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Fare un'attivitā fisica mirata e controllata migliora la sindrome metabolical

Un programma di esercizi fisici personalizzati che incorpora l'uso di activity tracker può aiutare a ridurre la gravità della sindrome metabolica, secondo uno studio pubblicato su Lancet Public Health. «La sindrome metabolica è un fattore predisponente per malattie cardiovascolari e metaboliche, ma ha anche grande rilevanza socio-economica, dato che influenza la salute e la produttività dei lavoratori. Abbiamo voluto valutare l'effetto di una attività fisica regolare supportata da telemonitoraggio sulla gravità della sindrome metabolica e sulla capacità lavorativa nei dipendenti di un'azienda» spiega Sven Haufe, della Hannover Medical School, in Germania, primo nome dello studio. I ricercatori hanno randomizzato 314 lavoratori di una fabbrica automobilistica tedesca che hanno soddisfatto tre dei cinque criteri per la sindrome metabolica a un gruppo di intervento (attività fisica) o a un gruppo di controllo (una lista di attesa per l'intervento). I partecipanti nel gruppo di intervento hanno ricevuto una consulenza personalizzata per l'esercizio fisico, con un obiettivo di 150 minuti di attività di intensità moderata alla settimana. Le persone in questo gruppo hanno anche indossato degli activity tracker, e hanno usato una app per smartphone per tenersi in contatto con un esperto di scienze motorie, con il quale si sono incontrati ogni mese per adeguare il loro programma. Ebbene, dopo sei mesi, la gravità della sindrome metabolica è risultata ridotta in maniera significativa nel gruppo di intervento, ma è rimasta praticamente invariata nel gruppo di controllo. In particolare, le persone che hanno seguito il programma di attività fisica hanno mostrato miglioramenti significativi rispetto a circonferenza della vita, trigliceridi, pressione arteriosa sistolica e glicemia a digiuno. Il gruppo di intervento, inoltre, ha evidenziato un miglioramento della capacità di esercizio, della capacità lavorativa e della qualità della vita. In un editoriale di accompagnamento, Alex Burdorf e Suzan Robroek, dell'Erasmus Medical Center di Rotterdam, nei Paesi Bassi, affermano che il programma presentato nello studio è promettente. «Tuttavia, dato che i benefici ottenuti dopo sei mesi sono piuttosto moderati, è evidente che non ci troviamo davanti a una soluzione per tutti i problemi di perdita di capacità lavorativa» concludono gli editorialisti.

Lancet Public Health 2019. doi: 10.1016/S2468-2667(19)30075-1

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31204284

Lancet Public Health 2019. doi: 10.1016/S2468-2667(19)30101-X

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31204285

Tratto da: Doctor33, 20 giugno 2019