Resi noti i risultati iniziali del primo studio clinico sull’uomo. Grazie al “taglia e cuci” del DNA, con una sola infusione colesterolo Ldl quasi dimezzato. Speranze per la prevenzione mirata di infarti ed ictus.
Quindici pazienti. Trattati con un’unica infusione. È vero che una rondine non fa primavera e non bisogna lasciarsi andare a voli pindarici. Ma certo, se il buongiorno si vede dal mattino, si può sperare che in futuro grazie alla terapia genica potremo curare i casi più complessi di alterazioni dei grassi nel sangue, come ad esempio accade per chi soffre di ipercolesterolemia omozigote e rischia l’infarto già in giovanissima età, perché ha valori di colesterolo LDL altissimi. Il tutto, agendo all’origine. Cambiando il percorso invisibile che all’interno dell’organismo porta ad aumentare i valori di colesterolo-LDL e trigliceridi nel sangue, amplificando in generale il rischio di infarti, ictus ed altri problemi vascolari.
Sicurezza da monitorare
A far sperare in una vera e propria rivoluzione (peraltro ancora lontana, con profili di sicurezza da monitorare e sicuramente per pochi se tutto sarà confermato) della prevenzione sono i risultati del primo studio di Fase 1 sull’uomo che ha valutato un'infusione singola di una terapia sperimentale CRISPR-Cas9 mirata ad una specifica proteina, chiamata ANGPTL3. Il trattamento, nel breve termine, si è rivelato sicuro ed ha quasi dimezzato il colesterolo LDL facendo calare i trigliceridi ci circa il 55%. I risultati della ricerca sono stati presentati al convegno dell’American Heart Association di New Orleans e pubblicati sul New England Journal of Medicine (primo nome Luke J. Laffin, cardiologo presso la Cleveland Clinic).
Come funziona la terapia
Il trattamento sperimentale di editing genetico CRISPR-Cas9 viene somministrato tramite infusione singola. Si chiama CTX310 ed utilizza minuscole particelle a base di grasso per trasportare la terapia genica direttamente nel fegato, dove disattiva appunto il gene che controlla ANGPTL3. Inibendo questo gene si possono ridurre il colesterolo cattivo e i trigliceridi. La necessità di andare ad agire con un trattamento mirato su questo invisibile tratto genetico nasce da un’osservazione ormai acclarata. Chi presenta mutazioni naturali che disattivano l'ANGPTL3 presenta bassi livelli di colesterolo e trigliceridi per tutta la vita, senza apparenti effetti dannosi, con un rischio inferiore di sviluppare malattie cardiovascolari aterosclerotiche.
I risultati principali
Nello studio, i valori di colesterolo LDL e di trigliceridi sono calati entro due settimane dal trattamento e sono rimasti bassi per almeno 60 giorni. L’approccio ha permesso di arrivare quasi a dimezzare i due parametri, considerando il dosaggio più elevato del trattamento. Stando a quanto riportato, si tratta della prima terapia a ottenere significative riduzioni sia del colesterolo LDL che dei trigliceridi contemporaneamente, agendo quindi su una condizione molto diffusa nella pratica clinica. "È davvero senza precedenti un singolo trattamento che ha ridotto simultaneamente il colesterolo LDL e i trigliceridi – indica in una nota Laffin. Se confermato in studi più ampi, questo approccio "one-and-done" potrebbe trasformare l'assistenza alle persone con problemi cronici del metabolismo dei lipidi e ridurre drasticamente il rischio cardiovascolare".
Sicurezza sotto controllo
Il trattamento, stando a quanto presentato nello studio, ha consentito di mantenere il calo del colesterolo LDL e dei trigliceridi almeno a due mesi. Sul fronte degli effetti collaterali, tre partecipanti hanno manifestato reazioni minori correlate all'infusione, come mal di schiena e nausea, risolte con la terapia farmacologica, e una persona ha avuto un ulteriore e temporaneo innalzamento dei valori degli enzimi epatici (già alti nel suo caso), risolto senza terapia. I pazienti saranno comunque monitorati per un anno nell'ambito di questo studio, con ulteriori valutazioni di sicurezza a lungo termine di 15 anni, come raccomandato dalla FDA (Food and Drug Administration – ente regolatorio americano) per tutte le terapie basate sul “taglia e cuci" del DNA.
A chi potrebbe essere diretta
La speranza, mentre il monitoraggio prosegue, è che per il futuro si possa disporre di un approccio mirato per casi complessi con scarsa aderenza alle terapie. Lo rivela Steven E. Nissen, coautore dello studio, che lavora al Cleveland Clinic Heart, Vascular and Thoracic Institute: “Molti pazienti interrompono l'assunzione dei farmaci per il colesterolo entro il primo anno. La possibilità di un trattamento una tantum con effetti duraturi potrebbe rappresentare un importante progresso clinico". Per la cronaca, i 15 soggetti inseriti nello studio erano per la maggioranza maschi, tra i 18 e i 75 anni. Tutti i partecipanti presentavano valori dei parametri lipidici elevati nonostante le terapie massime tollerate. Tra gli altri è stato considerato un paziente con ipercolesterolemia familiare omozigote (rara forma ereditaria di colesterolo molto alto). cinque con la forma eterozigote (quindi con un solo gene patologico ereditato dai genitori), uno con dislipidemia mista (colesterolo e trigliceridi alti) e due partecipanti con ipertrigliceridemia grave (livelli molto alti di trigliceridi nel sangue).
Tratto da: La Repubblica Salute, Federico Mereta, 19 novembre 2025