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Covid. Piede diabetico, ritardato ricorso in ospedale ha aumentato la gravitā delle ulcere

Lo studio del Giaccone di Palermo

Lo studio ha confrontato i dati di 111 pazienti diabetici ricoverati tra il 2017 e il 2019 e 86 pazienti ricoverati durante la pandemia. È stata riscontrata una maggiore gravità delle ulcere nel periodo pre-pandemico, da imputare al ritardato ricorso all’ospedalizzazione. Questo ha richiesto un numero significativamente maggiore di rivascolarizzazioni e una terapia più costosa, pur senza un aumento del tasso di amputazione. LO STUDIO

Uno studio sui pazienti diabetici condotto al Policlinico Giaccone di Palermo e pubblicato su Diabetes/Metabolism Research and Reviews ha confermato quanto la pandemia abbia agito sul comportamento dei pazienti che, temendo l’ospedale come un luogo a rischio infettivo, hanno ritardato i controlli per le loro patologie croniche.

L’unità operativa complessa di Malattie endocrine, del ricambio e della nutrizione dell’Azienda ospedaliera universitaria, che è Centro hub - spoke per la gestione e la cura del piede diabetico, ha esaminato la casistica di pazienti con piede diabetico ricoverati in regime di urgenza per l’aggravamento delle lesioni, mettendo in luce quali differenze in termini di caratteristiche cliniche, presenza di indici di infiammazione, età, sesso, condizioni sociali, fossero presenti tra i 111 pazienti ricoverati nell’era pre - pandemica (2017-2019) rispetto agli 86 pazienti ricoverati del periodo pandemico (2020-2021).

“È stato accertato – spiega in una nota la professoressa Carla Giordano, autrice dello studio insieme a Stefano Radellini, Enrica Vigneri, Lucia Smeraldi, Ettore Dinoto, Giovanni Guercio, Pierina Richiusa, Piero Luigi Almasio, Valentina Guarnotta, Riccardo Salzillo - che nell’era pandemica si è osservata una maggiore gravità delle ulcere da imputare al ritardo di afferenza del paziente all’ospedalizzazione. Ciò ha reso necessario un predominante ricorso a procedure di rivascolarizzazione e l’utilizzo di terapie molto costose”.

Il piede diabetico, caratterizzato da ulcere delle estremità è una delle complicanze tardive più gravi del diabete. Per comprendere qual è l’impatto in termini di gravità basti pensare che ogni 30 secondi una persona affetta da diabete è amputata a causa della complicanza settica o vascolare dell’ulcera.

“Lo studio – continua Carla Giordano - ha dimostrato che, attraverso il ruolo dei diversi specialisti dell’Hub Spoke Piede Diabetico, il ricovero è stato di successo in quanto non si è osservato un maggiore incremento del tasso di amputazione e soprattutto di amputazioni maggiori. Si tratta di dati che forniscono nuove informazioni sull’impatto che ha avuto il periodo pandemico sul rischio e sulla progressione dell’ulcera da piede diabetico. Ancora una volta appare evidente che un precoce intervento grazie alle competenze dei diversi specialisti è la migliore cura con il più alto tasso di successo per la prognosi a distanza”.

Gli specialisti del Policlinico, sottolinea la nota, hanno fatto ricorso anche a tecniche di medicina rigenerativa applicando cellule staminali adulte (mesenchimali) autologhe, ossia prelevate dagli stessi pazienti, “con risultati molto promettenti, aprendo la strada a nuovi e ulteriori progetti di ricerca”.

Il Commissario del Policlinico, Salvatore Iacolino, commenta: “Il servizio di Malattie endocrine diretto dalla Professoressa Giordano conferma ancora una volta il suo alto profilo scientifico. I dati pubblicati ribadiscono l’importanza di un intervento precoce per scongiurare conseguenze invalidanti per i pazienti, e contenere i costi a carico del Ssn. Occorre sviluppare e definire le azioni già avviate con l’unità di malattie endocrine per garantire la dovuta tempestività alle prestazioni richieste”.

Tratto da: Quotidiano Sanità, 07 marzo 2023