5permille
5x1000
A te non costa nulla, per noi è importante!
C.F. 98152160176

Tumore al pancreas, l’Italia in prima fila per sconfiggere il big killer

Crescono i numeri della neoplasia, ma migliorano i percorsi di cura e diagnosi anche grazie ai centri di eccellenza italiani, alle nuove tecnologie e alla ricerca.

Da Peschiera del Garda a Palermo, passando per Milano, Verona, Pisa e Napoli. I centri di eccellenza italiani specializzati sul pancreas sfruttano le nuove tecnologie, puntano sulla formazione specialistica e conducono ricerche per arrivare a individuare nuovi biomarcatori e trattamenti più efficaci e specifici per contrastare uno dei big killer dell'oncologia.

I nuovi casi di tumore al pancreas in Italia sono passati da 12.500 nel 2015 a 14.300 nel 2020, per lo più uomini tra i 65 e i 69 anni e donne tra i 75 e i 79. Nonostante la prognosi sia spesso infausta, è sensibilmente migliorata rispetto a 10 anni fa, ma si deve fare ancora molta ricerca scientifica per rendere la diagnosi più precoce e le terapie più efficaci, nonché per sensibilizzare la popolazione alla prevenzione e conoscenza dei sintomi di questa neoplasia, che si cerca di fare anche in occasione della giornata mondiale del tumore al pancreas, oggi 17 novembre.

Le cause

L'incremento dei numeri del carcinoma del pancreas ha cause multifattoriali: stile di vita scorretto, alimentazione non equilibrata e agenti inquinanti, primo fra tutti il fumo, a cui si aggiunge una componente genetica nel 10% dei casi (dovuta al gene mutato per Brca o ad altri geni più rari). Sebbene si conoscano alcune di queste predisposizioni genetiche, l'assenza di marcatori predittivi o specifici nonché di sintomi facilmente riconoscibili ne ritardano la diagnosi. Tutti questi elementi posizionano il tumore del pancreas attualmente al 4° posto per mortalità e si stima che possa diventare la 2° causa di morte entro il prossimo decennio nei paesi occidentali.

«A rendere più difficile la cura di questa neoplasia – spiega Alessandro Zerbi, responsabile della Chirurgia Pancreatica di Humanitas e docente di Humanitas University – ci sono inoltre la posizione anatomica profonda del pancreas, la sua vicinanza a grosse vene e arterie, la scarsa responsività alle cure e la diagnosi spesso tardiva, che preclude la possibilità di intervento, fatto salvo per circa 20-30% di casi. Da qui l'importanza di potenziare la ricerca in ambiti innovativi, sia sul fronte dei meccanismi all'origine della malattia – che ci permetteranno di sviluppare nuove terapie – sia sull'utilizzo di approcci innovativi per migliorare le tecniche chirurgiche».

Per migliorare gli interventi e la preparazione dei chirurghi in Humanitas è nato un laboratorio per la caratterizzazione biomeccanica del tessuto del pancreas, allo scopo di creare un modello fisico dell'organo (detto “phantom”) in materiale artificiale, sia per il training di chirurghi e specializzandi, sia per individuare strumenti specifici per la chirurgia pancreatica, come ad esempio colle e fili di sutura con caratteristiche particolari.

Intelligenza artificiale e Machine learning

Un’altra strada è quella di investire sull'intelligenza artificiale e sulle potenzialità che offre nell'estrarre informazioni utili. «Il nostro obiettivo è elaborare una capacità di predizione pre-operatoria superiore a quella in uso fino ad ora, in modo da poter valutare, per il singolo paziente, la probabilità di comparsa di complicanze e la loro gravità, e da mettere in atto provvedimenti per limitarle – spiega Giovanni Capretti, ricercatore e chirurgo generale specializzato in patologia pancreatico-duodenale dell’Istituto Clinico Humanitas - L'utilizzo dell'AI consentirà in futuro di ottimizzare il percorso di diagnosi e di trattamento del singolo paziente che potrebbe in alcuni casi, ad esempio, non prevedere l'intervento chirurgico ma solo trattamenti radio o chemioterapici».

Formazione e ricerca

In tema di formazione, il team del Pancreas dell'Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda organizza un corso specifico, giunto alla settima edizione, per assistere agli interventi di chirurgia in diretta e da qualche anno in 3D con tecnica aperta e tecniche mininvasive laparoscopiche e robotiche.

A Palermo, invece, Upmc (University of Pittsburgh Medical Center), gruppo sanitario accademico tra i principali degli Stati Uniti, e il centro Ismett, eccellenza per trapianti e terapie ad alta specializzazione, hanno costituito la prima Pancreatic Unit della Sicilia. Il team multidisciplinare, coordinato da Luca Barresi, primario e presidente regionale dell’Associazione gastroenterologi ospedalieri, si pone l'obiettivo di coordinare l'attività di tanti professionisti con l'obiettivo di curare i pazienti secondo standard di altissima qualità e formare giovani professionisti specializzati nel cancro al pancreas.

«Aver dato vita alla prima Pancreatic Unit in Sicilia rappresenta un passo importante per tutta la rete scientifica del Mediterraneo - ha commentato Barresi - Il nostro obiettivo è creare un team con competenze alte e trasversali, che sia in grado di spronare altre realtà del settore a impegnarsi nella ricerca in un ambito in cui c'è ancora molto da scoprire

Diagnosi e medicina personalizzata

La diagnosi di cancro al pancreas è spesso tardiva, poiché il tumore non dà sintomi, e in molti pazienti il tumore resiste alle chemioterapie, verosimilmente anche a causa di una sottopopolazione cellulare tumorale con caratteristiche di staminalità: queste cellule sono in grado di rigenerare il tumore stesso e di adattarsi a modificazioni dell'ambiente circostante, come la presenza di farmaci o la scarsità di risorse vitali. L'individuazione di nuovi biomarcatori e l'utilizzo di trattamenti più efficaci e specifici sono dunque una priorità per il trattamento più efficace di questa malattia.

Il gruppo di ricerca dell'Istituto di genetica e biofisica “Adriano Buzzati Traverso” del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igb) di Napoli, coordinato da Enza Lonardo, ha condotto di recente uno studio i cui risultati sono stato pubblicati sul Journal of Experimental & Clinical Cancer Research. I dati ottenuti hanno portato all'identificazione di una sottopopolazione di cellule staminali tumorali altamente metastatica e caratterizzata dall'espressione della proteina LAMC2. «La presenza di questa proteina favorisce la migrazione delle cellule tumorali in organi secondari e ne incrementa il potenziale di staminalità, rendendole altamente resistenti ai trattamenti chemioterapici e favorendo l'insorgenza di metastasi, in particolare nel fegato», spiega Lonardo.

Tratto da: Il Sole 24, Predi Francesca Cerati,18 novembre 2022