensione, un approccio terapeutico intensivo con target fra 110 e 130 mmHg di pressione arteriosa sistolica ha ridotto l’incidenza di eventi cardiovascolari senza aumentare l’incidenza di eventi avversi rispetto all’approccio standard. Lo studio STEP ha arruolato 8.511 pazienti cinesi con ipertensione, di età compresa fra 60 e 80 anni, e li ha randomizzati a una terapia con target pressorio tra 110 e 130 mmHg e un approccio convenzionale con target pressorio 140-150 mmHg. I pazienti sono stati seguiti ogni mese per i primi 3 mesi e poi ogni 3 mesi fino al 48° mese o alla fine dello studio. La pressione arteriosa a domicilio è stata monitorata mediante un’applicazione per smartphone e i pazienti avevano uno stesso sistema di misurazione automatica della pressione. Se la pressione non era misurata regolarmente e trasmessa al centro di raccolta dei dati, l’app mandava reminder al paziente. Al follow-up di un anno i valori medi di pressione sistolica erano pari a 127,5 mmHg e 135,3 mmHg nei due bracci. Durante un follow-up della durata mediana di 3,3 anni, l’endpoint primario (una combinazione di ictus, sindrome coronarica acuta, scompenso acuto, rivascolarizzazione coronarica, fibrillazione atriale o morte per cause cardiovascolari) si è verificato nel 3,5% dei pazienti trattati in maniera “intensiva” e nel 4,6% dei pazienti in terapia standard, con una riduzione del rischio relativo del 26%. È stata riscontrata inoltre una riduzione del 33% del rischio di ictus e sindrome coronarica acuta nel primo braccio di trattamento. La frequenza di ipotensione è stata maggiore nei pazienti trattati in maniera “intensiva”, mentre la sicurezza e gli outcome renali non sono risultati significativamente diversi nei due gruppi. Di conseguenza, una riduzione dei valori pressori sistolici nel range 110-130 mmHg appare efficace e relativamente sicura in pazienti ipertesi e anziani.

Fonte: ESC Congress 2021.

Tratto da: Cardiolink, 28 settembre 2021