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C.F. 98152160176

Una nuova speranza per il trattamento dell’ipertensione resistente: lo studio PRECISION

Il trattamento dell'ipertensione resistente è stato oggetto di numerosi studi, ma attualmente non sono disponibili opzioni farmacologiche efficaci per il suo trattamento. Un possibile target farmacologico è rappresentato dall’antagonismo dei recettori dell’endotelina, potente vasocostrittore implicato nella patogenesi dell'ipertensione. Lo studio PRECISION (Parallel-Group, Phase 3 Study with Aprocitentan in Subjects with Resistant Hypertension) ha valutato l'efficacia di aprocitentan, doppio antagonista dell'endotelina, nel ridurre la pressione in pazienti con ipertensione resistente. Lo studio multicentrico ha coinvolto 730 pazienti con ipertensione resistente (pressione arteriosa sistolica [PAS] ≥140 mmHg nonostante l'assunzione di una terapia costituita da tre farmaci antipertensivi, incluso un diuretico). Lo studio consisteva di tre parti sequenziali con le seguenti randomizzazioni: parte 1- aprocitentan 12,5 mg vs aprocitentan 25 mg vs placebo per 4 settimane; parte 2 - tutti i pazienti hanno ricevuto aprocitentan 25 mg per 32 settimane; parte 3 - sospensione farmacologica di 12 settimane in cui i pazienti sono stati ri-randomizzati ad aprocitentan 25 mg o placebo. Gli endpoint primari e secondari erano le variazioni della PAS alla settimana 4 e dal basale di sospensione alla settimana 40. Aprocitentan è stato ben tollerato e superiore al placebo nell'abbassare la pressione sanguigna alla settimana 4 (least square mean [SD]: -3.8 [1.3] mmHg per aprocitentan 12.5 mg e -3.7 [1.3] mmHg per aprocitentan 25 mg rispetto al placebo). Dopo 4 settimane di sospensione, la PAS è aumentata significativamente con placebo rispetto ad aprocitentan (media [IC95%]:+5.8 [3.7-7.9] mmHg). L'evento avverso più frequente è stato l’edema lieve-moderato verificatosi soprattutto nei pazienti trattati con aprocitentan 25 mg. I risultati dello studio supportano l’utilizzo di aprocitentan nel trattamento dell’ipertensione resistente, con risultati migliori rispetto a quelli ottenibili tramite denervazione renale.

Fonte: Schlaich P et al. Lancet November 7, 2022. doi.org/10.1016/S0140-6736(22)02034-7.

Tratto da: Cardiolink, Martina Chiriacò, 14 dicembre 2022