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Piede diabetico e arteriopatia periferica, qual č la relazione?

L’arteriopatia periferica è una patologia del sistema cardiovascolare caratterizzata dall’occlusione parziale o completa dei vasi periferici degli arti superiori e inferiori. Nonostante la sua incidenza aumenti in caso di aterosclerosi (una condizione contraddistinta da alterazioni della parete delle arterie che perdono la propria elasticità a causa dell’accumulo di calcio, colesterolo, cellule infiammatorie e materiale fibrotico) anche il diabete mellito rappresenta un importante fattore di rischio.

I pazienti con diabete mellito, infatti, hanno il doppio delle possibilità di ammalarsi di arteriopatia periferica rispetto alla popolazione generale. Inoltre, questa malattia può portare a ulcere del piede diabetico, una delle complicanze più frequenti e invalidanti del diabete mellito, con conseguenze anche gravi per il paziente.

Ce ne parla il dott. Odeh Omar Fatehi Mahmoud, chirurgo vascolare presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care di Bresso.

Che cos’è il piede diabetico?

L’OMS definisce il piede diabetico come una “condizione di infezione, ulcerazione e/o distruzione dei tessuti profondi del piede associate ad anomalie neurologiche e a vari gradi di vasculopatia periferica degli arti inferiori”.

Questo significa che si tratta di una condizione legata a due complicanze croniche del diabete mellito che interessano gli arti inferiori: la neuropatia diabetica (danno ai nervi periferici che può portare a perdita di sensibilità ai piedi) e l’arteriopatia periferica (diminuzione dell’afflusso di sangue e ossigeno alle arterie degli arti superiori e inferiori, causata dall’ostruzione e dal restringimento di queste ultime) che riscontrata in circa il 50% dei casi di lesioni agli arti inferiori.

La presenza di neuropatia diabetica può mascherare i sintomi dell’arteriopatia periferica (il più caratteristico è la claudicatio intermittens, ovvero la presenza di dolore muscolare da sforzo, avvertito alle gambe durante lo svolgimento di attività fisica che regredisce fino a scomparire con il riposo) e quindi aumentare il rischio che lesioni o ulcere vengano ignorate dal paziente fino a quando non diventano gravi.

Perché c’è una prevalenza così elevata di arteriopatia periferica nei pazienti diabetici?

Il diabete mellito rappresenta uno dei fattori di rischio principali per le patologie cardiovascolari in quanto comporta alterazioni del metabolismo, oltre che glicemico, anche lipidico e proteico, responsabili dell’insorgenza della cosiddetta dislipidemia diabetica che a sua volta può determinare un danno della parete e di conseguenza un accumulo di colesterolo e calcio all’interno della parete arteriosa.

Da considerare anche che la prevalenza del diabete stesso nella popolazione generale è in continuo aumento. Quindi, come si può dedurre, aumenta di conseguenza la prevalenza dell’arteriopatia in generale che risulta comunque sottostimata in quanto in molti casi è asintomatica.  

Quali sono le caratteristiche dell’arteriopatia periferica nei pazienti diabetici?

La patologia può essere del tutto asintomatica o manifestarsi con sintomi come dolore agli arti inferiore durante la marcia (Claudicatio intermittens); in questi casi il grado del peggioramento viene misurato in base alla comparsa del dolore in relazione ai metri percorsi ed il tempo di recupero. Se non si interviene prontamente la situazione può avanzare fino alla comparsa di dolore a riposo durante la notte che costringe il paziente a mettere l’arto fuori dal letto per migliorare la circolazione. Questa fase viene definita come ischemia critica: il peggioramento risulta imprevedibile e possono comparire lesioni trofiche che infettandosi possono sviluppare un gangrena del piede.

Come viene diagnosticata l’arteriopatia periferica?

La diagnosi si avvale di buon esame clinico e successivamente di alcuni esami strumentali.

Durante l’esame clinico è importante valutare la palpazione dei polsi periferici, indagando la presenza di un soffio arterioso, dolore durante la marcia o a riposo, o la presenza di lesioni trofiche.

Come primo esame strumentale abbiamo l’ecocolorDoppler, un esame non invasivo e a basso costo. Con l’ecocolorDoppler si possono trovare calcificazioni delle arterie, stenosi, oppure, nei casi gravi, l’occlusione del distretto arterioso.

Come secondo esame abbiamo l’angio-TC, un esame invasivo con viene eseguito con l’utilizzo di mezzo di contrasto per poter visualizzare le arterie, generalmente viene impiegato nei casi dubbi oppure per la programmazione di un eventuale intervento.

Come può essere trattata l’arteriopatia periferica nei pazienti diabetici?

Ovviamente il trattamento dipende dalla fase in cui viene diagnosticata la malattia.

Nei casi asintomatici o con dolore durante la marcia ma con autonomia sufficiente, il trattamento migliore è la terapia medica ed il controllo dei fattori di rischio (ipertensione arteriosa e controllo di valori glicemici, astensione dal fumo di sigaretta).

Nei casi più gravi, con dolore a riposo oppure la presenza di lesioni trofiche, il trattamento consiste in interventi chirurgici che variano in base al distretto colpito e dalle condizioni generali del paziente.

Il trattamento può essere di tipo chirurgico aperto (confezionamento di un bypass) oppure di tipo mini invasivo endovascolare senza la necessità di ricorrere a tagli chirurgici.

Ovviamente la scelta dell’uno o dell’altro dipende da una serie di fattori come le condizioni generali del paziente, il grado della patologia, il distretto colpito.

Tratto da: Humanitas Care, 01 febbraio 2024