Insufficienza renale, qual è il parametro più preciso per valutarne il rischio
Una metanalisi internazionale ha dimostrato che il rapporto albumina-creatinina urinario (UACR) è più preciso del rapporto proteina-creatinina urinario (UPCR) nel prevedere il rischio di insufficienza renale, soprattutto nei pazienti con malattia renale cronica (CKD). I risultati, pubblicati su Annals of Internal Medicine, confermano l'UACR come parametro di riferimento per la stratificazione del rischio renale.
Che cosa sono UACR e UPCR e perché servono
La valutazione della proteinuria è uno dei passaggi chiave per diagnosticare e monitorare la malattia renale cronica. Un'elevata escrezione di proteine nelle urine segnala un danno glomerulare e si associa a un maggior rischio di progressione della malattia e di eventi cardiovascolari.
Oggi, al posto della raccolta delle urine delle 24 ore, si utilizzano due misurazioni rapide su campione estemporaneo:
● UACR, che misura la quantità di albumina urinaria;
● UPCR, che misura la proteinuria totale.
L'UACR è più comunemente utilizzato nei pazienti con diabete mellito, mentre l'UPCR viene preferito nei disordini plasmacellulari, come il mieloma multiplo.
Lo studio internazionale: UACR più preciso nel predire il rischio renale
Il Chronic Kidney Disease Prognosis Consortium ha analizzato i dati di 148.994 persone provenienti da 38 studi e con misurazioni concomitanti di UACR e UPCR. Durante un follow-up mediano di quasi quattro anni, si sono verificati 9.773 casi di insufficienza renale.
Dai risultati principali è emerso che entrambi i parametri urinari prevedono il rischio di progressione della CKD, ma l'associazione è più forte per l'UACR.
L'associazione più evidente dell'UACR è stata riscontrata soprattutto in pazienti con albuminuria superiore a 30 mg/g, con UPCR oltre 500 mg/g, con ridotta funzione renale (basso eGFR), diabete mellito o diagnosi di glomerulonefrite.
E per il rischio cardiovascolare? Risultati simili, ma...
Per gli esiti cardiovascolari, i due indici mostrano prestazioni globalmente simili. Tuttavia, nei soggetti con albuminuria moderata o severa, l'UACR mantiene una correlazione leggermente più forte.
Questo suggerisce che le proteine non albuminiche hanno un ruolo limitato nel rischio cardiovascolare; l'albuminuria, invece, riflette meglio i processi fisiopatologici che collegano CKD e malattie cardiovascolari.
Limiti e implicazioni cliniche
Gli autori segnalano alcuni limiti dello studio:
● i campioni di urine non erano sempre identici, anche se raccolti nello stesso giorno;
● le coorti appartenevano a periodi diversi, con possibili differenze nella gestione clinica o nelle terapie adottate;
● l'uso di campioni spot può introdurre variabilità.
Nonostante ciò, il messaggio finale è chiaro: l'UACR è un indicatore più affidabile per la previsione dell'insufficienza renale rispetto all'UPCR, soprattutto nei pazienti con proteinuria elevata o malattia renale più avanzata.
Un impiego più uniforme dell'UACR potrebbe semplificare il monitoraggio clinico, migliorare la comparabilità tra gli studi e rendere più coerente e accurata la gestione della CKD.
Fonte: MedicinaInterna33
Tratto da: Dica33, 09 dicembre 2025
