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Disuguaglianze di genere, uomini più colpiti da ipertensione, diabete e HIV

Uno studio rivela differenze significative tra uomini e donne lungo tutto il percorso di cura, ponendo l'accento sulla necessità di dati più inclusivi.

Gli uomini si ammalano e muoiono più delle donne, ma ricevono meno diagnosi e cure. È quanto emerge da uno studio pubblicato su PLOS Medicine, che mette in luce profonde disuguaglianze nel sistema sanitario legato al genere.

Secondo la recente analisi, guidata dalla ricercatrice Angela Chang dell'Università della Danimarca Meridionale, gli uomini hanno maggiori probabilità rispetto alle donne di ammalarsi e morire a causa di tre delle principali condizioni croniche a livello globale, ipertensione, diabete e HIV/AIDS, e minori possibilità di ricevere una diagnosi o intraprendere un trattamento adeguato.

Lo studio ha analizzato dati disaggregati per sesso provenienti da oltre 200 Paesi, soffermandosi in particolare sulle fasi del cosiddetto care cascade (esposizione ai fattori di rischio, prevalenza della malattia, diagnosi, trattamento e controllo della patologia). Le evidenze emerse segnalano un divario preoccupante: in molti contesti, pur avendo tassi di malattia e mortalità più elevati, gli uomini risultano meno seguiti dal punto di vista clinico rispetto alle donne.

L’indagine ha esaminato il “percorso sanitario” completo, dall’esposizione ai fattori di rischio fino alla mortalità, individuando profonde differenze tra uomini e donne in ogni fase.

Tra i principali fattori di rischio più presente figurano l’alto consumo di sodio, il fumo e l’obesità. Per esempio, in 176 Paesi gli uomini fumano più delle donne, mentre l’obesità è più diffusa tra le donne in 130 Paesi. L’inattività fisica è simile tra i sessi, ma in 61 Paesi la prevalenza del è comunque maggiore negli uomini e in circa 100 Paesi la mortalità maschile legata alla malattia è più alta. Anche nel caso dell’HIV, sebbene il sesso non protetto sia più frequente tra le donne, la mortalità è più elevata negli uomini in 131 Paesi.

La fotografia che ne emerge è netta: a parità o superiorità di rischio, gli uomini accedono meno alle cure.

Secondo gli esperti, le cause non sono solo biologiche: è il genere, inteso come costruzione sociale, a influenzare fortemente i comportamenti sanitari, l’accesso ai servizi e gli esiti di salute. Tuttavia, la maggior parte dei sistemi di sorveglianza sanitaria continua a confondere sesso biologico e identità di genere, limitando la possibilità di comprendere appieno le dinamiche in gioco e di intervenire in modo efficace.

Lo studio lancia un appello chiaro: per ridurre davvero le disuguaglianze. Investire in raccolta dati più inclusiva e standardizzata, che consideri età, sesso, identità di genere, disabilità, etnia e status socioeconomico, è fondamentale per migliorare l’accesso alle cure e promuovere l’equità nella salute a livello globale. Solo così sarà possibile progettare interventi sanitari più equi, capaci di rispondere ai bisogni specifici di tutti.

Tratto da: Doctor33, 10 maggio 2025