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Diagnosi celiachia: promettente test del sangue, bocciate le linee guida

Sulla diagnosi della celiachia giungono quasi insieme i risultati di due studi dagli esiti di segno opposto. La notizia positiva è che studiosi del Walter and Eliza Hall Institute, a Parkville (Australia), hanno sperimentato con successo su 48 persone un test del sangue promettente per l’identificazione della malattia senza ricorso alla biopsia intestinale (1).
«Questo test» ha spiegato Jason Tye-Din, uno dei ricercatori «ha dimostrato di essere accurato e di dare risposte entro 24 ore, limitando così l'assunzione del glutine da parte del paziente a soli 3 giorni, a differenza di quanto accade con la biopsia intestinale che la richiede invece per settimane o mesi». Il test si basa sulla rilevazione immunoenzimatica di citochine nel sangue intero (interferone-gamma e IP-10) che sono rilasciate in proporzione alla presenza di cellule T reattive al glutine dopo test di stimolo. Il metodo, da validare su scala più ampia, ha dimostrato una sensibilità del 94% e una specificità del 100%. Sono dati che, forse, mitigano la negatività degli esiti di uno studio svedese, secondo cui le attuali linee guida per individuare la malattia celiaca non diagnosticata dallo screening nella popolazione pediatrica sono inadeguate. «Vari studi hanno presentato strategie di case-finding attivo, concludendo che erano efficaci perché si evidenziava un’aumentata incidenza di diagnosi nel gruppo sottoposto a esame» scrivono Anna Rosén dell’università di Umeå e colleghi. «Ma queste ricerche avevano molti limiti, come la carenza di gruppi di controllo». Nell’attuale studio sono stati coinvolti in tutta la nazione 7.054 dodicenni e 6.294 genitori che hanno compilato questionari sulla frequenza dei sintomi e delle condizioni associate alla celiachia. Quando i ricercatori hanno confrontato le risposte al questionario dei bambini con celiachia con quelli senza, non hanno trovato alcuna differenza significativa nella frequenza dei rispettivi sintomi (2,1% vs 2,1%; P = 0,930) così come nella frequenza delle condizioni associate alla malattia (3,6% vs 2,1%; P = 0,07). La sensibilità del questionario si è attestata al 38%, la specificità al 63%, il valore predittivo positivo al 2%, quello negativo al 98%. «I nostri dati» concludono gli autori «indicano che un questionario riguardante i sintomi non può essere utilizzato per distinguere i bambini con celiachia non diagnosticata dai loro coetanei senza malattia».
Clin Exp Immunol, 2014 Jan 3. [Epub ahead of print]
Tratto da: Doctor33, Arturo Zenorini, 20 gennaio 2014