Nel corso del 52° meeting dell'Associazione europea per lo studio del diabete (Easd) in corso a Monaco di Baviera, sono stati presentati alcuni importanti dati emergenti dallo studio landmark "Leader" - condotto con liraglutide fino a 1,8 mg (analogo del Glp-1) - relativi a capacità nefroprotettive del farmaco. Lo studio era già stato pubblicato sul New England Journal of Medicine con risultati notevoli sotto il profilo della sicurezza cardiovascolare (Cv): riduzione, rispetto al placebo, del 22% dei rischi di morte per cause Cv, del 12% del rischio di infarto miocardico, dell'11% di ictus non fatali, del 15% per mortalità per tutte le cause, contestualmente a una riduzione, a confronto dei valori basali, di -0,40% di HbA1c e di -2,3 kg di peso. Ora sono emersi specifici effetti dell'analogo Glp-1 sulle complicanze microvascolari, direttamente correlate a riduzione della nefropatia.
Il dato è stato ricavato da un endpoint secondario prespecificato del Leader. La progressione del danno renale, spiega Johannes Mann, ricercatore del trial e docente al Dipartimento di Nefrologia e Ipertensione dell'Università di Erlangen-Norimberga (Germania), è significativamente diminuita grazie al trattamento con liraglutide rispetto al placebo, così come misurato dal rapporto creatinina-albumina urinaria, entrambi aggiunti alla cura standard in 9.340 adulti con diabete di tipo 2 (Dmt2) e con alto rischio Cv. La riduzione globale del 22%, precisa, è stata guidata principalmente dalla componente di una macroalbuminuria persistente di nuova insorgenza, che si è riscontrata in grado inferiore (26%) nei pazienti adulti trattati con liraglutide rispetto al placebo. "Considerando che la nefropatia è una delle complicanze a lungo termine più frequenti nel diabete" sottolinea Mann "questi risultati appaiono rilevanti perché mostrano che liraglutide ha le potenzialità per ridurre il rischio di malattia renale nelle persone con Dmt2 ad alto rischio Cv". Inoltre, un'ulteriore analisi secondaria ha dimostrato che il trattamento con liraglutide non incrementa il rischio di ospedalizzazione per scompenso cardiaco (Hf) in adulti con Dmt2 e storia di Hf rispetto al placebo.
Più precisamente, secondo l'analisi secondaria prespecificata del Leader, liraglutide ha ridotto i ricoveri per Hf del 13% rispetto al placebo in tutti gli adulti con o senza storia di Hf al basale. La quota di soggetti con eventi avversi è apparsa simile nei due gruppi (62,3% vs 60,8%, rispettivamente). Si tratta di evidenze importanti, che si vanno ad aggiungere a quelle Cv già emerse dal Leader, che avevano messo in evidenza, come sottolinea Giorgio Sesti ordinario di Medicina Interna all'Università degli studi "Magna Grecia" di Catanzaro e uno dei coordinatori del Leader "come liraglutide non solo agisca sulla riduzione della glicemia e sulla perdita di peso, ma soprattutto contribuisca a prevenire le complicanze Cv e la mortalità nel diabete di tipo 2". Inoltre, aggiunge, lo studio "ha riguardato pazienti che vediamo quotidianamente nei nostri reparti e la ricaduta clinica dei risultati ha un significato molto importante". I risultati dello studio Leader erano già andati oltre tutte le attese - osserva Edoardo Mannucci, associato di Endocrinologia all'Università degli studi di Firenze dell'Aou Careggi, coordinatore di uno dei centri coinvolti nello studio - considerando il breve follow-up disegnato per testare la sicurezza Cv di un farmaco, non l'efficacia nella riduzione degli eventi Cv. Ora questo nuovo aspetto della nefroprotezione aumenta ulteriormente l'interesse verso questa molecola.
Tratto da: Doctornews, 17 settembre 2016