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No ai test genetici non sono accurati

 

CONGRESSO AD AMSTERDAM, “ANDREBBERO VIETATI”
Amsterdam - I test genetici predittivi ‘fai da te’, che vanno molto di moda negli Usa e in Europa, andrebbero vietati. La presa di posizione, suffragata da uno studio che mette in discussione la veridicità dei risultati, è stata espressa durante il congresso della European Society of Human Genetics in corso ad Amsterdam. Dal test sulla lunghezza della vita a quello che predice in quale sport si può eccellere, gli scaffali delle farmacie del mondo anglosassone si stanno moltiplicando di kit che permettono di fare analisi del Dna a casa e di analizzare il campione anche in un altro continente.
Per verificarne l'attendibilità gli esperti dell'Erasmus University Medical Centre di Rotterdam hanno esaminato i test di due grandi aziende, una islandese e una statunitense, per otto diverse malattie molto comuni: dal diabete di tipo 1 e 2 alla degenerazione maculare, dal cancro alla prostata alla fibrillazione atriale. I ricercatori hanno utilizzato l'analisi dei genomi 'virtuali' di 100 mila persone. “Per alcune malattie - ha spiegato Cecile Janssens, uno degli autori - i test indicano una probabilità aumentata di avere una malattia per alcuni gruppi che non è statisticamente significativa: ad esempio per le persone più a rischio di diabete di tipo 2 il rischio è del 32 per cento, mentre per gli altri è del 22 per cento, una differenza troppo bassa per essere rilevante. Per altri test invece il risultato dà un rischio superiore al 100 per cento, che ovviamente è impossibile”. Sotto accusa c'è anche l'estrema semplificazione da parte di queste compagnie, che attribuiscono al Dna una responsabilità maggiore di quella che hanno nelle patologie, trascurando altri fattori. “Molte malattie sono multifattoriali - ha continuato l'esperto - e questi test non tengono conto ad esempio dello stile di vita e di atteggiamenti come il fumo o la dieta”. L'opinione comune tra gli esperti europei è che questi test vadano banditi, come ha confermato un sondaggio che ha visto questa opinione nel 63 per cento dei genetisti intervistati, o quantomeno fatti sotto la protezione di un counselling genetico, con un esperto che avverta il paziente dei limiti delle analisi. Un'ipotesi, questa, sposata dal 90 per cento del campione.
Tratto da: AGI, 01 giugno 2011