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Podologi. Dal congresso Aip arriva la proposta: “Inserire assistenza podologica nei Lea”

Questa una delle proposte emerse il 18-19 gennaio scorsi a Roma al XXXII Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Podologi. “Prevedere, sia a livello nazionale che regionale, l’assistenza podologica, soprattutto per anziani e bambini, nell’ambito di un necessario programma di prevenzione delle patologie del piede”. Il presidente Ponti: “Abbiamo il dovere di lavorare uniti per il bene della professione. Il nuovo assetto ordinistico delle professioni sanitarie deve essere solo un punto di partenza per garantire un’assistenza sempre più qualificata”.

Si è tenuto il 18-19 gennaio scorsi a Roma il XXXII Congresso nazionale dell’Associazione Italiana Podologi (AIP) dal titolo “Dal traguardo degli Ordini la partenza per una nuova crescita culturale”, nel cui ambito vi sono state tavole rotonde e relazioni tecniche, a cui hanno partecipato diversi specialisti di livello che hanno parlato di Podologia e Piede diabetico, ma, anche di Ortopedia, Meccanica e Postura, Dermatologia, e delle applicazioni delle innovazioni tecnologiche e dei materiali di cui il Podologo si avvale nel suo lavoro quotidiano.

Il Presidente Valerio Ponti, in merito alle novità introdotte dalla legge Lorenzin, uno dei temi al centro del Congresso ha commentato: “Lavoriamo da molto tempo per raggiungere i nostri obiettivi. Come indica il titolo di questo evento, l’istituzione degli ordini professionali rappresenta sicuramente un traguardo epocale, ma anche un punto di partenza, dobbiamo intrecciare nuovi rapporti con altre figure professionali ed accantonare eventuali contrasti nati anche all’interno della Podologia stessa. Abbiamo il dovere di lavorare uniti per il bene della professione. Il nuovo assetto ordinistico delle professioni sanitarie deve essere solo un punto di partenza per garantire un’assistenza sempre più qualificata”.

 “L’abusivismo in Podologia – ha aggiunto il Presidente Ponti – è da sempre una vera e propria piaga. In Italia c’è chi ancora confonde il podologo con l’estetista o il vecchio callista. Chiaramente, grazie all’istituzione dell’Ordine si avrà una maggior tutela del professionista, ma soprattutto del cittadino”.

Nel 2018 vi sono stati importanti cambiamenti non solo per chi è già nel mondo del lavoro, ma anche per chi sta ancora affrontando il percorso formativo. Il Presidente Ponti ha, infatti, ricordato, che “tre master professionalizzanti in podologia dello sport, del piede diabetico e in onicopatia hanno ottenuto l’approvazione. Ciò è una risposta significativa alla richiesta sempre maggiore di un’assistenza podologica qualificata, capace di fronte all’aumento di malattie cronico-degenerative ed alla necessità di prevenzione, a partire dal paziente pediatrico”.

Nel corso del Congresso, si è parlato anche del Progetto AIP di fornire assistenza ai senzatetto del Vaticano sotto il colonnato di San Pietro. Trattasi di un progetto che ha una forte valenza sociale, ed è anche utile per gli studenti che posso far pratica sul campo fornendo assistenza a persone che non possono permettersi una visita podologica.

Tante sono ancora le sfide all’interno della Sanità, su cui da sempre l’Associazione ha combattuto e continuerà a combattere, tra cui le seguenti:

 - l’esigenza che venga prevista, sia a livello nazionale che regionale, l’assistenza podologica, soprattutto per anziani e bambini, nell’ambito di un necessario programma di prevenzione delle patologie del piede. Infatti, cure non appropriate determinano patologie invalidanti che possono portare l’anziano ad una mobilità ridotta o perfino compromessa, mentre, la mancanza di screening per i bambini nelle scuole elementari fa sì che non si possano prevenire future e più gravi patologie del piede. Al fine di prevenire patologie del piede nei bambini dovrebbero essere, anche, poste le condizioni per una maggiore integrazione tra il pediatra ed il podologo.

 - l’inserimento dell’assistenza podologica nei LEA, al fine di ridurre le amputazioni derivanti dalle complicanze del diabete. Le complicanze del diabete, grave patologia ritenuta dalla comunità scientifica internazionale come “la pandemia del futuro”, che, come noto, causa in Italia oltre 7000 amputazioni l’anno, con una media di 19 giorni di degenza per ogni paziente, comporta conseguenti notevoli costi a carico del Sistema Sanitario Nazionale e l’esclusione dall’assistenza dei cittadini meno abbienti.

Tratto da: Quotidiano Sanità, 07 febbraio 2019