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Piano cronicità. Lo Snami Lombardia ricorre al Tar contro delibere regionali

Per il sindacato i contenuti dei provvedimenti regionali sono in contraddizione con le norme nazionali che istituiscono e regolano il Ssn, “in quanto si creano soggetti nuovi non previsti dalla Legge nazionale: i ‘gestori’”. Secondo lo Snami così si va verso la cancellazione della figura del medico di famiglia e l’entrata sul mercato di soggetti privati “che avranno il profitto come primo obiettivo, a discapito della salute dei cittadini”.

È stato depositato al Tar il ricorso dello Snami Lombardia contro la Delibera di Giunta Regionale lombarda relativa alla presa in carico del paziente cronico. Il ricorso è stato stilato dall’avvocato Gennaro Messuti in seguito alla decisione del 6 giugno del Consiglio Regionale Snami. A darne notizia è il sindacato stesso in una nota. Si tratta del secondo ricorso contro le delibere regionali: nelle scorse settimane ad appellarsi al Tar era stato il movimento “Medicina democratica”.

A spiegare le motivazioni dello Snami Lombardia, Roberto Carlo Rossi, presidente regionale del sindacato. “Riteniamo che la delibera in questione (la DGR 6551, che a sua volta dà attuazione alla DGR 6164) sia lesiva della libertà di scelta del cittadino ed il primo passo verso la totale eliminazione del Medico di Famiglia, unico soggetto del territorio in grado di fornire un’assistenza personalizzata, sartorializzata, efficace e a basso costo ai suoi assistiti” afferma Rossi.

Il ricorso, spiega Rossi, “tende soprattutto ad evidenziare ai Giudici Amministrativi che queste delibere sono in contraddizione con norme di rango nazionale che istituiscono e regolano il Servizio Sanitario Nazionale, in quanto si creano dei soggetti nuovi e non previsti dalla Legge nazionale: i ‘gestori’, che dovrebbero appunto gestire una grande quantità di cittadini lombardi cronici (fino a duecentomila contemporaneamente)”.

Questo lo scenario verso il quale, secondo lo Snami, si sta andando incontro: “La Regione invierà le lettere ai cronici illudendoli che d’ora in avanti, se il paziente dovesse accettare e firmare il contratto/patto di cura, tutti gli esami di cui lui avrà bisogno verranno prenotati in automatico. In realtà, il paziente, una volta accettato, sarà obbligato a seguire almeno per un anno dei percorsi di cura e terapeutici rigidamente pre-definiti, ancorati al budget, oltretutto recandosi solo nelle strutture che il gestore o il gestore-erogatore sceglieranno per lui”.

“La sanità lombarda, ora fiore all’occhiello dell’Italia e dell’Europa, verrà livellata al basso, oltretutto senza attuare veri risparmi, anzi il rischio è che si aumentino i costi”, afferma il presidente lombardo dello Snami, secondo il quale “è inoltre forte il timore che queste DGR favoriscano l’entrata sul mercato di soggetti privati che avranno il profitto come primo obiettivo, a discapito della salute dei cittadini”.

Tratto da: Quotidiano Sanità, 10 luglio 2017