«Alimentazione inadeguata, inattività fisica e condizioni di sovrappeso e obesità sono sempre più diffuse nella popolazione di ogni età e rappresentano il primo fattore di rischio per il diabete di tipo 2 (Dmt2)» ha sottolineato Paolo Sbraccia, presidente della Società italiana dell'obesità. «In aggiunta, l'obesità rappresenta ormai un problema enorme di salute pubblica e di spesa per i sistemi sanitari nazionali». Per invertire la rotta servono approcci innovativi, sia sul piano dell'educazione e del supporto nutrizionale sia su quello delle strategie farmacologiche che possono facilitare la perdita di peso. Una sintesi delle criticità e delle prospettive in questo ambito è stata presentata da Antonio Ceriello, presidente della Fondazione dell'Associazione medici diabetologi (Amd) durante il 9th Italian Barometer Diabetes Forum - Obesity and type 2 diabetes (Roma, 12 luglio).
«I fattori all'origine dell'obesità sono numerosi, estremamente articolati, nonché ancora in larga parte da definire a livello fisiologico», ha sottolineato Ceriello. «L'approccio al problema è, quindi, complesso e prevede più livelli di intervento, caratterizzati da un diverso grado di efficacia: l'autoregolazione dell'alimentazione e dell'apporto calorico spesso non porta a risultati apprezzabili; il supporto di un esperto di nutrizione è raramente sufficiente a risolvere il problema; in pazienti selezionati, possono essere proposti farmaci "dimagranti" oppure ci si può indirizzare verso la chirurgia bariatrica, efficace nel contrastare tanto l'obesità grave quanto il diabete che spesso l'accompagna, ma impegnativa per il paziente e sempre da affiancare al supporto endocrinologico e psicologico».
Dopo anni di ricerche dagli esiti frustranti, recentemente sul fronte dei farmaci contro l'obesità si stanno aprendo nuovi scenari che sembrano offrire, per la prima volta, un aiuto concreto e ragionevolmente sicuro al calo ponderale. «Tra le molecole più promettenti già a disposizione ci sono farmaci antidiabetici come gli agonisti del recettore del Glp1 (Glp1-ra), in grado di agire, oltre che a livello pancreatico, anche a livello centrale, riducendo l'appetito e la propensione ad assumere cibo. Ulteriori opzioni per il trattamento dell'obesità in fase di valutazione contemplano l'impiego di associazioni di un Glp1-ra con glucagone oppure con melanocortina o con un inibitore dei trasportatori sodio-glucosio Sglt2 presenti nel tubulo prossimale; si sta anche esaminando la possibilità di una triplice combinazione Glp1-ra + glucagone + Gip. Un altro filone di ricerca in fase iniziale, ma molto stimolante, sta indagando i determinanti alla base dell'efficacia della chirurgia bariatrica per cercare di capire se sia possibile ottenere risultati analoghi all'intervento agendo farmacologicamente su target metabolici specifici».
«La vera innovazione in medicina consiste nel cambiare l'approccio e i sistemi di riferimento, fino a modificare il concetto stesso di malattia», ha sottolineato Roberto Vettor, dell'Università di Padova. «Per esempio, nel caso dei Glp1-ra, più che usarli per trattare il paziente diabetico noto per correggere il difetto incretinico, è innovativo pensare di proporli al soggetto obeso non ancora diabetico per evitare che lo diventi, posto che l'obesità è un riconosciuto elemento patogenetico del diabete. Un'altra innovazione riguarda la definizione di obesità: che cos'è veramente? Da dove deriva? Quali sono le effettive componenti patologiche? Gli studi condotti negli ultimi anni hanno dimostrato che l'obesità affonda le proprie radici, non tanto in un'alterata regolazione del metabolismo del tessuto adiposo, ma nel sistema nervoso centrale e che a essere efficaci sono i farmaci che agiscono a questo secondo livello, come i già citati Glp1-ra. Innovativo è anche valutare l'impatto della terapia del diabete sugli outcome cardiovascolari: finora, ben pochi farmaci hanno dimostrato di incidere direttamente a questo livello, che è l'obiettivo finale della cura. È dimostrato che agire sul peso del diabetico ha ripercussioni positive sulla sopravvivenza: la cura del diabete deve, quindi, obbligatoriamente occuparsi del peso del paziente, così come del controllo dei valori pressori».
Tratto da: Diabetologia33, 03 agosto 2016