Cuore, così nasce lo scompenso: come si previene e si cura
Diagnosi precoce e trattamenti su misura. Così si può controllare una patologia sempre più diffusa. Gli esperti spiegano come si combatte l’insufficienza cardiaca.
Arrivare presto con la diagnosi, utilizzando anche strumenti come la valutazione dell’NT-proBNP con un esame del sangue. Trattare al meglio la situazione. E soprattutto ricordare che grazie alle cure lo scompenso cardiaco può essere più facilmente controllato nel tempo, riducendo il rischio di ospedalizzazioni e di peggioramenti. Di fronte ai numeri che crescono, complice anche l’invecchiamento della popolazione, occorre affrontare al meglio l’insufficienza cardiaca, che rappresenta la principale causa di ospedalizzazione nelle persone di età superiore ai 65 anni.
Non solo. Le riospedalizzazioni rappresentano la voce più rilevante della spesa sanitaria correlata allo scompenso: circa l’85% dei costi annui sostenuti dal Servizio Sanitario Nazionale per la gestione di ciascun caso, stimati in 11.800 euro, è infatti riconducibile ai ricoveri. Queste indicazioni vengono dagli esperti riuniti a Roma per la Convention Nazionale Centri Scompenso Cardiaco ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) 2025.
Come nasce lo scompenso
In qualche modo, i progressi delle cure cardiologiche sono in qualche modo responsabili dell’incremento dei casi di scompenso. Tra le cause più frequenti di questa condizione ci sono infatti gli infarti con patologia coronariche, e più in generale la cardiopatia ischemica, l’ipertensione, il diabete, un pregresso infarto ed alcune malattie congenite. Ma anche aritmie, malattie del pericardio e dell’endocardio o problemi alle valvole cardiache possono scatenare questa patologia. “Essendo la destinazione finale di varie malattie cardiache, la sua prevalenza aumenta progressivamente con l’età – spiega Massimo Grimaldi, Presidente ANMCO e Direttore della Cardiologia dell’Ospedale F. Miulli di Acquaviva delle Fonti. I pazienti affetti da un quadro di scompenso cardiaco hanno infatti una prevalenza nella popolazione generale di circa 1,7 %, che arriva intorno al 10% nel paziente con oltre 65 ani e raggiunge nell’ultraottantenne addirittura una prevalenza del 20%”.
Prevenzione e cura
Siamo quindi di fronte ad un importante problema di salute pubblica su scala globale, con alti tassi di morbilità, mortalità ed utilizzo di risorse sanitarie. E bisogna puntare molto sulla prevenzione, con l’adozione di uno stile di vita sano e con il controllo dei fattori di rischio come ipertensione, ipercolesterolemia, diabete e obesità. Malgrado gli ottimi risultati registrati nel corso degli ultimi anni in numerosi protocolli di studio, le nuove terapie incontrano alcune difficoltà di diffusione nel mondo reale.
Ma la cardiologia italiana si comporta bene. Come ricorda Fabrizio Oliva, Past President ANMCO e Direttore della Cardiologia 1 dell’ospedale Niguarda di Milano, “è fondamentale una diagnosi precoce perché oggi abbiamo a disposizione dei farmaci raccomandati, i cosiddetti quattro pilastri terapeutici. I dati dello studio Bring Up 3 Scompenso, ricerca osservazionale ANMCO, ci hanno dimostrato la capacità da parte del cardiologo italiano di utilizzare questi quattro trattamenti in percentuale elevata, con numeri superiori a tutti i registri recentemente pubblicati in ambito internazionale”. Allo studio ha partecipato un numero molto elevato di centri cardiologici italiani fornendo così un quadro completo della realtà cardiologica del nostro paese e più del 65% dei centri ha raggiunto o superato l’obiettivo di 30 pazienti previsto dal protocollo.
Tratto da: La Repubblica Salute, Federico Mereta, 13 ottobre 2025