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Novitā dall'Easd: focus su Glp-1a e Sglt-2i

Data di pubblicazione: 28/09/2016

Al 52° meeting dell'Associazione europea per lo studio del diabete (Easd), tenutosi di recente a Monaco di Baviera, sono state molte le presentazioni di studi rilevanti sotto il profilo clinico condotti con farmaci sperimentali o di uso consolidato. Tra i dati di maggiore interesse vi è stata la dimostrazione delle proprietà nefroprotettive di liraglutide, Glp-1a utilizzato a dosaggi fino a 1,8 mg nel trial "Leader", condotto su 9.340 adulti con diabete di tipo 2 (Dmt2) e alto rischio Cv.

Lo studio, pubblicato poco prima sul New England, aveva rilevato l'ottimo profilo di sicurezza Cv del farmaco, con una diminuzione - rispetto al placebo - del 22% del rischio di morte per cause Cv, del 12% del rischio di infarto miocardico (Im), dell'11% di ictus non fatali e del 15% di mortalità per tutte le cause, insieme a una riduzione, rispetto al basale, di -0,40% di HbA1c e di -2,3kg di peso. Da un endpoint secondario predeterminato sono ora emersi specifici effetti del Glp-1a sulle complicanze microvascolari, direttamente correlate alla riduzione della nefropatia (e in particolare della macroalbuminuria), pari al 22%. Un'ulteriore analisi secondaria ha dimostrato che il trattamento con liraglutide non aumenta il rischio di ricovero per scompenso cardiaco (Hf) in adulti con Dmt2 e storia di Hf rispetto al placebo, anzi li riduce del 13% in tutti gli adulti con o senza storia di Hf al basale. Un secondo Glp-1a sperimentale, semaglutide, ha mostrato una riduzione di eventi Cv maggiori nel trial "Sustain-6", condotto su persone con Dmt2 ad alto rischio Cv. Il farmaco, dalla lunga emivita in monoiniezione sottocutanea settimanale, ha ridotto di un significativo 26% il rischio di un endpoint primario composito di morte Cv, prima comparsa di infarto miocardico (Im) non fatale o ictus non fatale rispetto al placebo, nel corso dei 2 anni di studio e ha inoltre dimostrato di consentire una migliore riduzione di HbA1c rispetto al placebo in add-on sia alla sola insulina basale sia con metformina in adulti con Dmt2 di lunga durata.

Mentre continua a crescere l'interesse per gli Sglt-2i (empagliflozin, dapagliflozin e canagliflozin), sempre più accreditati come possibili candidati di prima scelta nell'add-on alla metformina insieme ai Glp-1a, nel campo delle insuline vanno segnalati i risultati di una metanalisi dei trial "Edition 1, 2 e 3". Ha evidenziato un tasso molto inferiore di ipoglicemia confermata o grave in qualsiasi momento della giornata con 300 unità/mL rispetto a 100 unità/mL di insulina glargine, a tutti i valori di HbA1c raggiunti al mese 6. Questi risultati, ottenuti in più di 2mila pazienti, evidenziano come il dosaggio superiore consenta a soggetti adulti con Dmt2 di raggiungere un controllo glicemico sovrapponibile con un minor numero di ipoglicemie rispetto al dosaggio inferiore. Quanto alle combinazioni titolabili a rapporto fisso, IDegLira, costituita da insulina degludec e liraglutide (Glp-1a), ha dimostrato in un'analisi post hoc del trial "Dual V" di fase 3b, di avere una probabilità 4,5 volte superiore di raggiungere i target glicemici senza ipoglicemia e aumento di peso rispetto alla sovratititolazione con glargine U100.

Un'analisi post-hoc dello studio clinico "LixiLan-L" ha invece dimostrato che un maggior numero di persone con Dmt2 trattate con insulina glargine 100 Unità/mL + lixisenatide (Glp1-a) ha raggiunto il target giornaliero di glicemia postprandiale (Ppg) rispetto ai trattati con la sola glargine e che una quota significativamente più alta di partecipanti ha raggiunto l'obiettivo di Ppg dopo 30 settimane, sulla base dell'automonitoraggio glicemico domiciliare (Smpg).

Tratto da: Diabetologia33, 28 settembre 2016


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