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Piano nazionale cronicità

Si è insediata la Cabina di Regia che dovrà monitorarne l'attuazione e l'implementazione

Si è insediata oggi, anche se con un po' di ritardo rispetto alle previsioni del Piano nazionale cronicità, la Cabina di regia che ha il compito di coordinare a livello centrale l’implementazione del Piano e monitorarne l’applicazione e l’efficacia. A presiederla il direttore generale della Programmazione del ministero della Salute Andrea Urbani. IL DECRETO DI NOMINA.

Si è insediata oggi la cabina di regia del Piano nazionale sulla cronicità (accordo stato regioni).

Il suo compito sarà quello di coordinare a livello centrale l’implementazione del Piano e monitorarne l’applicazione e l’efficacia.

I suoi obiettivi sono:

 - guidare e gestire gli interventi previsti dal Piano definendo una tempistica per la realizzazione degli obiettivi prioritari;

 - coordinare a livello centrale le attività per il raggiungimento dei singoli obiettivi;

 - monitorare la realizzazione dei risultati;

 - promuovere l’analisi, la valutazione e il confronto sulle esperienze regionali e locali di attivazione di nuovi modelli di gestione della cronicità;

 - diffondere i risultati delle buone pratiche e promuovere la loro adozione sul territorio nazionale;

 - raccogliere dati e informazioni sui costi connessi alla gestione della cronicità;

 - valutare sistemi innovativi di remunerazione dell’assistenza ai malati cronici e formulare proposte in merito;

  - produrre una Relazione periodica sugli obiettivi realizzati e sullo stato di avanzamento dei lavori,

 - proporre, quando necessario, l’aggiornamento del Piano;

 - proporre la produzione e l’inserimento nella seconda parte del Piano di capitoli dedicati ad altre patologie croniche.

Ne fanno parte oltre al ministero della Salute e alle Regioni anche altri attori istituzionali (Agenas, Iss, Istat ecc) e non (Società scientifiche, Associazioni di tutela dei malati e così via), i rappresentanti della FnomCeo e della Federazione degli infermieri.

La Cabina di regia deve ora elaborare il cronoprogramma e dovrà provvedere al monitoraggio di “secondo livello”, cioè nazionale, dell’attuazione del Piano.

A livello locale ogni Regione è chiamata a sua volta a mettere in piedi dei sistemi di verifica.

L'organismo è presieduto dal direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero, Andrea Urbani, secondo cui l’attuazione del Piano nazionale cronicità è un vero e proprio banco di prova: “Già ora – dice Urbani - stiamo lavorando a stretto contatto con le Regioni, dalla Lombardia al Veneto e dall’Emilia Romagna alla Toscana, che hanno messo in campo azione di attuazione anche parziale del Piano.

Crediamo molto nell’utilità dello scambio di best practice e di modelli che si dimostrino efficaci. Anche perché è ora che tutte le Regioni entrino nel vivo. L’obiettivo, a regime, è in parte sovrapponibile a quello che ci stiamo proponendo a livello nazionale: identificazione della popolazione per gradi di complessità della patologia con stratificazione del rischio, l’analisi per patologia per ottimizzare la presa in carico”.

“È un riconoscimento sicuramente importante, ma direi anche naturale – dice Beatrice Mazzoleni, per la Federazione degli infermieri -. Il Piano cronicità ha come obiettivo quello di promuovere interventi basati sulla unitarietà di approccio, centrato sulla persona e orientato su una migliore organizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell’assistenza per contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, riducendone il peso sull’individuo, sulla sua famiglia e sul contesto sociale, migliorando la qualità di vita, rendendo più efficaci ed efficienti i servizi sanitari in termini di prevenzione e assistenza e assicurando maggiore uniformità ed equità di accesso ai cittadini.

Sono compiti e ruoli che gli infermieri svolgono ogni giorno, che fanno parte della loro professionalità e della loro mission di ‘prendersi cura’ delle persone. Non dimentichiamo l’evoluzione che proprio in questo senso sta avendo la figura ad esempio dell’infermiere di famiglia in molte Regioni benchmark e anche di quello di comunità, utili proprio a rispondere ai bisogni dei cittadini, anche se la carenza di organici non aiuta uno sviluppo veloce di queste figure”.

Secondo Mazzoleni “la cabina di regia per il Piano delle cronicità è il forse il primo vero esempio di multiprofessionalità che mette al centro il paziente: medici, dirigenti sanitari, infermieri e altri professionisti della salute riconoscono gli specifici campi di intervento, autonomia e responsabilità e garantiscono unitarietà dei percorsi di cura e di assistenza attraverso l'integrazione multiprofessionale degli obiettivi anche attraverso criteri di verifica e di valutazione degli esiti e dei risultati”.

Per Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato e del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici di Cittadinanzattiva, l’impegno è prima di tutto per contrastare le disuguaglianze che caratterizzano l’assistenza sanitaria, lavorando per l’applicazione del Piano in tutte le Regioni “visto il ritardo di molte di queste a oltre un anno dalla sua approvazione”.

“Porteremo sul tavolo della Cabina di regia – ha detto Aceti - le informazioni, le evidenze e le esperienze che singoli cittadini e Associazioni di pazienti ci sottopongono continuamente. Saremo pungolo per le istituzioni perché mettano in campo azioni, condivise con le organizzazioni civiche per superare i tanti e problemi che le persone con malattia cronica e loro familiari sono costretti a vivere ogni giorno come i costi privati da sostenere per far fronte alla carenza dei servizi sanitari e sociali, i ritardi diagnostici, la frammentazione dei percorsi, le iniquità e i ritardi nell'accesso alle terapie innovative, i viaggi della speranza dentro e al di fuori dei confini nazionali”.

Tratto da: Quotidiano Sanità, 26 gennaio 2018