5permille
5x1000
A te non costa nulla, per noi č importante!
C.F. 98152160176

Non siete intolleranti al glutine ma al glifosato

Il legame tra l’erbicida e la celiachia spiegherebbe la recente epidemia

I sintomi della cosiddetta intolleranza al glutine e della celiachia sono estremamente simili ai sintomi riportati da animali da laboratorio esposti al glifosato e il numero dei casi è aumentato di pari passo con l’aumento dell’uso del glifosato nell’agricoltura.

“La celiachia e più in generale l’intolleranza al glutine, è un problema crescente in tutto il mondo, ma soprattutto in Europa e Nord America, dove si stima che ora ne soffra il 5% della popolazione. Qui proponiamo che il glifosato, l’ingrediente attivo nell’erbicida Roundup®, sia il fattore causale più importante in questa epidemia”, scrivevano i ricercatori in una meta-analisi di 300 studi. Lo studio, pubblicato sulla rivista Interdisciplinary Toxicology nel 2013, è stato completamente ignorato dai media, ad eccezione di Mother Earth News e The Healthy Home Economist.

Ora che il glifosato sta avendo l’attenzione che merita dopo essere stato considerato colpevole in una causa da 280 milioni di dollari per cancro e definito cancerogeno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sarebbe ora di analizzare il ruolo della sostanza nella celiachia.

I sintomi della cosiddetta intolleranza al glutine e della celiachia sono estremamente simili ai sintomi riportati da animali da laboratorio esposti al glifosato, sostengono gli autori dello studio Anthony Samsel, scienziato indipendente che è stato anche consulente dell’EPA sull’inquinamento da arsenico e della Guardia Costiera statunitense sulla reazione ai pericoli chimici, e Stephanie Seneff, ricercatrice del Massachusetts Institute of Technology (MIT). I due ricercatori segnalano uno studio recente, pubblicato su Journal of Crop and Weed, su come il glifosato influenzi il sistema digerente dei pesci. La sostanza diminuiva gli enzimi digestivi e i batteri, alterava le pieghe mucose e distruggeva la struttura dei microvilli nella parete intestinale. “Queste caratteristiche richiamano altamente la celiachia”, scrivono Samsel e Seneff.

Inoltre, il numero di persone a cui è stata diagnosticata la celiachia e l’intolleranza al glutine è aumentato di pari passo con l’aumento dell’uso del glifosato nell’agricoltura, iniziato negli anni ’80 e diventato routine negli anni ‘90, soprattutto con la recente pratica di bagnare i cereali con l’erbicida poco prima del raccolto. Anche se alcuni sostengono che l’aumento dei casi di celiachia intorno all’anno 2000 sia semplicemente dovuto ai migliori strumenti diagnostici, i ricercatori hanno elencato i seguenti punti a sostegno della loro tesi:

•La celiachia è associata a squilibri dei batteri intestinali che possono essere pienamente spiegati dagli effetti del glifosato su di essi.

•La celiachia è associata alla riduzione degli enzimi citocromo P450. Il glifosato è noto per inibire questi enzimi.

•Le carenze di ferro, cobalto, molibdeno, rame e altri metalli rari associati alla celiachia possono essere attribuite alla forte abilità del glifosato di chelare questi elementi.

•Le carenze di triptofano, tirosina, metionina e seleniometionina associate alla celiachia si abbinano alla riduzione di questi aminoacidi da parte del glifosato.

•I pazienti celiaci hanno anche un maggior rischio di linfoma non-Hodgkin, implicato anche nell’esposizione al glifosato.

•L’incidenza del linfoma non-Hodgkin è aumentata rapidamente nella maggior parte dei Paesi occidentali nel corso degli ultimi decenni. Le statistiche dell’American Cancer Society mostrano un aumento dell’80% dai primi anni ’70, quando il glifosato è stato introdotto sul mercato per la prima volta.

•I problemi di salute riproduttiva associati alla celiachia, come infertilità, aborto e malformazioni, possono essere spiegati dal glifosato.

I residui di glifosato nei cerali, nello zucchero e in altre colture stanno aumentando probabilmente a causa della crescente pratica della disidratazione delle colture poco prima del raccolto, sostengono i ricercatori. La pratica illegale, diventata routine tra gli agricoltori dagli anni ’90, aumenta la produttività uccidendo le colture. Poco prima che le piante muoiano, rilasciano i loro semi per moltiplicare la specie.

Morale della storia? Dobbiamo diventare “glifosato-free” e non glutine-free. E questo significa convertirsi al biologico, soprattutto quando si tratta di cereali e animali che si nutrono di essi.

Tratto da: Meteoweb, Beatrice Raso, 30 novembre 2018