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Cani addestrati per intercettare crisi ipoglicemica

Data di pubblicazione: 01/07/2016

Cani da allerta medica per pazienti con diabete di tipo 1, opportunamente addestrati per riconoscere le alterazioni della glicemia e segnalarle al paziente. Si tratta di un progetto iniziato circa un anno fa e che prende la mosse dal centro più avanzato in questo settore che si trova negli Stati Uniti, a Philadelphia. «I cani vengono definiti "diabetes alert dogs" (Dad) e sono stati addestrati a segnalare un'alterazione della glicemia in pazienti affetti da diabete di tipo 1 (soprattutto episodi ipoglicemici, ma anche condizioni di iperglicemia) e quindi anticipano al paziente una crisi e questo consente alla persona con diabete di prepararsi» spiega Matteo Rino Pittavino, presidente della Scuola nazionale formazione cinofila con sede a Milano e docente a contratto - presso la facoltà di Scienze veterinarie dell'Università di Pisa - di tecniche di addestramento dei cani ed educazione cinofila. «Le persone con diabete hanno comunque uno strumento che rileva le alterazioni glicemiche, quindi il cane non è indispensabile, ma è qualcosa in più ed è utile soprattutto per i bambini» specifica Pittavino «perché il bambino non è così in grado come l'adulto di sentire arrivare la crisi e misurare la glicemia (atto che comporta anche la fastidiosa puntura del dito). Quindi il compito di questo cane è quello, quando sente un calo della glicemia (anche durante la notte mentre il bambino dorme), di segnalarlo. Ognuno ha il suo modo: può dare zampate al paziente, oppure piccole musate, oppure avvertire un genitore in un'altra stanza. La segnalazione è variabile, ma in qualche modo avverte il suo padrone che c'è una crisi imminente, anche se il bambino dorme e anche se il cane dorme. Quest'ultimo, infatti, si sveglia sentendo questo particolare odore che proviene da sostanze ancora non precisate nella saliva del diabetico, ma che possono essere discriminate dall'olfatto del cane».

Qualunque cane può essere potenzialmente preparato - prosegue Pittavino - e la selezione non si basa sulla razza, ma sul tipo di carattere che deve essere molto socievole, attivo: deve essere un cane che ama essere addestrato e collaborare, un po' infantile. Per questa ragione nei paesi dove questo tipo di assistenza è più sviluppata, in particolare negli Stati Uniti, si nota che la maggior parte di questi cani è rappresentata da Labrador Retriever o Golden Retriever. Negli Stati Uniti esistono allevatori che allevano cani addestrati e li consegnano a persone che hanno fatto richiesta di avere un cane di questo tipo. «In Italia tutto questo è ancora in fase progettuale e per ora stiamo preparando cani per persone che hanno già un familiare con il diabete» riprende Pittavino. «L'addestramento dura dai 6 agli 8 mesi. Alcuni cani segnalano questa variabile spontaneamente e hanno un ottimo rapporto con i proprietari; si agitano molto quando c'è questa variazione, però hanno un'affidabilità abbastanza ridotta. Invece, l'addestramento del cane viene praticato tramite la discriminazione olfattiva di campioni di saliva di persone con diabete di tipo 1. Per fare questo abbiamo la collaborazione dell'Associazione nazionale giovani diabetici che ha varie sedi in tutta Italia. A questi volontari diabetici viene consegnato un kit, che consiste in una serie di cotoni da dentista. Quando il diabetico volontario ha una crisi, e tramite il suo strumento di rilevazione accerta uno stato di ipo o iperglicemia, mastica questo cilindretto di cotone saturandolo di saliva e poi lo inserisce in un contenitore, etichettandolo con la data del prelievo e il valore di glicemia corrispondente. Tale campione viene poi conservato al freddo. In seguito i campioni sono inseriti in contenitori d'addestramento e si insegna al cane ad annusarlo e riconoscerlo: quando lo annusa riceve un premio. Ovviamente questa scatoletta campione viene messa in varie parti in vari momenti della giornata per verificare la reattività del cane». C'è anche un altro tipo di educazione del cane, che serve a fare in modo che il bambino, il paziente, formi un'intensa relazione emozionale e quindi condivida le modalità di addestramento in modo molto semplice, facendo giochi ed esercizi insieme di obbedienza e abilità e piccole modalità di interazione. «Una parte tecnica che può essere condotta esclusivamente da un istruttore cinofilo che abbia competenze professionali favorisce il fatto che, in caso di svenimento della persona diabetica, il cane vada a cercare qualcuno. In qualche modo questa forma di addestramento risulta non solo un comportamento meccanico, ma forma nel cane una certa comprensione che è necessario che qualcuno venga avvertito. Sono proprietà istintive che i cani hanno, ma che con un addestramento in parte tecnico in parte relazionale si tirano fuori. Con queste modalità abbiamo un cane che può affrontare novità, per esempio il bambino che diventa ragazzo e poi adulto». Il Progetto Dad è attualmente sviluppato in Italia da un team composto da istruttori cinofili e volontari con la direzione di Matteo Rino Pittavino e Sergio Ghidelli.

Tratto da: Diabetologia33, 01 luglio 2016


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