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Chirurgia del pancreas, nuovo strumento innovativo brevettato da Univr

Il lavoro è stato messo a punto dal team di ricerca coordinato da Roberto Salvia

La chirurgia del pancreas rappresenta una sfida estremamente complessa che pone i pazienti di fronte a rischi operatori molto elevati, tra cui si annoverano l’emorragia, la pancreatite o la più temuta fistola pancreatica postoperatoria, con conseguente compromissione della salute del paziente durante la degenza. Per la gestione di queste risulta fondamentale l’integrazione dall’esperienza e della collaborazione multidisciplinare.  È ormai riconosciuto come la chirurgia pancreatica, per attenersi a criteri qualitativi elevati, richieda alti volumi, studio e aggiornamento costante delle evidenze scientifiche disponibili, ma anche strumentazioni all’avanguardia. Il dialogo con le industrie che mettono a disposizione tecnologie sempre più avanzate, al fine di ridurre i rischi chirurgici e le complicanze postoperatorie può oggi svolgere un ruolo centrale.

Ma cosa fare quando l’attrezzatura chirurgica più adatta non è ancora disponibile sul mercato? La storia della chirurgia offre molti esempi di strumenti che vengono chiamati ancora oggi con il nome del loro inventore durante gli interventi chirurgici e che derivano proprio dal contributo di chirurghi che hanno saputo ideare lo strumento idoneo per affinare il loro gesto e la tecnica chirurgica.

Recentemente la storia pare essersi ripetuta all’università di Verona dove un team di ricercatrici e ricercatori dell’Istituto del Pancreas ha brevettato uno strumento innovativo. Ne abbiamo parlato Roberto Salvia, direttore dell’Istituto del Pancreas e co-inventore di questa tecnologia.

Professor Salvia, cos’è esattamente questa nuova invenzione brevettata?

La nostra invenzione è mirata ad un intervento chirurgico, la pancreasectomia distale, che prevede l’asportazione di corpo e coda pancreatica. Questa operazione richiede di tagliare il parenchima pancreatico con il rischio di una sua rottura, e quindi di sanguinamento o fistola pancreatica. Negli anni abbiamo visto molteplici tentativi di tecniche e materiali applicati per ridurre e mitigare questi rischi, spesso – purtroppo – con scarso beneficio. Ad oggi, non è ancora dimostrata la superiorità di una tecnica rispetto alle altre, anche se è molto diffuso l’utilizzo di suturatrici meccaniche che potrebbero ridurre i rischi di complicanze. Queste suturatrici alla estremità presentano una cartuccia ricaricabile al cui interno scorre una lama. Con la chiusura e l’attivazione dello strumento il parenchima viene compresso da file simmetriche di clip metalliche e quindi tagliato. Tuttavia, le clip delle cartucce in commercio non si adattano allo spessore del parenchima pancreatico né alla sua vascolarizzazione, rischiando quindi di comprometterlo. Questi strumenti vennero ideati per organi cavi, mentre noi abbiamo a che fare con il pancreas, un organo parenchimatoso, cioè pieno e soffice.

Abbiamo pensato quindi ad una soluzione che possa essere adattata alle suturatrici che usiamo quotidianamente ma in grado di rispettare i tessuti parenchimatosi e ridurre il rischio di complicanze postoperatorie.

Cos’ha di speciale il vostro disegno?

La cartuccia che abbiamo brevettato è dotata di un sistema di punti metallici di altezza asimmetrica e variabile. Il suo design permette una compressione modulabile e personalizzata del tessuto durante la sutura con un effetto emostatico ma anche in grado di rispettare efficacemente il parenchima, riducendo il rischio di complicanze.

Quindi questa nuova tecnologia potrebbe risolvere un problema critico per la chirurgia pancreatica?

Una delle tante criticità che offre questa chirurgia. Noi crediamo che il nostro brevetto permetta di superare i limiti delle soluzioni attualmente disponibili. Il pancreas è un organo molto suscettibile al gesto chirurgico. Dobbiamo rispettare i tessuti ma contemporaneamente asportare la porzione malata. Spesso il chirurgo si trova in situazioni scomode, in cui deve pensare al meglio per il paziente sia in termini di malattia oncologica che di morbidità chirurgica. La nostra invenzione risponde ad una esigenza ancora irrisolta, ovvero uno strumento capace di attuare una transezione ottimale, in cui venga preservata la vascolarizzazione del moncone pancreatico, garantendo al contempo una compressione efficace e completa del tessuto residuo.

Come si è arrivati all’ideazione di questa suturatrice “rivoluzionaria”?

Il merito va al gruppo. Partendo da un disegno iniziale del Dott. A. Balduzzi (dottorando presso l’Istituto) e successivamente perfezionato con l’aiuto del Dott. A. Esposito, responsabile della chirurgia Mini-invasiva della Chirurgia del Pancreas e di Matteo De Pastena, siamo arrivati a realizzare il prototipo della cartuccia lavorando affiancati dall’Ing. Bilotti (consulente dell’Università di Verona con esperienza nella collaborazione tra Ingegneria e Chirurgia per lo sviluppo di nuove tecnologie chirurgiche).

Abbiamo riconosciuto i limiti delle tecnologie esistenti e, con umiltà, provato a proporre una soluzione alternativa insieme al Liaison Office dell’Università di Verona.

Quanto è durato il lavoro?

Anni di studio dei problemi attuali, progettazione, e dialogo. Il professor Bassi non ha fatto in tempo a vedere la concessione del deposito brevettuale, avvenuto nel marzo 2024 dopo un percorso non semplice

Quali sono state le tappe che hanno portato al brevetto italiano?

Dopo aver ideato e discusso la soluzione, nel 2022 abbiamo sostenuto la fase di esame, la ricerca di anteriorità prima di depositare la domanda nazionale con il prezioso supporto del Liaison Office di Ateneo e la collaborazione con lo studio Bugnion (società di consulenza nel campo della proprietà intellettuale). Successivamente c’è stata la valutazione della brevettabilità da parte del Ministero. Infine, lo scorso settembre è arrivata la concessione del brevetto all’Università di Verona.

Quindi il prossimo passo è lo sviluppo industriale?

Esattamente, l’obiettivo è rendere disponibile sul mercato quanto prima questa soluzione made in Verona, tramite accordi di sviluppo e produzione con aziende del settore medicale interessate. C’è ancora molto lavoro da fare per l’ingegnerizzazione del prodotto, la validazione pre-clinica su larga scala e le necessarie autorizzazioni regolatorie. Al momento ci stiamo rivolgendo alle industrie che potrebbero essere interessate ad un programma di sviluppo congiunto. Un percorso complesso ma entusiasmante, che sono certo porteremo avanti nella speranza di implementare il progresso e i risultati della nostra chirurgia.

Per informazioni mediche: http://www.chirurgiapancreasverona.it/

Tratto da: UNIVRmagazine, 29 novembre 2024