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Il laser CO2 nel trattamento delle ulcere difficili del piede diabetico

“Il laser in medicina viene utilizzato in tanti campi, dalla ginecologia all’oculistica , in chirurgia e altri. Da qualche anno, abbiamo provato a utilizzare il laser CO2 anche nel trattamento chirurgico delle lesioni ulcerative difficili del piede diabetico” sottolinea il dr. Monami.

La versatilità del Laser Co2 per le ulcere più difficili

“Ci sono delle lesioni ulcerative in alcuni pazienti con piede diabetico che sono particolarmente difficili da trattare, sono le ulcere che hanno tessuti non vitali, come la fibrina, una fibrina colliquata (molle), una fibrina molto difficile da rimuovere con agenti meccanici come il bisturi o la curette.” continua il dr. Monami. “In questi casi, il laser CO2 che “scioglie”, elimina il tessuto non vitale, facendo “esplodere” l’acqua all’interno delle cellule – rappresenta una metodica nuova di debridement chirurgico, cioè di rimozione chirurgica dei tessuti non vitali; l’utilizzo del laser CO2 potrebbe darci vantaggi – e infatti ce li sta dando – nella rimozione di tessuti che “soffocano” il letto dell’ulcera, premono sui tessuti di granulazione – quelli che fanno guarire la lesione ulcerativa – e rendono appunto difficoltoso il processo di guarigione.”

“Utilizzare un laser CO2 per le ulcere cavitarie, profonde, per le fistole, per i tessuti infetti, sfruttando le alte temperature (laser CO2 arriva a 2.000 °C) può aiutarci a sterilizzare il letto dell’ulcera. In casi molto particolari, i più complessi, quindi, usiamo il laser CO2 che ha una notevole versatilità: debridement chirurgico, sterilizzazione del letto dell’ulcera, fotocoagulazione, ci sono molte cose che questa tecnica ci consente di fare nei casi più difficili” ha concluso il dr. Matteo Monami, direttore del Centro per la Cura del Piede Diabetico dell’ AOU Careggi di Firenze.

Lo studio in corso

“Nel nostro Centro di cura del Piede diabetico, qui all’Ospedale Careggi di Firenze, stiamo anche raccogliendo materiale di alcuni pazienti che hanno ulcere particolarmente difficili da trattare, probe to bone positive ovvero dove c’è esposizione ossea” aggiunge la d.ssa Benedetta Ragghianti. “In questi pazienti, stiamo utilizzando una tecnica che sfrutta il laser CO2 tramite la quale è possibile creare dei microfori che arrivano fino alla spongiosa ossea dai quali facciamo fuoriuscire minime quantità di sangue. In questo sangue sono presenti cellule totipotenti ematiche che riproducendosi vanno ad aiutare la formazione di nuovo epitelio (riepitelizzazione) di queste lesioni difficili. Stiamo raccogliendo una casistica che sta diventando abbastanza numerosa e che speriamo di poter pubblicare a breve su riviste scientifiche.” conclude la d.ssa Ragghianti.

“Questo è un campo abbastanza innovativo” sottolinea il dr. Monami “che sfrutta una vecchia osservazione di chirurgia quando venivano utilizzati degli strumenti meccanici, come ossivore o comunque i primi strumenti abbastanza cruenti che toglievano una lamina superficiale dell’osso con massivi sanguinamenti; un’operazione che – per quanto cruenta – faceva poi notare un miglioramento della lesione ulcerativa. Noi stiamo cercando di riprodurre queste stesse osservazioni, utilizzando una metodica moderna, meno aggressiva, più gentile che – come diceva la d.ssa Ragghianti – crea dei microfori – possono essere anche numerosi in base alle necessità – e con i microsanguinamenti che ne conseguono, riusciamo a sollecitare un miglioramento verso la risoluzione dell’ulcera.

A cura del dr. Matteo Monami, geriatra e direttore dell’Unità Piede diabetico, AOU Careggi di Firenze

Tratto da: Diabete.com, 16 novembre 2018