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366 milioni di diabetici nel mondo

 

Alla vigilia del meeting ONU, più fondi a ricerca
Appello esperti a governi per interventi subito
Sono 366 milioni i diabetici nel mondo, 4,6 milioni le morti causate da quest'epidemia che costerà ai sistemi sanitari 465 miliardi di dollari stimati per il 2011. Emerge un trend in allarmante crescita dai numeri presentati dall'International Diabetes Federation (Idf) al 47esimo congresso della Società europea per lo studio del diabete (Easd).
Dati alla mano, gli esperti hanno voluto richiamare l'attenzione della comunità internazionale a una settimana dal summit delle Nazioni Unite dedicato alle malattie non trasmissibili: tumori, patologie cardiovascolari, respiratorie e, appunto, il diabete.
La Federazione internazionale e la società scientifica europea rivolgono il loro appello ai Governi, sollecitandoli a mettere in atto interventi concreti e fissare obiettivi 'misurabili'. In cima alla lista delle richieste, l'aumento dei fondi destinati alla ricerca. Quello che si terrà a New York il 19 e il 20 settembre è il secondo summit all'Onu con un tema di salute come unico punto in agenda e gli specialisti si aspettano dai leader politici internazionali lo stesso impegno profuso nella lotta all'Hiv e all'Aids dal meeting del 2001.
"L'avanzamento delle conoscenze attuali - affermano il presidente dell'Idf, Jean Claude Mbanya, e il vicepresidente dell'Easd, Andrew Boulton - porterà alcuni miglioramenti nella cura e nella prevenzione delle malattie non trasmissibili, ma un'accelerazione della ricerca è essenziale se vogliamo davvero sconfiggere queste patologie".
I dati della quinta edizione dell'Atlante del diabete, avvertono i due esperti, "sottolineano senza alcun dubbio che il diabete è una sfida globale che i Governi non possono permettersi ulteriormente di ignorare. Il trend è quello di un'epidemia in crescita".
Nel 2011, prosegue Mbanya, "muore di diabete una persona ogni sette secondi. Per i leader internazionali la sveglia è suonata: ci aspettiamo azioni concrete che possano arrestare l'attuale traiettoria".