Il controllo glicemico intensivo č efficace e duraturo nei pazienti con diabete di tipo 2
Il controllo glicemico intensivo nei pazienti con diabete di tipo 2 porta a una significativa riduzione del rischio di mortalità e di complicanze cardiovascolari e microvascolari.
Secondo uno studio appena pubblicato su Lancet, il controllo glicemico intensivo nei pazienti con diabete di tipo 2 porta a una significativa riduzione del rischio di mortalità e di complicanze cardiovascolari e microvascolari, effetti che perdurano fino a 24 anni dopo la fine del trattamento. Questo risultato emerge dall'analisi estesa del UK Prospective Diabetes Study (UKPDS 91), coordinato da Amanda I. Adler del Diabetes Trials Unit presso il Radcliffe Department of Medicine dell'Università di Oxford.
Adler e colleghi hanno seguito 5.102 pazienti con diabete di tipo 2, arruolati tra il 1977 e il 1991, monitorandoli per ulteriori 14 anni dopo il termine dei 10 anni di osservazione post-trattamento iniziale. Questo studio ha esaminato i benefici del controllo glicemico intensivo, confrontando le terapie a base di sulfoniluree o insulina e, nei pazienti sovrappeso, la terapia con metformina, rispetto al controllo glicemico convenzionale basato principalmente sulla dieta.
Su un totale di 4.209 partecipanti assegnati casualmente alle strategie di controllo glicemico, il 66,7% era deceduto al termine dello studio, con un follow-up medio di 17,5 anni (IQR 12,3-26,8). La durata complessiva del follow-up è aumentata del 21%, passando da 66.972 a 80.724 anni-persona.
Per i pazienti trattati con sulfoniluree o insulina, la riduzione del rischio relativo per la mortalità per qualsiasi causa è stata del 10%, per l'infarto miocardico del 17% e per le malattie microvascolari del 26%. In termini assoluti, queste riduzioni corrispondono rispettivamente al 2,7%, 3,3% e 3,5%. Per la terapia con metformina, la riduzione del rischio relativo per la mortalità per qualsiasi causa è stata del 20% e per l'infarto miocardico del 31%, con riduzioni assolute rispettivamente del 4,9% e 6,2%.
The Lancet 2024. Doi: 10.1016/S0140-6736(24)00537-3
https://doi.org/10.1016/S0140-6736(24)00537-3
Tratto da: Diabetologia33, 19 giugno 2024