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Diabete di tipo 1: pancreas artificiale, nuovi dati di efficacia nei bambini

L’utilizzo del pancreas artificiale – i cosiddetti sistemi ibridi ad ansa chiusa: dispositivi in grado di monitorare in continuo le variazioni dei livelli di glicemia e di compensarle con infusioni dirette di insulina – potrebbe presto diventare una realtà terapeutica anche per i bambini affetti da diabete di tipo 1 di età compresa tra 2 e 6 anni.

Testati finora soprattutto su pazienti più grandi, perlopiù adulti e anziani (per cui vi è anche l’indicazione all’utilizzo da parte della Food and Drug Administration), questi sistemi sembrano funzionare anche sui diabetici più piccoli. Ovvero tra coloro in cui – a causa di modelli alimentari meno standardizzati, del basso fabbisogno di insulina e dell’elevata variabilità glicemica – è più difficile controllare la malattia. E che più sono esposti a eventuali conseguenze determinate dal diabete nel corso dell’infanzia.

Primi dati di efficacia anche nei bambini con diabete di tipo 1

La notizia giunge dall’esito di un trial clinico, i cui risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine. A condurlo un gruppo di ricercatori statunitensi, che ha testato l’efficacia del pancreas artificiale sviluppato dal centro per le tecnologie applicate al diabete dell’Università della Virginia.

Coordinati da Paul Wadwa, direttore della clinica pediatrica e del programma di telemedicina del Barbara Davis Center di Aurora (Colorado), i ricercatori hanno seguito il decorso della malattia in 102 bambini (2-6 anni). Lo hanno fatto utilizzando però strumenti differenti: un monitoraggio standard per 34 di loro (rilevazione della glicemia e disponibilità di una pompa per l’insulina), attraverso un dispositivo a circuito chiuso per i restanti 68. L’osservazione è durata poco più tre mesi (13 settimane).

In entrambi i gruppi, l’obiettivo era quello di non far variare i livelli di glicemia sotto i 70 o sopra i 180 milligrammi per decilitro. Un risultato che è stato raggiunto per quasi il 70 per cento del tempo nei bambini monitorati con il pancreas artificiale (partendo da un valore del 57 per cento) e nel 56 per cento (appena l’1 per cento in più rispetto alla rilevazione basale) tra coloro che invece erano stati inseriti nel gruppo di controllo. E per un arco temporale più lungo: dal momento che i bambini monitorati con il pancreas artificiale sono rientrati nel range glicemico indicato in media per tre ore in più (in media) al giorno.

Pancreas artificiale: di cosa si tratta?

Il dispositivo utilizzato nello studio, chiamato Control-IQ system, funziona come altri pancreas artificiali in fase di sperimentazione. Ovvero: grazie all’interazione tra una componente che monitora in continuo i livelli di zucchero nel sangue e una pompa insulinica che viene “aperta” o “chiusa” sulla base dell’elaborazione compiuta da un algoritmo presente nel circuito, che permette una somministrazione automatica e personalizzata dell’ormone.

In questo modo, evitando il monitoraggio personale (che ogni diabetico effettua almeno dieci volte al giorno), è molto meno concreto il rischio di andare incontro a episodi di ipo o iperglicemia. Un aspetto cruciale tra i più piccoli affetti dal diabete di tipo 1, soprattutto durante il digiuno notturno.

La malattia è infatti causata dall’assenza delle cellule beta pancreatiche che hanno il compito di produrre l’insulina, poiché distrutte dallo stesso sistema immunitario dell’organismo. Per questo chi ne è affetto ha bisogno dell’insulina (più iniezioni quotidiane) per regolare la quantità di zucchero del sangue.

Sebbene non in grado di sostituire completamente la ghiandola, un dispositivo complesso come il pancreas artificiale si è rivelato finora in grado di assolvere i suoi compiti in maniera più efficace rispetto a quanto garantito dalla combinazione degli altri dispositivi. Riscontri ottenuti perlopiù tra gli adulti, ma che da diversi anni ormai la comunità scientifica sta cercando anche nella popolazione pediatrica: considerando che la diagnosi di diabete di tipo 1 avviene quasi sempre nei primi anni di vita.

Pancreas artificiale: sulla scena iniziano a comparire dispositivi fai-da-te

Che l’attenzione nei confronti di sistemi di monitoraggio e intervento integrati sia elevata lo attesta anche l’appello lanciato nelle scorse settimane dalla Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica (Siedp), che ha messo in guardia le famiglie dall’uso di forme di pancreas artificiale “fai-da-te”.

“Si tratta di sistemi automatici di infusione dell’insulina sviluppati in casa dagli stessi genitori o dai pazienti e non autorizzati dagli enti regolatori in Italia e in Europa per i potenziali rischi – afferma Mariacarolina Salerno, direttore dell’unità di pediatria endocrinologica dell’Università Federico II di Napoli e presidente Siedp –. Questo fenomeno, seppur ancora di nicchia, sta iniziando a coinvolgere diverse famiglie anche nel nostro Paese”. Da qui l’importanza di portare avanti la ricerca in questo ambito, al fine di poter presto offrire dei device esenti da rischi ed efficaci nella gestione della glicemia.

Col pancreas artificiale cresce il ricorso alla telemedicina

Un altro aspetto interessante emerso da questo studio – e richiamato anche nell’editoriale di accompagnamento pubblicato sul New England Journal of Medicine da Daniela Bruttomesso: dirigente medico dell’unità operativa complessa di malattie del metabolismo dell’azienda ospedaliero-universitaria di Padova e coordinatrice del centro regionale per la terapia del diabete con microinfusore – riguarda il crescente ricorso al monitoraggio a distanza reso possibile dall’utilizzo del pancreas artificiale.

I ricercatori hanno infatti documentato come la formazione sull’utilizzo del dispositivo sia avvenuta in maniera virtuale in oltre 8 casi su 10. Inferiore invece rispetto a quanto registrato nel gruppo di controllo (91 contro 96 per cento) il dato relativo ai monitoraggi effettuati dagli specialisti da remoto. Dati comunque incoraggianti, che aggiungono un ulteriore tassello alla conoscenza propedeutica a una eventuale prossima disponibilità del pancreas artificiale anche per i pazienti più piccoli.

Tratto da: Aboutpharma, Fabio Di Todaro, 18 marzo 2023