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Dall'emoglobina al colesterolo. I 4 parametri da tenere sotto controllo per guadagnare 10 anni di vita

Migliorando i valori di quattro parametri, emoglobina glicata, indice di massa corporea, pressione sistolica e colesterolo, i pazienti con diabete 2 possono guadagnare anche 10 anni di vita in più.

Emoglobina glicata, indice di massa corporea, pressione sistolica e colesterolo. Sono i quattro parametri chiave delle salute metabolica per i pazienti con diabete 2, quelli che quando sono tenuti sotto controllo possono aumentare di dieci anni l’aspettativa di vita. Lo suggerisce uno studio su JAMA Network Open condotto su 421 persone con diabete 2 dall’età media di 65,6 anni. Le persone che all’inizio dello studio avevano i livelli più alti di emoglobina glicata (in media 9,9%, quando quelli normali sono inferiori al 6%) e che con gli opportuni interventi terapeutici sono riusciti a rientrare nei valori normali (in media paria 5,9%) hanno ottenuto 3,8 anni in più nell’aspettativa di vita. Anche chi non è rientrato nei valori normali ma ha ottenuto una riduzione considerevole del valore dell’emoglobina glicata (arrivando in media a 7,7%) ha avuto vantaggi nell’aspettativa di vita ottenendo 3,4 anni di vita in più.

L’aspettativa di vita di una persona con diabete si allunga anche abbassando l’indice di massa corporea. Chi, partendo da un indice di massa corporea di 41,4, equivalente all’obesità grave, riesce ad arrivare a un indice di massa corporea di 33 guadagna 2 anni nell’aspettativa di vita, chi arriva a 28,6 ne guadagna 24,3 e chi raggiunge un indice di massa corporea di 24,3 si assicura un aumento dell’aspettativa di vita di 3,9 anni.

Modelli simili sono stati osservati con la pressione sanguigna. Rispetto a chi aveva i valori più alti della pressione arteriosa sistolica (SBP, in media 160,4 mmHg), chi aveva livelli inferiori pari a 114,1 mmHg, 128,2 mmHg e 139,1 mmHg, poteva sperare rispettivamente in 1,9, 1,5 , e 1,1 anni di vita in più.

Rispetto agli altri biomarcatori, il colesterolo incide un po’ meno sulla durata della vita.  Rispetto a coloro che avevano i valori più alti con una media di 146,2 mg/dL, quelli con livelli medi di 59 mg/dL, 84,0 mg/dL e 107,0 mg/dL avevano rispettivamente un aumento nell’aspettativa di vita di 0,9, 0,7 e 0,5 anni.

«I nostri risultati possono essere utilizzati da medici e pazienti per individuare obiettivi di trattamento ottimali, per motivare i pazienti a raggiungerli e per misurare i potenziali benefici per la salute di interventi e programmi per migliorare la cura del diabete. Un migliore controllo dei biomarcatori può potenzialmente aumentare l'aspettativa di vita di 3 anni in una persona media con diabete di tipo 2. Per gli individui con livelli molto elevati di emoglobina glicata, pressione sistolica, colesterolo e indice di massa corporea, il controllo dei biomarcatori può potenzialmente aumentare l’aspettativa di vita di oltre 10 anni», affermano i ricercatori.

I benefici erano più pronunciati tra i pazienti più giovani e variano anche in base al sesso.

«Una donna di età compresa tra 50 e 60 anni con indice di massa corporea 30, pressione sistolica 160 mm Hg ed emoglobina glicata 10% può aspettarsi di vivere altri 3 anni riducendo la sua pressione sistolica a 120 mm Hg e può guadagnare 1,2 anni riducendo l'IMC 25. Per un paziente di sesso maschile di età compresa tra 50 e 60 anni con BMI 35, pressione sistolica 160 mm Hg, emoglobina glicata 8% e colesterolo LDL130 mg/dL, la riduzione dell'IMC da 35 a 30 è stata associata a ulteriori 1,4 anni di aspettativa di vita», dicono i ricercatori. Tuttavia, per un paziente di sesso maschile di età compresa tra 70 e 80 anni con gli stessi livelli di biomarcatori, la riduzione dell’indice di massa corporea a 30 kg/m2 è stata associata solo a ulteriori 0,6 anni di aspettativa di vita», hanno scritto nelle conclusioni gli autori dello studio.

Tratto da: Healthdesk, 03 maggio 2022