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OBESITĀ: BIOMARCATORI PER DIETE PERSONALIZZATE

 

Si studiano strategie terapeutiche sulla base di caratteristiche genetiche
Madrid - Una banca di biomarcatori, geni e proteine, in grado di predire la risposta di una persona obesa a una dieta specifica. È al lavoro un gruppo di ricercatori dell'Università di Navarra, coordinati da Estibaliz Goyenechea Soto, una scienziata della Scuola di Farmacia dello stesso ateneo spagnolo. I ricercatori hanno dimostrato che la presenza massiccia di grasso corporeo, e quindi di livelli più elevati di sostanze infiammatorie nel sangue, impedisce la perdita o il mantenimento del peso corporeo. Lo studio ha esaminato come la genetica personale dei pazienti obesi possa aiutare od ostacolare la perdita di peso. Alcune persone in sovrappeso od obese hanno geni mutati o alterati che, inizialmente, rendono difficile perdere peso e poi rendono più facile riacquistare i chili persi in sei mesi o in un anno. Lo stesso problema si verifica nei pazienti che hanno livelli più elevati di sostanze infiammatorie nel loro sangue. Questa predisposizione genetica, insieme a fattori esterni e personali (come inadeguate abitudini alimentari o inattività fisica), predispone i pazienti all'obesità e alle complicazioni che ne derivano (diabete, ipercolesterolemia e ipertensione arteriosa) che a loro volta aumentano il rischio cardiovascolare. Lo studio ha fornito nuovi dati sulla genetica e sui biomarcatori plasmatici che predicono la risposta dei pazienti obesi a diete specifiche. L'obiettivo è quello di sviluppare strategie terapeutiche personalizzate nel futuro sulla base delle caratteristiche genetiche di ogni persona. Una banca di biomarcatori in grado di predire la risposta di una persona alla perdita di peso potrebbe consentire ai medici di conoscere, con un semplice esame del sangue, come ogni paziente dovrebbe reagire a diversi tipi di intervento nutrizionale. Lo studio ha coinvolto 180 pazienti in sovrappeso od obesi che hanno seguito una dieta ipo-calorica (a basso consumo energetico) per 8 settimane e sono stati valutati dopo sei mesi e di nuovo un anno dopo la fine del l'intervento dietetico.
Tratto da: AGI, 25 novembre 2009