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Cancro al pancreas, scoperta una nuova via per combatterlo

Uno studio italiano ha identificato i meccanismi con cui il tumore ostacola il sistema immunitario, mostrando la possibilità di vincere la resistenza.

Il tumore del pancreas è uno dei big killer dell'oncologia: nella maggior parte dei casi viene diagnosticato tardi, quando la chirurgia non è più risolutiva, e spesso risulta resistente all'immunoterapia, una delle armi più potenti nell'arsenale degli oncologi. Comprendere cosa renda questo tumore così refrattario all'azione del sistema immunitario potrebbe però aprire la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti e, in futuro, migliorare concretamente la vita di milioni di pazienti in tutto il mondo. E un nuovo indizio arriva oggi da uno studio italiano, che sulle pagine di Science Translational Medicine ha analizzato la possibilità di migliorare l'efficacia dell'immunoterapia nei confronti dell'adenocarcinoma duttale del pancreas (la forma più comune, che rappresenta quasi il 70% delle diagnosi), inibendo in modo mirato l'azione dell'arginasi 1, un enzima secreto dai neutrofili (cellule del sistema immunitario) all'interno del micro-ambiente tumorale.

Come i tumori "freddi" sfuggono al sistema immunitario

"Da diversi anni cerchiamo di capire quali meccanismi permettono ai tumori di sfuggire all'azione del sistema immunitario, e una delle scoperte che abbiamo fatto è che l'arginasi 1 gioca un ruolo importante nel caso dei cosiddetti tumori freddi, quelli in cui troviamo pochissimi linfociti T all'interno della massa tumorale", spiega a Salute Vincenzo Bronte, Direttore Scientifico dell'Istituto Oncologico Veneto. "Per questo motivo abbiamo deciso di studiare più a fondo la possibilità di inibire l'attività di questo enzima nei pazienti colpiti da un adenocarcinoma duttale del pancreas, un tumore freddo che di rado risponde all'immunoterapia".

Il ruolo dell'arginasi - continua Bronte - è quello di ridurre la concentrazione dell'arginina, un aminoacido che promuove la proliferazione dei linfociti T. La presenza di arginasi nel microambiente che circonda i tumori - è questa l'ipotesi dei ricercatori - "affama" i linfociti, che non possono quindi svolgere correttamente il loro ruolo di difensori dell'organismo, permettendo al cancro di proliferare indisturbato e di resistere con più facilità all'azione degli immunoterapici.

Per studiare più a fondo la questione non si possono utilizzare i tradizionali modelli animali, perché nei topi e negli esseri umani l'arginasi viene prodotta da linee cellulari differenti. I ricercatori hanno quindi studiato campioni cellulari prelevati da pazienti con un tumore al pancreas, identificando una forma modificata di neutrofili che producono una struttura proteica conosciuta come neutrophil extracellular traps (o Net), al cui interno sono intrappolati arginasi 1 e altre molecole. Studiando queste strutture hanno scoperto inoltre che l'arginasi contenuta nei Net viene tagliata da un altro enzima, trasformandosi in una forma "attiva" che riduce effettivamente la proliferazione dei linfociti T.

Un primo passo verso una nuova strategia

"Utilizzando topi umanizzati - racconta Bronte - abbiamo dimostrato che un anticorpo monoclonale indirizzato contro la forma modificata di arginasi 1 è in grado di bloccarne l'azione, aumentando la quantità di linfociti T presenti all'interno di un tumore del pancreas, e potenziando l'azione di diverse classi di immunoterapici". L'anticorpo monoclonale utilizzato nello studio è derivato dai roditori, e non può quindi essere utilizzato efficacemente in pazienti umani. Il prossimo passo sarà quindi ottenere un anticorpo monoclonale umanizzato, cioè adattato all'organismo umano, con il quale sarebbe possibile iniziare le sperimentazioni sull'uomo per verificare se la sua aggiunta ad un regime immunoterapico è in grado di migliorare le chance di risposta nell'adenocarcinoma duttale del pancreas e in altre forme di tumori solidi

Tratto da: La Repubblica Salute, Simone Valesini , 20 marzo 2023