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Chirurgia bariatrica. Facilitare l’accesso alle cure ai pazienti obesi

I chirurghi della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità delle Malattie Metaboliche (Sicob) riaffermano la capillarità sul territorio dei 133 centri accreditati pronti ad accogliere i pazienti dopo lo stop imposto dalla pandemia: gli interventi di chirurgia bariatrica sono crollati del 30% con punte del 50% rispetto ai 25mila interventi annui degli anni precedenti.

Occorre “rimettere al centro” i pazienti portatori di obesità e reindirizzarli verso un corretto percorso terapeutico, facilitando l’accesso ai 133 Centri accreditati distribuiti in modo capillare su tutto il territorio. Una rete di Centri con equipe multidisciplinari in grado di garantire una perdita dell’eccesso di peso fino all’80% e soprattutto risultati duraturi nel tempo.

È questo il messaggio che arriva dalla Sicob, la Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità delle Malattie Metaboliche, nel corso del loro XXIX Congresso Nazionale a Firenze che si conclude oggi. I chirurghi sottolineano l’importanza e la completezza della terapia multidisciplinare che con una rete di specialisti garantisce una perdita dell’eccesso di peso fino all’80% e soprattutto risultati duraturi nel tempo.

Tanti i temi sotto i riflettori: dalle conseguenze del Covid sulla chirurgia bariatrica alla definizione del percorso diagnostico terapeutico, ai limiti di età e di BMI dei pazienti bariatrici, al passaggio da una chirurgia indifferenziata alla chirurgia tailored e al weight regain. E ancora dal rapporto fra obesità e cancro alla malattia da reflusso gastroesofageo in chirurgia bariatrica, alle procedure endoscopiche, alla gestione delle complicanze e urgenze in chirurgia bariatrica.

La popolazione portatrice di obesità in Italia comprende sei milioni di persone, il 10% della popolazione, ma altri 25 milioni sono in sovrappeso. Numeri destinati a crescere anche a causa degli alti numeri dell’obesità infantile, che collocano l’Italia al secondo posto in Europa. Inoltre, secondo l’ultimo Rapporto sull’obesità italiana presentato di recente dall’Istituto Auxologico Italiano, nel Nord-ovest e nel Centro Italia la prevalenza di obesità si attesta al 10%, mentre nel Nord-est e nelle isole il valore raggiunge l’11,4%; maglia nera le regioni del Sud con il 12,4%. Se con il lockdown i disturbi alimentari sono aumentati almeno del 30%, per i portatori di obesità la gestione della “segregazione” è stata molto più complicata, soprattutto a causa dell’impossibilità di relazionarsi di persona agli specialisti che li seguono. Uscire dall’isolamento e ritrovare una “rete” di assistenza che li aiuti a riprendere il percorso verso una perdita di peso consistente e duratura, rappresenta per il paziente portatore di obesità una chance fondamentale.

E se con la pandemia è stato registrato un crollo degli interventi di chirurgia bariatrica del 30% con punte del 50% rispetto ai 25mila interventi annui, ora è il momento di rimettersi in moto.

“La nostra mission – afferma il Presidente della Sicob Marco Zappa – è prendere in carico il paziente e seguirlo dall’inizio del percorso fino a molti anni dopo l’intervento di riduzione del peso. I portatori di obesità grave infatti hanno bisogno di un team multidisciplinare che li aiuti a gestire tutte le fasi dando l“Solo il follow-up multidisciplinare negli anni garantisce un successo duraturo – spiega il Presidente del Congresso Marcello Lucchese – perché il paziente nelle fasi successive all’intervento non deve perdere i suoi Centri di riferimento che devono continuare a seguirlo per non perdere i risultati raggiunti. Non a caso il weight regain, l’eventuale recupero del peso, è uno dei temi centrali del nostro congresso di quest’anno, ed è importante che il paziente recepisca questo punto fondamentale. I centri Sicob non si fermano all’intervento, perché quest’ultimo è solo una tappa del percorso di cura”.

Anche i farmaci più innovativi possono dare un importante contributo al percorso terapeutico: “L’uso dei farmaci più moderni, che valorizzano la parte attiva del GLP-1, ormone intestinale aumentato da molti interventi chirurgici, è un’ulteriore risorsa che può essere molto utile nel sovrappeso e nelle forme di obesità lieve – continua Diego Foschi, Presidente uscente della Sicob – i farmaci più avanzati hanno dimostrato una riduzione di peso a 1 anno che può arrivare al 10-15% del valore iniziale, molto buona per questi pazienti ma del tutto insufficiente per quelli con obesità grave, che devono essere candidati alla chirurgia bariatrica. Nel paziente chirurgico, gli analoghi del GLP-1 possono essere utili per migliorare la performance del paziente prima dell’intervento, perché anche una modesta riduzione di peso è importante, e per trattare i casi iniziali di weight regain che altrimenti rischiano di tornare al peso iniziale obbligandoci ad interventi di alta chirurgia”

“In Italia – conclude il Presidente Zappa – c’è ancora scarsa consapevolezza del fatto che il bisturi sia un’arma in grado di allungare la vita e di assicurare una cura definitiva: infatti, nell’80-90 % dei casi l’obesità provoca l’insorgenza di molte patologie gravi, come le malattie cardiocircolatorie, il diabete mellito di tipo 2 e l’insufficienza respiratoria. La chirurgia bariatrica, eliminando in maniera durevole il problema dell’eccesso di peso, risolve anche molti problemi metabolici provocati dall’obesità. I numeri parlano da soli: per esempio, gli interventi di chirurgia dell’obesità fanno regredire il diabete mellito di tipo 2 in un’altissima percentuale di casi. Questo significa non prendere più farmaci per il diabete già da pochi giorni dopo l’intervento e prevenire tutte le complicanze della malattia. La chirurgia bariatrica può letteralmente salvare e cambiare la vita di un paziente”.

Tratto da: Quotidiano Sanità, 09 ottobre 2021