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Pressione alta: il cervello attiva una risposta per proteggere il cuore

Il cuore, sotto pressione per l'ipertensione, invia un segnale al cervello, che a sua volta attiva il sistema immunitario nella milza. Quest'ultima rilascia un fattore di crescita che favorisce un rimodellamento del cuore che nel tempo compromette la funzionalità del cuore

Uno studio guidato dall'Istituto Neuromed di Pozzilli e pubblicato sulla rivista scientifica Immunity, svela un meccanismo biologico che coinvolge il cuore, il cervello e la milza nella risposta cardiaca al sovraccarico emodinamico provocato dall'ipertensione arteriosa. Lo studio ha coinvolto ricercatori provenienti da diversi Istituti internazionali tra cui le Università di Manchester, di Toronto e di Edimburgo.

La ricerca, condotta sia su modelli animali sia nell’uomo, descrive un vero e proprio circuito biologico che collega i tre organi.

«Abbiamo scoperto - spiega Sara Perrotta, ricercatrice del Neuromed, prima autrice della ricerca - che il cuore, sotto pressione a causa dell'ipertensione, invia un segnale al cervello, che a sua volta attiva il sistema immunitario nella milza. Quest'ultima rilascia un fattore di crescita, chiamato Placental Growth Factor, capace di stimolare specifiche cellule immunitarie presenti nel muscolo cardiaco, favorendo un rimodellamento inizialmente adattativo. Tuttavia, con il tempo, questo processo tende a peggiorare, compromettendo la funzionalità del cuore».

Gli scienziati hanno osservato che, anche in pazienti ipertesi, i livelli di Placental Growth Factor nel sangue aumentano parallelamente ai segni di un rimodellamento del cuore. Inoltre, è stata individuata l'espressione di una particolare proteina, Neuropilina-1, nei macrofagi del tessuto cardiaco umano, confermando l'esistenza di un meccanismo simile anche nella nostra specie.

«Questa scoperta - commenta Daniela Carnevale, professoressa dell’Università Sapienza di Roma e del Neuromed, autrice di riferimento dello studio - apre nuove prospettive nella comprensione di come il sistema nervoso e quello immunitario lavorino insieme per governare la risposta del cuore nei processi patologici che portano allo scompenso cardiaco. In futuro, potremmo immaginare strategie terapeutiche capaci di modulare questa risposta naturale per prevenire l'evoluzione dell'insufficienza cardiaca».

Tratto da: Healthdesk, 10 marzo 2025