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La dieta mediterranea protegge dal rischio di Alzheimer. I risultati di un nuovo studio

La dieta mediterranea può ridurre il rischio di demenza e influenzare i metaboliti del sangue collegati alla salute cognitiva.

Un recente studio ha suggerito che la dieta mediterranea può ridurre il rischio di demenza e rallentare il declino cognitivo, con un effetto più marcato nei soggetti ad alto rischio genetico.

Lo studio, pubblicato su Nature Medicine guidato da ricercatori del Mass General Brigham, del Broad Institute del MIT e di Harvard, ha coinvolto 4.215 donne e 1.490 uomini, monitorati per circa tre decenni partecipanti a due coorti storiche, il Nurses’ Health Study e Health Professionals Follow-Up Study.

Negli ultimi decenni, i ricercatori hanno approfondito le basi genetiche e metaboliche della malattia di Alzheimer e delle demenze correlate, tra le cause più comuni di declino cognitivo negli anziani. È noto che l’Alzheimer abbia una forte componente genetica, con un’ereditarietà stimata fino all’80%.

I ricercatori hanno valutato i modelli alimentari a lungo termine tramite questionari sulla frequenza di consumo degli alimenti e hanno analizzato i campioni di sangue per una vasta gamma di metaboliti. I dati genetici sono stati utilizzati per stimare il rischio ereditario di Alzheimer di ciascun partecipante. I partecipanti sono stati poi monitorati nel tempo per nuove diagnosi di demenza. Un sottogruppo di 1.037 donne ha svolto regolarmente test cognitivi telefonici.

I risultati mostrano che le persone predisposte geneticamente a sviluppare la malattia di Alzheimer hanno beneficiato maggiormente dal seguire una dieta mediterranea, mostrando una riduzione più marcata del rischio di demenza rispetto a quelle con rischio genetico più basso.

Il beneficio era massimo nei portatori di due copie della variante APOE4, che presentano un rischio fino a 12 volte superiore di sviluppare Alzheimer rispetto ai non portatori. L’alimentazione mediterranea è risultata associata non solo a un minor tasso di incidenza di demenza, ma anche a un rallentamento del peggioramento cognitivo valutato tramite test telefonici ripetuti.

Gli autori hanno inoltre analizzato il ruolo dei metaboliti circolanti, ipotizzando che l’effetto protettivo della dieta derivi dalla modulazione di vie metaboliche chiave per la funzione cerebrale.

«Uno dei motivi per cui volevamo studiare la dieta mediterranea è che è l’unico modello alimentare che è stato collegato in maniera causale a benefici cognitivi in uno studio randomizzato. Volevamo vedere se questo beneficio potesse variare in persone con diversi background genetici, e analizzare il ruolo dei metaboliti del sangue, le piccole molecole che riflettono come il corpo processa il cibo e svolge le funzioni normali», ha affermato Yuxi Liu, primo autore dello studio. «Questi risultati suggeriscono che strategie alimentari, nello specifico la dieta mediterranea, possono aiutare a ridurre il rischio di declino cognitivo e prevenire la demenza influenzando ampiamente i principali percorsi metabolici. Questa raccomandazione vale in generale, ma potrebbe essere ancora più importante per le persone con rischio genetico più elevato, come i portatori di due copie della variante APOE4».

Sebbene lo studio riveli associazioni significative, genetica e metabolomica non fanno ancora parte dei modelli clinici di previsione del rischio per Alzheimer. Molte persone, inoltre, non conoscono il proprio stato genetico APOE.

Gli autori sottolineano quindi come siano necessari ulteriori studi per tradurre questi risultati nella pratica medica di routine, includendo popolazioni più ampie e diversificate, ma il messaggio è già chiaro: lo stile alimentare può fare la differenza anche nei casi di rischio genetico elevato.                                

Tratto da: Nutrizione33, 15 ottobre 2025